c'era una volta a... hollywood regia di Quentin Tarantino Gran Bretagna, USA 2019
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c'era una volta a... hollywood (2019)

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locandina del film C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD

Titolo Originale: ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD

RegiaQuentin Tarantino

InterpretiLeonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Julia Butters, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis, Al Pacino, Kurt Russell, Nicholas Hammond, Samantha Robinson, Rafał Zawierucha, Lorenza Izzo, Damon Herriman, Lena Dunham, Madisen Beaty, Mikey Madison, James Landry Hébert, Maya Hawke, Victoria Pedretti, Sydney Sweeney, Harley Quinn Smith, Dallas Jay Hunter, Kansas Bowling, Parker Love Bowling

Durata: h 2.41
NazionalitàGran Bretagna, USA 2019
Generecommedia
Al cinema nel Settembre 2019

•  Altri film di Quentin Tarantino

Trama del film C'era una volta a... hollywood

Nella Los Angeles del 1969 in cui tutto sta cambiando, l'attore televisivo Rick Dalton e la sua storica controfigura Cliff Booth cercano di farsi strada in una Hollywood che ormai non riconoscono più.

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Voto Visitatori:   7,12 / 10 (146 voti)7,12Grafico
Migliore attore non protagonista (Brad Pitt)Migliore scenografia (Barbara Ling, Nancy Haigh)
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Migliore attore non protagonista (Brad Pitt), Migliore scenografia (Barbara Ling, Nancy Haigh)
Miglior film commedia o musicaleMiglior attore non protagonista (Brad Pitt)Miglior sceneggiatura (Quentin Tarantino)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film commedia o musicale, Miglior attore non protagonista (Brad Pitt), Miglior sceneggiatura (Quentin Tarantino)
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Voti e commenti su C'era una volta a... hollywood, 146 opinioni inserite

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130300  @  16/10/2019 19:11:06
   5 / 10
soporifero e spropositatamente lungo. ma perchè??

Mauro@Lanari  @  15/10/2019 14:28:34
   2½ / 10
Nel 1990 Gore Vidal. presidente della giuria veneziana*, sì comportò come molti di voi, e fece scandalo con un'"opinione fragilissima, ai limiti del ridicolo" (Beniamino Placido: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/09/22/venezia-scatenata-la-vendetta.html). Tarantino miglior "storyterrier" e grande letterato? Allora pubblicasse direttamente le sue sceneggiature, se non sa [più] trasformarle in cinema col suo codice diverso, quello audiovisivo ch'esige "instant cult", inquadrature e sequenze che dovrebbero scalfire il c.d. immaginario collettivo, mentr'in questo caso dopo metà film, visto (ascoltato?) il monologo di DiCaprio, mi son'addormentato. La smettesse di citare e ricordare soprattutto "The Big Sleep".

Mauro Lanari

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Ultima risposta 28/12/2019 10.02.43
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nicolipaolo  @  14/10/2019 11:42:16
   6 / 10
Questa volta Quentin a mio avviso ha deluso. Il film è piatto, non coinvolge se non nel finale stravolto, quando oramai già tutti annoiati dalla lunga storia. Ottime le interpretazioni e la regia come al solito ma la sceneggiatura già di per se poco emozionante non prevede colpi di scena che lo possano rendere un po' più divertente o esaltante. Spero che Quentin ci riservi qualche altro suo capolavoro prima di andare in pensione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/10/2019 11:01:15
   9 / 10
Sono assolutamente convinto che, a livello di script, questo sia il Capolavoro di Tarantino, e non ha nulla da invidiare a testi come "Il giorno della Locusta" di Nathanel West o "Il parco dei cervi" di Norman Mailer. Ritengo che poca gente abbia colto che, attraverso il glamour di una Hollywood all'epoca tutt'altro che in vetta e al di là del glamour e dei partes a Palm Spring e Bel Air, il film sia "sospeso" da un climax quasi diabolico, da un'atmosfera sinistra, da una certa inquietudine che pochi hanno colto, e non capisco il perché. Manifesto di un decennio di flower Power e rock and roll, di celebrità costrette a emigrare in Europa per ritrovare la fama perduta, di Innocenza tramutata in lecita colpevolezza. Il film di Tarantino, pur fagicitando un puzzle dove mette insieme il potere intrinseco della televisione, la fama diffusa come il Merchandising delle rockstar, gli anni bui di una Hollywood che si compiace e contorce su sé stessa, è uno splendido ritratto di un'Innocenza perduta per sempre, di una grande Guerra (im) morale che vivrà il mondo intero nel successivo decennio e oltre. Un film che ubriaca di citazioni, e poteva essere altrimenti? Godibilissime ed evidenti quelle a Sergio Corbucci ("Navajo Joe") o Leone, ma anche quella, sorprendente, che richiama Altman e il suo "Lungo addio", e volendo poi ognuno ci trova i legami che ci vuole. L'attore tv in crisi potrebbe essere David Carradine, approdato al cinema dopo la fama televisiva, oppure il primo Clint, o magari Arthur Kennedy e Richard Conte, Lee Van Cleef o Jack Palance. Il "moglicida" fa pensare a Gig Young o forse al più recente "caso" di Robert Blake. Non lo sappiamo, ma sappiamo che Tarantino vuole riscrivere la (sua) Storia. Le attese vengono tradite dalla sua personale Visione al punto che non sai mai se sia in buona fede o abbia usato questo escamotage per privare il Cinema di una libertà "scomoda" usando un epilogo geniale da parodia horror oppure deplorevolemente "purgato" dal suo codice Hays. Resta il fatto che il "polacco che prima o poi farà una *******" la dice lunga sui conflitti interni e privati che ancora minano la fama del regista di "Rosemary's baby" in America. Tarantino è tuttavia sempre straordinario quando tributa (Di Caprio al posto di McQueen) film come "La grande fuga", cita Jack Arnold, esibisce una frattura esterna con un mondo Evoluto che è destinato a involversi, come quello della musica e della cultura flower Power. Ama immaginare Sharon Tate comprare "Tess" per il marito nella speranza che un giorno sarà Lei l'eroina di un Film e non, come abbiamo visto tutti, Nastassja Kinsky. Ricco di scene memorabili, su tutte proprio la Tate che assiste a una proiezione dove recita "Matt Helm" con Dean Martin, e vede i manifesti dei suoi film, come "Piano piano non t'agitare" o "La valle delle bambole". La Tate è raccontata con una sensibilità e un rispetto che lascia piacevolmente sorpresi. I suoi occhi vedono un mondo che si apre attorno a lei, anche se tutti ascoltano Paul Revere e Feliciano invece dei Jefferson Airplane Hendrix o Otis Redding. Certo non mancano difetti: aver ridotto Bruce Lee, che stava girando un cameo nell'"Investigatore Marlowe", a una specie di macchietta. Il suo essere Con e Contro Hollywood facendo dell'industria un set dove convivono stanchi cowboy stuntmen acidi e Coca-Cola.
Ma, ripeto, tutto il film è di una bellezza che lascia esterrefatti, con il prevedibile e atteso colpo iconoclasta brutale e ribaltato dell'epilogo, dove vincono i Vinti, come ha gia' sperimentato in "Bastardi senza gloria". Memorabili i camei di Madsen ma soprattutto di Bruce Dern. Chiuso tra le note di "You can't keep hanging on" dei Vanilla Fudge "C'era una volta a Hollywood" riconcilia con il Grande Cinema, diventando un'appassionata corsa verso una sfrenata vitalità destinata a estinguersi. O più semplicemente a cambiare identità

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  12/10/2019 15:52:06
   8½ / 10
Il cinema di Tarantino è sempre stato un cinema dei deboli. Dietro alle facce dure, agli uomini tutti d'un pezzo in smoking, ai resistenti del ciclo storico, alla sfrontatezza scurrile dei suoi dialoghi memorabili, si sono sempre celate delle anime fragili. Questo il punto di forza principale del suo storytelling.

Non esula da questo discorso il suo ultimo, splendido film. Non uno dei migliori, lo dicono tutti, ma alla fine scegliere un film migliore di Quentin è davvero difficile. Sono storie. Storie di uomini e donne che si muovono in molteplici dimensioni: lo spazio storico, lo spazio cinematografico, lo spazio dei generi letterari, lo spazio della memoria dell'autore. Quentin non è uno storyteller di Hollywood, è *lo* storyteller di Hollywood. Già nella costruzione del doppio di Rick Dalton, ha dichiarato in una bella intervista con Marco D'Amore, di avere studiato varie carriere di questo tipo, di essersi fatto raccontare di stuntman di questo o quell'attore del passato.

Come sempre, quelle di Quentin sono storie maschili, punteggiate da figure femminili leggiadre e intelligenti. Questo lo accomuna agli altri grandi raccontatori della tradizione del cinema americano: i fratelli Coen.
Questi uomini sentimentali, legati al loro tramonto, e queste donne libere, sognatrici, che non si capisce bene cosa vogliano.
Da quando Quentin ha cominciato la sua fulgida carriera di sceneggiatore e regista, l'idea che i sentimenti siano la nostra croce e delizia ha un po' fatto da padrona: da Mr. White che difende a spada tratta Mr. Orange pur non sapendo che è una talpa, fino a Beatrix Kiddo con Bill, c'è sempre un complesso sentimentale irrisolto (e che Quentin non spiega mai) che lega due personaggi fino alla morte.
Siccome questa è una controstoria però, controstorico è anche il sentimento del regista rispetto al suo stesso stile di racconto: quella tra Rick e Cliff è una vera amicizia, e quella di Sharon Tate una storia a lieto fine di buon vicinato.
Tarantino sembra suggerirci che esiste un senso nascosto nelle storie, e che tra un gesto di buon vicinato e un massacro politico il passo è assai breve, anzi è la sostanza stessa, sognante e irrisolta, che domina quello strano quartiere sulle colline che si chiama Hollywood.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  10/10/2019 01:01:04
   8 / 10
Visto al cinema qualche sera fa, era dall'inizio dell'anno che aspettavo l'uscita del film di Tarantino, e il risultato è stato ottimo.
Bisogna dirlo, questo è un Tarantino diverso, non è il suo classico film, C'era una volta a... Hollywood è il suo film più maturo, molto malinconico, il passaggio dalla vecchia alla nuova Hollywood vede l'intreccio di verie storie, di personaggi e piani narrativi, con lo sfondo di una Los Angeles fine anni 60.
Tutto questo viene raccontato a suon d'immagini, colonne sonore e atmosfere, non troviamo dialoghi taglienti, spavaldi e sopra le righe, e nemmeno una violenza eccessiva, se non nel divertentissimo, spavaldo ed epico finale del film che mi ha ricordato il finale di Bastardi senza gloria.
I due aspetti migliori del film? seppur duri quasi 3 ore, non ci si annoia, anzi, in alcuni momenti ci si diverte pure e ti prende talmente tanto da lasciarti incollato alla poltrona. L'altro aspetto è di certo la prova degli attori, Di Caprio e Brad Pitt hanno realizzato una prova molto incalzante, convincente e spassosa, ma anche gli altri attori non sono stati da meno, sia in ruoli piccoli e grandi danno tutti il massimo. Bellissime e affascinanti Margot Robbie nei panni di Sharon Tate e Margaret Qualley nei panni della ragazza hippie.
Un amarcord personale del regista, definiamolo così, con omaggi e citazioni sue, non è di certo il miglior film del regista, ma di certo sullo stesso livello di altre sue grandi e memorabili pellicole.
Un otto abbondante per l'ennessimo capolavoro di uno dei migliori registi contemporanei.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  09/10/2019 20:07:21
   7½ / 10
Sì è già detto più o meno tutto su "C'era una Volta a Hollywood". Da fan tarantiniano di vecchia data non posso dire altro se non che mi è piaciuto davvero, imho è un bel film. Ecco forse nella filmografia di Tarantino, che ci ha abituato a film un po' più che "semplicemente" belli questo è a tutti gli effetti un'opera "minore" ("Pulp Fiction", "Le Iene" e "Kill Bill" rimangono inarrivabili per il regista stesso); però anche questa volta il regista di Knoxville è promosso con ottimi voti. "C'era una Volta a Hollywood" è metacinema, cinema nel cinema, la Hollywood vista da dietro le quinte e la fase calante di un divo ovviamente elaborati "alla Tarantino". Un punto di vista che dietro il velo di ironia che nasconde un po' tutto c'è comunque la cinica realtà dei fatti, per chi la vuole cogliere.
Sarebbe diventato davvero un gran film se la sceneggiatura non ci avesse negato quei dialoghi fulminanti a cui Tarantino ci aveva abituato, qui praticamente assenti devo ammettere, segno che forse il regista ha già sparato le sue cartucce migliori in pellicole precedenti. Il buon Quentin si rifà, in parte, nella (breve) parte finale, una gioia per tutti quelli che dei suoi film hanno sempre apprezzato il lato violento; è una violenza che fa divertire e tutt'altro che seria ed è dove Tarantino dimostra di saper giocare con il genere pulp in un modo che solo lui sa fare.

Piccolo appunto: meritava più spazio Margot Robbie, attrice che oltre ad essere una gioia per gli occhi maschili ha anche dimostrato in altri film di saper recitare e di non essere una semplice bambola da esbire per alzare il testosterone.

piripippi  @  09/10/2019 15:37:25
   6 / 10
voto di stima- C'era Una VoltaA Hollywood o per meglio dire c'era una volta quentin tarantino. 2 ore e 40 per un film per nulla pulp. cast stellare sicuramente ma su una storia anonima e a tratti patetica. molto deluso

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Ultima risposta 14/10/2019 11.39.51
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dgdrfg  @  09/10/2019 11:35:10
   7½ / 10
Film molto particolare ed estremamente "tarantiniano", a mio parere retto sopratutto dal carisma di Di Caprio e Pitt e da qualche sequenza veramente affascinante. Anche se devo confessare che per un lungo tratto del film ero piuttosto spaesato, esso acquisisce un certo spessore e fornisce vari spunti di riflessione una volta concluso, quando si riesce (sempre in maniera soggettiva) a trovare un filo conduttore e ad elaborare un'interpretazione personale. Ho sentito molti pareri discordanti, secondo me è un ottimo film che forse può però essere apprezzato appieno soprattutto dai "cinefili" che ne possono cogliere tutte le citazioni e tutti gli aspetti tecnici.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  09/10/2019 00:14:37
   3 / 10
Operazione Tarantinesca senza capo nè coda, la meno ispirata del regista americano che probabilmente si sta rendendo conto che la sua vena creativa è in grande declino.Infiniti digressioni senza senso, dialoghi estenuanti senza nessun spessore o argume contenutistico, momenti rindondanti, un film proprio deficitario nella scrittura.
Il viale del tramonto è iniziato e non saranno semplici citazioni o rievocazioni monumentali di gloriosi passati a rendere il senso di un'opera cui francamente è difficile trovarne un significato.

C'era una volta a Hollywood è un film che non ha senso, si perde in una coralità mancata, con personaggi tipicamente tarantiniani ma che alla fine girano a vuoto. Forse potrà riuscire ad avere uno scopo per gli addetti ai lavori ma per lo spettatore medio, salvo non sia un patito di Tarantino, meglio girarne alla larga.

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Ultima risposta 16/10/2019 19.05.23
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/10/2019 17:10:47
   7½ / 10
In C'era una volta a Hollywood probabilmente Tarantino in qualche modo firma il suo amacord personale. C'è il cinema con cui è cresciuto, la golden age che si sta spegnendo per lasciare il posto alla New Hollywood di Easy rider. C'è il mondo degli hippies che popola le strade di Los Angeles e c'è un attore di serie televisive e il suo doppione stunt men che sbarcan il lunario fra episodi pilota e l'accettare o meno le proposte di un nuovo cinema emergente come quello italiano (ma senza il cinema di genere italiano, Tarantino sarebbe esistito come regista?). C'è il Tarantino di Bastardi senza gloria e parzialmente di Django unchained, cioè la forza del cinema nel cambiare la Storia con S maiuscola e c'è una giovane attrice di nome Sharon Tate che va al cinema a vedere un suo film, fra nostalgia e divertimento nel notare le reazioni del pubblico. IL mondo del cinema in quel fatidico 1969, a cavallo della strage di Bel air, sta cambiando profondamente e Tarantino descrive questa fase di passaggio in maniera minuziosa e nostalgica. La parte finale è fenomenale e sicuramente Dario Argento ne sarà entusiasta.

Invia una mail all'autore del commento bart1982  @  05/10/2019 23:34:00
   8 / 10
Bellissimo, Tarantino ci riporta nella Hollywood anni '60 con il suo fascino e boom artistico.
Avevo visto quest'estate su Fox Crime uno speciale su Manson ed il massacro di Cielo drive...devo dire che mi ha aiutato ad apprezzare ancora di più questa pellicola.
Pitt e Di Caprio sugli scudi...tra i due il devo dire che il devo di ha una marcia in più sempre.

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yungnicchiobaby  @  04/10/2019 15:39:25
   8 / 10
Premessa: sono di parte, Tarantino mi piace da sempre.
E' il film che mi aspettavo di vedere. La qualità è altissima, i dialoghi sono lunghi, ci sono una miriade di citazioni, c'è molto sangue e si ride parecchio; insomma: è un suo film al 100%. Il cast è di un livello forse visto poche volte e vedere Pit, Di Caprio e Pacino nella stessa scena mi ha fatto sognare come quando Sheva, Kakà e Inzaghi giocavano insieme. E' innegabile poi che il periodo storico in quel particolare posto del mondo abbia un fascino irresistibile. Avrei voluto magari vedere più scene con il personaggio di Manson coinvolto. Margot è una dea. Insomma, è da vedere.

floyd80  @  04/10/2019 15:33:23
   6 / 10
E' impossibile parlare di un film di Tarantino senza guardare al suo passato, alla sua filmografia, ed è ovvio che si facciano i paragoni tra le varie pellicole.
Dove voglio andare a parare?
Tagliamo corto, questo è uno dei suoi peggiori film e dopo il passo falso di Eightful Eight, la cosa diventa preoccupante.
Niente da dire sugli attori, Di Caprio è da oscar, e la fotografia e l'atmosfera pura di fine anni sessanta e i costumi? Splendidi. E il film?
Mah, il film non c'è. Un continuo citare i "tempi d'oro" e autocitarsi in alcune scene, i più bravi se ne accorgeranno.
Arrivi alla fine del film, fai una scrollatina di spalle e dici "carino" poi torni a casa e te lo dimentichi.
"Carino" è la peggior offesa per un film di Tarantino.
Non c'è anima, i personaggi non appassionano e tutta la parte di Manson e la sua famiglia è solo di contorno per giustificare il finale.

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Ultima risposta 12/10/2019 23.26.19
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dagon  @  03/10/2019 20:22:00
   6 / 10
Ormai Tarantino è schiavo di un cinema replica infinita del suo stesso modello, autoreferenziale e autocompiaciuto, che esaurisce il suo senso nello specchiarsi da parte del regista. Ancora il solito gioco di citazioni, ammiccamenti... provare qualcosa di nuovo, proprio no? Niente da dire sul duo Di Caprio/Pitt (doppiaggio un po' discutibile, mi è parso), né sulla qualità della messa in scena, però, alla fine, 2 ore e 40' che non vanno da nessuna parte, con il regista convinto che basti premere negli ultimi 20 minuti sul pedale dell'ABC del tarantinesco per arruffianarsi il pubblico (e forse ha abbastanza ragione), riprendendo e rifrullando concetti e situazioni già visti e utilizzati in altri suoi film.

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Ultima risposta 04/10/2019 21.28.07
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Invia una mail all'autore del commento Spinny Z  @  03/10/2019 03:13:57
   9½ / 10
FINALMENTE! Allora...del lato tecnico nè parleremo dopo.
Per guardarsi un film non ci vuole chissà che cultura. Uno guarda un film per passare una serata fra amici oppure per rilassarsi, insomma cose così. Ma ci sono certi registi che fanno certi film che almeno un pò di competenza va richiesta. Quentin Tarantino è uno di questi. Fino ad un cero punto della sua carriera omaggiava e citava mescolando il tutto con la farina del suo sacco et voila, esce un film unico. Poi all'improvviso comincia a citare anche se stesso, sempre mantenendo una certa qualita, eh! Questo film non è per tutti, chi va al cinema credendo di andare a vedere violenza e sangue, beh vi sbagliate di grosso. Questo film in effetti ha delle scene lunghe che si potevano tagliare, ma va bene cosi, glielo perdoniamo. Questa è la sua visione della Hollywood del 69' che sta per cambiare. E un film che parla di Cinema, è lo fa con amore. Questi film in effetti non ha una trama vera e propria. La prima parte parla di come si lavora su un set, il rapporto fra attori e registi e naturalmente di Rick Dalton, attore in crisi con se stesso e della nuova Hollyeood che sta nascendo, e della sua controfigura Cliff Booth che gli fa anche da galoppino. Poi c'è la seconda parte che è solo una conseguenza di situazioni che porteranno al GRANDIOSO EPICO finale. Tutti criticano l'uso di Bruce Lee. Quello non è la riproduzione di Bruce Lee della realtà, no. Quello è il Bruce Lee come lo vede Quentin, lui lo immaginerebbe così. Questo film e il più maturo e rilassato che potesse mai fatto. Anche nel precedente film c'è una sorta di maturazione, ma qui è completa. I personaggi, li ha resi umani per la prima volta. Omaggi e citazione sue e di altri film si sprecano maledettamente. La regie è la sua migliore, sicure di se e di quello che vuole. Colonna sonora che è un Festival per le orecchie. Attori tutti in grandissima forma, dal cameo più piccolo per passare ad un cane fino al grande protagonista. Di Caprio e Pitt due grandi attori per due grandi interpretazioni. Uno è in crisi perche sta notando che sta finendo nel dimenticatoio, alcolizzato e a tratti balbetta pure. Invece l'altro è uno stuntman quasi sulla via del tramonto che ormai da 8/9 anni è collaboratore di Dalton. Dal passato oscuro, moto agile e potente, fa di tutto per essere un buon amico. Ragazzi c'e poco da dire questo film e pura poesia dedicata al Cinema con la C maiuscola. Tra serie tv e film inventati e reali, spot pubblicitari d'epoca e poi ci sono loro la Manson Family. Famiglia molto inquietante, guidata dal capo Charles Manson qui in un brevissimo cameo. Margot Robbie, bella e candida rappresenta la purezza e in un certo senso la regina da salvare. Insomma c'è un film preferito? Si è il mio di Tarantino è C'era una volta...a Hollywood.
Classifica:
1)C'era una volta...a Hollywood
2)Django Unchained
3)Pulp Fiction
4)Kill Bill
5)The Eightfull Eight
6)Bastardi senza Gloria
7)Le Iene
8)Jackie Brown
9)A prova di morte

SaimonGira  @  02/10/2019 01:29:00
   6½ / 10
C'era una volta a... Hollywood è un film particolare, come a modo loro tutti i film di Tarantino sanno essere. Forse qui il nostro si specchia un pò troppo su sè stesso costruendo un film che in alcuni momenti sembra quasi un documentario.
Iper citazionista per quanto concerne musiche e programmi televisivi dell'epoca, si Tarantino ha fatto un film che piacesse a sè stesso prima che allo spettatore qualunque, possiamo considerarlo come un difetto?
La "trama" si inerpica attorno al personaggio di Rick Dalton, attore volubile che ha avuto il suo momento di gloria nelle serie western degli anni '60 ma che ultimamente sta decadendo interiormente prima che nella propria carriera.
Suo grande amico prima che controfigura, Cliff Booth ; un personaggio decisamente più interessante di quanto sembri. Vive modestamente delle fortune e sfortune dell'amico attore ma dà sempre la sensazione di essere in pace con sè stesso e paradossalmente, nonostante sia più dura per lui che per l'amico attore, vive pacificamente e sostiene puntualmente l'amico sia psicologicamente che fisicamente.
Entriamo nella parte della storia che personalmente mi ha deluso, Sharon Tate e Roman Polanski sono puramente di contorno e non hanno un vero e proprio ruolo nel film, la Robbie si salva per la sua naturalezza ma oggettivamente manca il suo contributo e la pellicola in certi tratti perde di interesse.
Sono da sempre un grandissimo fan di Tarantino e cerco al meglio delle mie possibilità di andare oltre e capire cosa vuole trasmettere con i suoi film, l'impressione è che voglia omaggiare un periodo storico ricco di contraddizioni e grandi lussi con tantissime citazioni reali mescolate ad alcune fittizie. L'umorismo dei dialoghi secondo me è in ribasso, colpisce quando insulta gli spaghetti western (del quale in realtà è un grandissimo fan). Le interpretazioni di Di Caprio e BRad pitt salvano la baracca alla grande, il finale dove Tarantino da sfogo alla violenza come solo lui sa fare è senza ombra di dubbio il momento più alto del film.
Non riesco sinceramente a dargli un voto troppo basso perchè Quentin è pur sempre Quentin, ma non mi ha convinto a pieno stavolta.

CyberDave  @  01/10/2019 14:16:25
   6½ / 10
L'attesa era tanta, forse troppa, perché ormai da Tarantino ci si aspetta sempre il meglio del meglio, invece qui si resta delusi, parecchio anche.

La fortuna in questo caso è che ci siano Di Caprio e Brad Pitt insieme, altrimenti si potrebbe anche uscire dalla sala a fine primo tempo, però sono talmente bravi che sarei stato in sala a guardarli altre 3 ore.

La premessa è che non si ama Tarantino per le storie, infatti praticamente è nulla, sembra un esercizio di stile, quasi spocchioso nel poter dire che lui può fare ciò che vuole, tanto è Tarantino.
Il picco massimo lo raggiunge in The Hateful Eight ma anche qui non ci andiamo lontanissimi a mio avviso.
Abbiamo le solite inquadrature di piedi, cibo per animali, dialoghi spassosi e humour spesso no sense in pieno stile Tarantiniano, abbiamo tante cose tipiche dei suoi film, ma anche tante che fanno storcere il naso, le scene con "Bruce Lee" su tutte, che mi hanno parecchio innervosito.

Arriviamo al finale del film in maniera esaltante per i due protagonisti, nient'altro.
Quello è molto bello, dove la mano del regista c'è tutta, come sulla scena clou

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Ripeto, un film dove si salvano praticamente solo i due protagonisti che sono talmente bravi, Di Caprio è il miglior attore degli ultimi 30 anni senza nessun dubbio, che tengono tutto in piedi e ti fanno venire voglia di proseguire, altrimenti sarebbe da evitare alla grande.

Delusione

M-Wil  @  01/10/2019 01:31:07
   4 / 10
Bella regia e fotografia, ma per quanto mi riguarda ciò che c'è di positivo finisce qui. Io onestamente l'ho trovato poco coinvolgente, eccessivamente referenziale e abbastanza noioso. Un po' meglio nel finale ma niente di che.

Scuderia2  @  30/09/2019 21:27:42
   6½ / 10
Plof
Come quando, per scherzo, ti tirano una medusa nella schiena (cit.).
Plof
Un cilindro di carne gelatinosa di ratto o procione che esce dalla scatola di alluminio e cade.
È la nuova ossessione del regista: cibo per cani.
E ci indugia parecchio.
C'era comunque bisogno davvero di qualcosa che segnasse un punto di discontinuità rispetto al passato che ti aspetti.
Stuntman, piedi e film western si era già capito che facessero parte del pacchetto-fedeltà.
In questo carosello kilometrico, omaggio a ciò che ha portato Tarantino ad amare il cinema, lo spettatore si trova davanti a un bivio: compatire o ringraziare.
Personalmente devo ammettere di aver girovagato a vuoto per parecchio del viaggio con una sosta ad una specie di cattedrale: quando Tarantino si finge Antonio Margheriti nello spezzone di Operazione Dyn-o-mite. E in generale nella parte che vede Dalton a Cinecittà alle prese con film e locandine che non esistono.
Interessanti anche le camera car in discesa dalle colline di Hollywood.
La pitbull Brandy su tutti, a dimostrare che si può regalare un'interpretazione da ricordare anche se la sceneggiatura prevede un personaggio sobrio.

6 risposte al commento
Ultima risposta 12/02/2020 20.13.04
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Light-Alex  @  30/09/2019 19:24:15
   6½ / 10
Tarantino fa un omaggio ad Hollywood, la fabbrica dei sogni, la patria del cinema modern, e fa un omaggio a sè stesso, realizzando un film rilassato sulle sue passioni.
La domanda è: fa un omaggio anche al pubblico? Diciamo che per gli intenditori e gli amanti di quel mondo, Tarantino ti permette di immergerti per 2h e mezza nella Hollywood di fine anni 60. Accompagnando in una giornata tipo i due protagonisti (Pitt e Di Caprio) vediamo tutte le sfaccettature di quel mondo: i gusti cinematografici e di life style che stanno cambiando, gli attori prima sulla cresta dell'onda che ora scivolano nel dimenticatoio, la cultura hippie che prende piede. Margot Robbie che impersona la nuova generazione di dive, semplice ma bellissima, naïve, scalza.
E' un viaggio nel tempo in cui si sente come un certo mondo faccia fatica ad accettare che sta scomparendo, mentre un altro spinge sempre di più per venire a galla. E il tutto si consuma in pochi anni.
Poi le citazioni, il lavoro di ricerca, il richiamo ad altre opere, i costumi e gli esterni. Il lavoro è sicuramente di gran qualità.

Per chi però non è un grande amante di questa parte di storia si troverà di fronte un film in cui non si segue una vera trama bensì si ha solo l'obiettivo di ricostruire un fedele affresco della L.A. dell'epoca. La narrazione sceglie semplicemente di accompagnare i due protagonisti nella loro quotidianità. Non c'è una trama, quindi lo sviluppo è abbastanza lento. Non si percepisce dove si voglia arrivare, perché il effetti il fine è solo il racconto di un'atmosfera e solo marginalmente il racconto di un fatto di cronaca nera (ma solo perché funzionale al racconto dell'atmosfera del momento, e forse per lasciare un marchio "tarantiniano" al film, col proverbiale momento splatter e il momento "revisionistico").
Insomma chi si aspetta un film alla Hateful8 rimarrà deluso, perché qui non c'è traccia della tensione, e dei dialoghi di quel film. Ho visto diversi uscire dalla sala dicendo che il film si salva per gli ultimi 15 minuti, quando poi la parte finale è solo la più "facile" da recepire. La parte precedente che è più mentale e culturale, richiede un gusto probabilmente più elaborato, e richiede probabilmente di avere gusti simili a Tarantino, perché in effetti il regista ha fatto un film su ciò che piace a lui.

TheSorrow  @  30/09/2019 18:29:05
   5½ / 10
Tarantino che parla di (quello che piace a) Tarantino. Ancora una volta. E ancora una volta, da Bastardi S.G. in poi, senza lasciarmi praticamente nulla, se non qualche sorriso qua e là.
Alla lunga essere spettatore e oggetto dell'attività masturbatoria di qualcun altro stanca.

Spera  @  30/09/2019 14:22:19
   6½ / 10
Da "Bastardi senza gloria" Tarantino non riesce più a farmi divertire.
Poi con questi film da 3 ore che sinceramente trovo inutilmente lunghi, almeno 2 voti in meno.
Queste sequenze lunghissime di Pitt e della Robbie in auto che sfrecciano sulle musiche preferite dal regista le trovo quanto meno inutili e allungano un brodo che sarebbe stato molto più saporito senza aggiunta di acqua.
Chiariamoci: questi due attori sono un gran bel vedere, anche sotto l'aspetto della recitazione e con Di Caprio si comportano in modo egregio.
Avevo sentito solo una volta, tanto tempo fa, Di Caprio in lingua originale (attore che non mi è mai piaciuto) e risentendolo ora devo dire che in Italia hanno rovinato un attore con quel doppiaggio ridicolo che gli hanno sempre appioppato.
Comunque anche il film è ridicolo a tratti e gira su se stesso e sulle seghe mentali del regista.
Parvenze di metacinema e distorsioni di eventi accaduti realmente (come era accaduto per "Bastardi senza Gloria" per esempio) caratterizzano il film che però dopo circa due ore iniziano a stancare.
Arrivo così un po' interdetto al gran finale: davvero una delusione quest'epilogo splatter abbastanza stupido e brutto; ok le intenzioni del regista ma in fondo rimane molto poco.
Quindi in definitiva: buona regia, attori ottimi, musiche non all'altezza delle selezioni dei suoi vecchi film, fotografia non mi è parsa così fantastica (il minimo per produzioni di questo tipo), sceneggiatura missing (in quanto c'è ma di sostanza davvero poca), mio personale gradimento dell'opera più che sufficiente date le motivazione di cui sopra.

Tarantino omaggia e omaggia e omaggia il cinema, questo è il film maggiormente pieno di citazioni che abbia mai visto. Gli anni '60 fanno da contesto e probabilmente sono solo un pretesto per ambientare la storia.
Una storia vera e drammatica che, sinceramente, potrebbe offendere qualcuno tra i tanti personaggi reali...e meno male per Tarantino che i seguaci di Manson sono tutti morti.

Preferisco di gran lunga altro nel cinema e sinceramente mi sono stancato di stare qui ad ascoltare i pareri personali su cinema e musica di questo artista.
Ha fatto il suo tempo, è ora di cambiare aria.

P.S.: almeno le scene in auto sono girate per davvero sulle auto, gli sfondi posticci sulle carrozze di "The Hateful Eight", sia pur volontari (spero per lui), erano inguardabili.



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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  29/09/2019 23:48:39
   7 / 10
Sembra che Tarantino sia diventato "grande"...dico sembra poi spiego perche'.
Dopo aver girato due film western decide di parlare sempre di western ma in un contesto diverso, sfrutta quel genere che tanto ama per parlare del cinema stesso e di come le sue stelle vivino i momenti di fama o di insuccesso.
I tre protagonisti sono scritti in modo superbo e probabilmente potevano essere girati 3 film diversi visto il tanto materiale in mano.
Il lunatico attore in fase calante, lo stuntman che prende sostituisce il protagonista sia sul set che nella vita reale e l'attricetta che va' a vedersi un suo piccolo film in una sala di periferia dove nessuno la riconosce.
A mio avviso il personaggio che perde la sfida è proprio quest'ultimo, Sharon Tate, che al film serve solo per fare metafore e non certo per raccontare gli eventi che conosciamo tutti. A parte il momento che passa in sala la vediamo andare alle feste, sbrigare faccende di casa e soprattutto in auto e in auto e in auto...un po' stanca.
Il film che sembra mostrare la maturita' di Tarantino sembra sciogliersi nell'ultima parte dove non si sa per quale motivo il Tarantino DEVE fare il Tarantino e quindi perche' non mostrare al pubblico tutto quello che si aspettava di vedere in sala fin dall'inizio? Ho trovato il finale fuori luogo e oltretutto ricalca un po' "Bastardi senza gloria", quello si un vero capolavoro.
Insomma un film che viene apprezzato soprattutto da chi ama il cinema e conosce un minimo di storia, ma penso che possa essere denigrato da chi si aspettava il Tarantino Pulp dai dialoghi botta-risposta pieni di parolacce e splatter.
Ma Bruce Dern ragazzi...fantastico...

Spotify  @  29/09/2019 23:45:15
   8 / 10
--- PRESENTI SPOILER ---

Ebbene, eccoci finalmente alla nona fatica di Quentin Tarantino, uno dei registi più amati degli ultimi 25 anni.
C'era grandissima attesa per questo "Once Upon a Time in...Hollywood" e devo dire, che non mi ha pienamente soddisfatto. Sicuramente un bel film, ma, personalmente, mi aspettavo un vero capolavoro.
La trama è ambientata nella Hollywood del 1969 ed è incentrata su Rick Dalton, attore in declino e il suo autista/stuntman, Cliff Booth. Dalton, il quale ha avuto un passato glorioso come attore di pellicole western, viene chiamato per recitare proprio in un film del medesimo genere. Per Dalton può essere l'occasione di risalire la china. Sullo sfondo, si osservano i cambiamenti artistici e sociali di Hollywood, con le vicende legate agli hippy, Sharon Tate e la "famiglia Manson".
Bisogna dire che non c'è una vera e propria trama così come non c'è un vero protagonista. O meglio, protagonista è la Hollywood del 1969, la quale la vediamo affacciarsi ad una nuova era, mentre quella precedente tramonta. Tarantino, in questo suo lavoro, fa una sorta di tributo al cinema in generale e più precisamente, al cinema di quel periodo, che oggi, ormai, non esiste più. Ci sono tantissime citazioni a pellicole e serie televisive proprio di quegli anni e ciò sottolinea quanto il regista amasse quelle produzioni. Lo stesso vale per alcuni attori del tempo, ad esempio c'è la comparsa di Bruce Lee, impersonato da Mike Moh. Quello di Tarantino, dunque, è un omaggio ad un mondo che, si, non c'è più ma è rimasto vivo nell'immaginario collettivo, anche a causa di determinati eventi accaduti in passato. La location con annesso periodo temporale, è sicuramente valorizzata benissimo dal director, il quale ha voluto concentrarsi su un periodo di cambiamenti per quanto riguardava il cinema, ma non solo. Viene dato molto spazio anche al fenomeno hippy, che ai tempi dilagava e, naturalmente, si da uno sguardo pure alla congrega di Manson. Nulla di tutto ciò è pero veramente approfondito, semplicemente perché Tarantino ha voluto realizzare proprio uno spaccato della Hollywood di fine anni 60, senza andare troppo nel dettaglio. E questo secondo me è giusto, perché la pellicola, pur rimanendo vaga sugli argomenti sopracitati, è paradossalmente più interessante. Non si fossilizza su una cosa in particolare. Ma ovviamente, nulla è messo a caso. Alla fine, il film è tutto un puzzle che va a comporsi, con svariate vicende che paiono parallele, ma che alla fine confluiscono.
Sicuramente, questa spudorata dichiarazione d'amore per il cinema da parte del regista, è lodevole. Ma allora dove sta il problema? A parer mio, il film vive troppo di citazioni. Ce ne sono talmente tante, che, a volte lo spettatore perde la connessione con il nucleo centrale della pellicola. Era necessario? Secondo me no, perché la storia ne risente. Sicuramente non è sbagliato fare citazioni ad altri film, cosa che Tarantino tra l'altro ha sempre fatto, ma qui si esagera.
Certamente, il Tarantino del 2019 è arrivato ad un processo di maturazione definitivo: tecnicamente, siamo su livelli impeccabili, la tematica trattata è quantomeno originale, i dialoghi sono "Tarantino" al 100% e la violenza è messa parzialmente da parte. Se vogliamo, possiamo dire che il regista in questo caso lo troviamo persino un po' nostalgico: ciò lo si vede dalla meticolosità che ha usato per ricostruire, nei minimi dettagli, un ambiente oramai passato e dal finale che, forse, mostra come sarebbero dovuti andare i fatti secondo il regista.
La caratterizzazione dei personaggi è eccellente: Rick Dalton è un attore in declino è rappresenta un po' tutti quegli attori di Hollywood che a fine anni 60, stavano cominciando a perdere popolarità e quindi accettavano anche produzioni di livello più basso, pur di restare in pista. Dalton non è un soggetto facile da inquadrare: è molto versatile, in quanto passa da momenti di sconforto totale ad altri dove spruzza ironia da tutti i pori. Il personaggio di Rick è un uomo complesso ed esprime cosa significhi per un attore famoso intravedere il tramonto della propria carriera. Cliff Booth è senza dubbio il personaggio più cazzuto di tutta la pellicola: sicuro di se, forte fisicamente, impavido e sempre con la battuta pronta. Sicuramente Booth è il personaggio che porta la trama sull'ambiente della strada e lontano dai set cinematografici. Cliff è uno che vive quasi alla giornata, ma è soddisfatto. E' l'autista e stuntman di Rick, ama il suo cane e vive in una roulotte. E' una figura completamente in sintonia con lo stile di vita della Hollywood del '69, malgrado non gli interessi partecipare ai fenomeni sociali dell'epoca. Tarantino crea una perfetta alchimia tra Cliff e Rick: sono due tipi diversi, quasi opposti ma vanno d'accordo e collaborano. Dalton non tratta mai come uno schiavo Cliff, anzi, lo considera un amico e d'altro canto, Booth non si sente il servo di Rick ma lo serve con piacere. Il rapporto tra i due uomini è sincero, l'uno si fida dell'altro. Alla fine è come se Rick e Cliff fossero una persona sola, con due personalità diverse.
Sharon Tate invece, è un altro dei grandi difetti della pellicola: io mi aspettavo un personaggio decisamente approfondito, invece si tratta di un soggetto che parla pochissimo e soprattutto non incide. Francamente non sono riuscito a capire l'utilità di Sharon Tate nella pellicola. Non aggiunge e non toglie nulla, semplicemente anonima.
Credibili tutti gli altri personaggi di contorno tra cui gli hippy, ben amalgamati nel contesto del film. A tratti, svolgono un ruolo quasi centrale.
La durata è certamente consistente, 160 minuti. Però, come accade per tutti i film di Tarantino, la narrazione è vivace e l'attenzione non cala mai. La storia è sempre imprevedibile e presenta più sottotrame, tutte ben impastate tra loro, quindi la tensione è costante.
Tuttavia, va detto anche che la storia a volte si ferma e non va avanti. Paradossalmente, quando capitano tali momenti, il film non diventa macchinoso, però si ha la sensazione che alcune scene siano state girate solo per allungare il brodo. Diciamocela tutta, se la pellicola fosse durata 20 minuti di meno non sarebbe cambiato assolutamente nulla.
Tecnicamente, il regista è in totale stato di grazia. Tante inquadrature suggestive, tra cui parecchie su le stesse strade di Hollywood, segno di come Quentin volesse assolutamente tributare il luogo. Non mancano autentici colpi di genio, come la scena che vede protagonista Booth nello Spahn Ranch. Qui, lo stuntman vuole conoscere George, un vecchio collega ma un gruppo di hippy che vive li, non è d'accordo. Di conseguenza, abbiamo una sequenza dove l'atmosfera si fa quasi horror, per via sopratutto delle gesta dei figli dei fiori, che, nel tentativo di intimidire Cliff, si muovono come degli zombi. Davvero una grande scena.
Anche il fare, a tratti, un film nel film è stata una scelta azzeccata: mi riferisco, ovviamente, alla parte che vede Di Caprio recitare per il western. Sembra davvero di assistere ad una pellicola vera e propria.
La violenza stavolta non è la solita. Non siamo di fronte alla classica storia alla Tarantino, quindi il sangue è presente in minor quantità. Solo nel finale torna quella cara, vecchia, violenza pulp che ha reso così popolare il regista. A proposito del finale, forse il miglior momento della pellicola: come detto, riemerge la violenza e si scatena un putiferio! Assistiamo una clamorosa scena di colluttazione dal sapore grottesco, come solito fare di Tarantino. Ci sono teste spaccate, lanciafiamme e cani che evirano le persone. Tutto fottutamente magnifico. Sicuramente tale epilogo, fa riprendere quota al film, che nei precedenti 20 minuti si era effettivamente fermato.
La fotografia è perfetta: scintillante, luminosa, replica benissimo l'atmosfera del tempo attraverso dei colori vicini al rosa. Ben ritratto anche lo sfarzo che all'epoca predominava.
La scenografia si completa in maniera impeccabile con la fotografia. La Hollywood del '69 è stata riportata letteralmente in vita da Tarantino e dalla scenografa Barbara Ling. Sembra davvero di assistere ad un film girato in quel periodo. Le case, i palazzi, le strade, le macchine, tutto funziona a meraviglia.
Un plauso anche ai costumi di scena, veritieri, colorati e molto appariscenti.
Il cast è naturalmente eccelso e, come spesso accade nei film di Tarantino, è quasi corale, non c'è un protagonista vero. DiCaprio fantastico come sempre, anche se stavolta non è centrale come altre volte. La performance dell'attore è davvero splendida, estremamente versatile, in alcuni casi persino toccante. Poi, appare sempre a suo agio malgrado nel film, spesso, debba recitare numerosi sketch dove lui impersona costantemente personaggi diversi. Impeccabile l'interpretazione dei dialoghi e gran lavoro come sempre del doppiatore Francesco Pezzulli.
Brad Pitt è semplicemente spaziale. Sicuramente una delle migliori performance dell'attore di Shawnee. Pitt da prova del suo grande carisma, della sua capacità di adattarsi a situazioni perennemente diverse tra loro, del suo sguardo magnetico e della sua versatilità. Una prova davvero strabiliante. Dialoghi magistrali.
Margot Robbie invece è totalmente sprecata, non saprei come altro definire la sua prova. Sicuramente la bellissima attrice sa stare davanti la telecamera, le viene naturale, ma in questo film non si capisce cosa ci stia a fare.
Bella la comparsa di Al Pacino, il quale malgrado l'età avanzata, sa ancora fare il suo mestiere.
La sceneggiatura è senz'altro buona, anche se non perfetta a mio avviso: i dialoghi ci sono, quelli sempre, in più di due ore e mezza di film non annoiano mai. Ironici e sarcastici. Un po' più dosati nelle scurrilità. La stesura dei personaggi è perfetta, tutto studiato nei minimi dettagli e c'è una amalgamazione ottima tra tutte le varie vicende della storia: da Rick Dalton alla setta di Manson, passando per la storia personale di Cliff. Quello che a mio avviso non va bene, risiede nell'impianto narrativo: la trama non vive di exploit, è tutto un procedere abbastanza ordinario, non arriva mai quel momento che da una sterzata alla storia. Forse Tarantino stesso ha voluto questo, in quanto ha realizzato un film diverso dal solito, ma io mi aspettavo comunque qualcosa in più. Sicuramente l'epilogo, maschera in parte tale debolezza da me descritta, per via specialmente di un paio di trovate geniali.


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Conclusione: che altro dire? Di certo non il miglior film di Tarantino, anzi, parecchio inferiore a buona parte della sua filmografia. Malgrado ciò, è una pellicola che sa il fatto suo, che è recitata divinamente e che regala comunque momenti di grande cinema. Il sette e mezzo alla fine mi sembrava ingiusto, quindi do un otto, seppur stiracchiato. Bello, ma lontano dall'essere un capolavoro.

2 risposte al commento
Ultima risposta 03/10/2019 01.02.50
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steocx  @  29/09/2019 22:52:00
   7 / 10
il film va rivisto dopo averlo pienamente compreso, non tutti possiamo sapere la storia di quei tempi e i riferimenti che lui da al film, credo sia sbagliato dare un giudizio al film senza prima aver compreso i fatti storici che hanno atteaversato quel periodo.

Lacasito  @  29/09/2019 16:31:10
   10 / 10
La prima cosa che mi viene in mente pensando a C'era una volta a Hollywood è che Quentin Tarantino ha scelto di essere regista cinematografico solo per poter realizzare questo film.
Tarantino sforna un capolavoro assoluto. Così come fece Fellini con 8 1/2, si tratta di metacinema. Il cinema che parla di se stesso. Chi lo critica mastica poco di cinema. Magari ai film con salemme o Boldi da 9. Ridicoli!

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Ultima risposta 02/10/2019 08.39.37
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minoidepsp  @  29/09/2019 16:16:37
   7 / 10
Visivamente molto bello, mi aspettavo un po 'di più dall'intreccio di storie e scene.

gringo80pt  @  29/09/2019 01:31:26
   4½ / 10
Film che non riguarderei mai, anzi ho fatto fatica a tenere gli occhi aperti. La parte centrale, ovvero più di 1 ora, è pesantissima e disgiunta dal contesto (tra l'altro trama del film confusa, pressoché inesistente). Ho assistito anche a gente che se n'è andata dalla sala. Ci si può addormentare, nonostante Di Caprio sia fenomenale come attore (20 minuti di spettacolo puro a metà film, ma fuori dal coro).
Si salvano gli ultimi 15 minuti, ma questa pellicola è sconclusionata: non c'è Tornatore a salvarlo.

C'ERA UNA VOLTA...QUENTIN

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Ultima risposta 13/10/2019 00.31.19
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marcogiannelli  @  28/09/2019 17:28:10
   8 / 10
Un Tarantino che parla di tutto il suo amore per il cinema omaggiandolo come solo un maestro sa fare. Ricostruzione perfetta del periodo, in tutto e per tutto, dalla musica, al vestiario, alla cultura.
Strepitosa la coppia Di Caprio-Pitt, un pò sprecati Al Pacino e Margot Robbie.
Certo, il finale spiazza e rimanda ad un'idea di realtà un pò da Bastardi Senza Gloria, ma in un film di Quentin non esiste il banale.

Jumpy  @  28/09/2019 14:08:03
   7 / 10
Non c'è che dire... è un film molto bello, l'impatto visivo è notevole, tecnicamente è di una perfezione assoluta, tra riferimenti storici e citazioni (musicali e cinematografiche) però, a mio parere si perde un po'.
Per buon metà film non si capisce dove vuole andare a parare: sembra un esercizio di stile (eccellente indubbiamente) che omaggia la Hollywood degli anni '60 più che un film vero e proprio: troppe scene fini a se stesse, troppi personaggi buttati lì apparentemente a caso... forse la versione estesa (mi sembra di capire di circa 4 ore :O ) potrebbe dare senso a diversi passaggi.

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biagio82  @  26/09/2019 13:20:49
   8½ / 10
un film fatto da chi ama il cinema e quello che ci sta dietro, per chi ama il cinema e quello che ci sta dietro.
tarantino porta su schermo quella che è la sua opera più matura a livello metatestuale dove nulla è messo a caso, per descrivere alla perfezione hollywood ed i suoi cambiamenti, le sua manie i sogni, le speranze e il completamento di quei cicli che porta alla fine di questi.
partiamo dall'anno in cui è ambientato il film, il 1969, anno che decretò la fine della hollywood classica fatta di film realizzati in maniera teatrale, per lasciare il posto ai registi della nuova hollywood, con un altro tipo di recitazione e scenari, ambientazione perfetta per la contrapposizione tra il personaggio di Rick Dalton interpretato da un magistrale Di Caprio, stella in declino dei vecchi western e quello di Sharon Tate, straordinaria Robbie, stella nascente, che abitano ad un solo civico di distanza, un personaggio costretto a dare il meglio di se in tutto e per tutto per farsi accettare ed uno in vece che può godersi il frutto del suo lavoro stando comodamente seduto in cinema a vedere come lo percepisce la gente.
metatestuale è anche il personaggio di Cliff, interpretato da pitt controfigura che tanto deve all'attore a cui somiglia ed da cui tanto ha, un rapporto quasi simbiotico, parallelo ma anche opposto, mentre ad uno va la gloria, l'altro deve rimane dietro, mentre uno lavora sul set dell'ultimo western, l'altro visita il vecchio set occupato dalla "family" di Charles Manson.
c'è poi l'esplosivo finale, che tanti hanno visto un tradimento irrispettoso della storia, ma che è (come già avvenuto in bastardi senza gloria) cinema allo stato puro! dove il potere di hollywood esplode nella sua forma primaria, la finzione!



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ma non è questo il bello delle storie? raccontate una volta a voce e poi per immagini? poter cambiare i fatti per regalare un lieto fine a chi nella realtà non la ha avuta? conscio di questo tarantino rende la vicenda diversissima, permettendo un lieto fine da favola, conscio di non aver fatto un film storico, ma un film di fantasia (il titolo c'era una volta non è casuale...)
a coronare il tutto la miriade di citazioni sia di altri film (vedi la stupenda scena di "la grande fuga ") sia della vita della tate (che in libreria compre la biografia di thess il cui film verrà realizzato da Polański dedicandolo alla moglie scomparsa)
che a tarantino stesso (kurt russel che fa uno stuntman, vi dice niente?)
in somma un film strepitoso e completo, che capisco possa non piacere a chi da Tarantino voglia solo parolacce e violenza, ma che deve essere visto da tutti quelli che apprezzano il cinema con la "C" maiuscola

mrmassori  @  25/09/2019 18:41:44
   7 / 10
Un tarantino diverso dal solito tarantino che però contiene tutta la filosofia e attitudine da cineasta dello stesso tarantino. E questo è un pregio poichè quentin ha voluto distaccarsi (solo apparentemente) dal tipico andazzo dei suoi film. Un buon film che si, è fatto di ottimi attori, belle atmosfere e tantissime citazioni, ma oltre a ciò non ci si immerge in un film che si può effigere dell'appellativo di filmone. Niente di eccezionale e che se fosse stato fatto da qualcun altro sarebbe passato sicuramente in secondo piano.

FrankNFurter  @  25/09/2019 17:10:00
   5 / 10
Adoro Tarantino ma evidentemente sono troppo ignorante per cogliere ed apprezzare i mille rimandi e citazioni, la madre col bambino, il montaggio analogico...
Di certo Pitt e Dicaprio sono fenomenali, specialmente il secondo (e il primo è un figo stratosferico, a 55 anni)
Ma la questione sta altrove.
E' blando, lento. In un paio di occasioni t'illudi che "mo' succede il finimondo" e poi non succede mai una mazza.

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Il finale è una bomba, ma non si può menarla col nulla cosmico per piu di 2 ore e poi cavarsela con la genialata alla fine...
mi spiace ma per è è bocciato.

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Ultima risposta 29/09/2019 01.50.51
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Larry Filmaiolo  @  24/09/2019 15:06:48
   5 / 10
Ben confezionata, ma rimane una cialtronata l'ultimo film di Tarantino, che si mette a scrivere la sua personale e masturbatoria fan fiction su un periodo storico che scoraggerebbe qualsiasi sano di mente ci si avvicinasse, figurarsi con tanta superficialità. Implicazioni e sottotesti completamente tralasciati, beffe e controbeffe nel nome di una storpiatura a piacere di fatti e proprietà del medium cinematografico. Non tutti possono giocare a fare i demiurghi però, soprattutto quando dimostrano un tale grado di bollitura mentale. Problemi non indifferenti anche nella sceneggiatura, con personaggi e situazioni tratteggiati in modo fin troppo generico (gli insignificanti siparietti in cui compare Robbie-Tate--pace all'anima sua, scomodata per questo delirio). I momenti divertenti non mancano, ma non riescono a giustificare l'irritante assunto di base, tremendamente e disgustosamente americano nel peggior senso del termine, a discapito di tutti gli ammiccamenti intellettuali e cinefili.

benzo24  @  24/09/2019 11:28:50
   3½ / 10
Questo film potrebbe funzionare solo come film comico e nemmeno tanto, il livello delle caricature dei personaggi famosi è poco inferiore a quello del Bagaglino, siamo ai livelli delle buffonate alla Sorrentino alla meglio.
Solitamente le colonne sonore curate da Tarantino sono ottime, ma in questo caso non si può rilevare una grandissima mancanza, ovvero l'assenza dei Beach Boys e sopratutto dei Beatles, fondamentali per capire la storia di Manson, Polanski e della Los Angeles del 1969 con tanto di rivoluzione delle Pantere Nere nell'aria.
Inoltre si parla si parla di cinema di serie b che salva quello di serie a che era la New Hollywood, ma la new Hollywood erano Dennis Hopper, Peter Fonda, Jack Nicholson e tutti quelli che venivano dalla serie B.
Poi perchè mai cambiare quella storia che è già mito, così facendo ne esce solo una cialtronata, si toglie il pathos e si banalizza una realtà che era già cinema, già , già epica.

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Ultima risposta 29/09/2019 12.21.11
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Lucignolo90  @  24/09/2019 11:18:41
   8½ / 10
Metto tutto sotto spoiler, faccio prima

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rocksoff  @  24/09/2019 11:13:24
   6½ / 10
Primo tempo imbarazzante.
Evidentissime in sala le manifestazioni di disappunto.
Intere parti del film TOTALMENTE inutili (tutte le scene con l'immenso Al Pacino, l'inutile dialogo con la bambina, la digressione col finto Steve McQueen)

Poi nell'ultima mezzora decolla.

E vertigionosamente.Ma proprio a livelli tra i più alti degli ultimi anni

Voto al primo tempo = 3
Volto al secondo = 10

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Ultima risposta 24/09/2019 21.13.02
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TreAsterischi  @  23/09/2019 18:17:25
   8 / 10
Mamma mia che roba!

Premessa: non è il tarantino che la gente si aspetta!
Qui non ci sono i massacri splatter esagerati, non ci sono fiumi infiniti di imprecazioni a base di "ne*ro" "c*zzo" "figlio di putt*na" e nemmeno Samuel Jackson a fare monologhi XD
è un Tarantino diverso, un tarantino maturo, malinconico e intenzionato a raccontarci letteralmente una fiaba (da qui il titolo "C'era una volta..." ^_-), su come fosse la Hollywood del 69, anno cruciale per tutte le star della vecchia guardia e della Nuova Hollywood che stava nascendo...

è una fiaba amara, consapevole di esserlo, uno sguardo nostalgico di Quentin per un mondo che non c'è più, ma che sarebbe potuto essere una magnifica utopia se fosse stato un mondo giusto e se si fosse realizzato... e invece fu solo l'anticamera del dramma che conosciamo...

Di Caprio che rappresenta la vecchia guardia delle Serie TV della Hollywood anni 50, in bianco e nero come i loro pg, buoni di qua, cattivi di là, tutto facile, molto infantile e con eroi pistoleri da amare e ammirare perchè uccidevano solo i cattivi che lo meritavano e rendevano il mondo migliore...

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Lì accanto (letteralmente, visto che sono vicini di casa), c'è la Nuova Hollywood, quella fatta da divi, Registi di Serie A, gradi titoli e grandi ruoli, in un mondo in cui il western e i film di guerra stanno tramontando, in favore di commedie brillanti, serie tv colorate e fumettose come Green Hornet (dove lavorava veramente un giovane Bruce Lee nei panni di Kato, poi parodiato nelle Pantere Rosa XD) o Batman con Adam West XD
Un nuovo modo di fare le serie tv, in cui gli attori protagonisti delle vecchie serie vengono relegati a fare i cattivi usa e getta!
Il produttore interpretato da Al Pacino dirà letteralmente a Di Caprio che è normale che lo scritturino sempre per quei ruoli, perchè così il pubblico lo riconosce e vede che il nuovo eroe protagonista lo prende a calci, in una tragica metafora del "fuori il vecchio, avanti il nuovo"

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La vecchia Hollywood è stata sostituita dalla nuova, che sembrava avere un futuro fulgente... e invece andò incontro al suo tracollo per autocombustione: l'eccidio di Cielo Drive è stato il caso più eclatante, l'incarnazione del vero orrore che quel mondo dorato racchiudeva...
Due mondi che non si sono mai parlati, destini paralleli che non sono entrati in contatto, cinema di serie B (fatto di carisma, commercialate, robaccia divenuta cult, trame semplici e allo steso tempo universali perchè comprensibili a tutti) contro cinema di serie A (fatto di divi, premi Oscar, produzioni milionarie, eventi mondiali, assedi di fotografi e giornalisti ecc...)
Tarantino prende quello che ama del cinema di serie B e lo porta dritto in serie A! Lo mette in scena di peso e di prepotenza davanti a noi e lo eleva e ne mantiene tutte le caratteristiche per farci capire perchè lo ama così tanto!

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Invia una mail all'autore del commento ziotony  @  23/09/2019 17:58:47
   5½ / 10
Polpettone di tre ore, senza una trama decente, e quel poco di interessante è attinto da fatti di cronaca, veramente sono rimasto delusissimo, nonostante il cast stellare e il potenziale che poteva avere questo film pare non iniziare mai, si perde in una marea di parentesi che si aprono e non si chiudono, confuso.

megalus  @  23/09/2019 15:13:58
   4 / 10
Delusione, delusione totale.
Se uno va a vedere un film di Tarantino, si aspetta un film alla "Tarantino"; non pretendo la componente di botte e sangue, ma almeno i dialoghi originali, curati che ti fanno rimanere incollato alla sedia e dai quali ti aspetti il classico colpo. Invece noioso noioso e ancora noioso. Non sto a discutere gli attori, la fotografia, la scenografia, etc...sicuramente eccellente, ma dopo che finisce il film, non ti rendi conto che sia lui il regista, salvo che per gli ultimi 15-20 minuti.
L'avesse girato uno sconosciuto lo avrebbero stroncato sul nascere.
Pazienza dai: Tarantino resta sempre Tarantino.

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Ultima risposta 23/09/2019 19.33.41
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Vegetable man  @  23/09/2019 14:58:22
   6½ / 10
Film molto godibile, ben girato, ma non mi ha detto granché. Visto anche il materiale a disposizione, mancano quei guizzi, quella brillantezza nelle situazioni e nei dialoghi propri delle migliori prove di Tarantino. Forse il fatto di affrontare persone e situazioni reali, anche decisamente tragici, hanno in qualche modo frenato la fantasia del regista.

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VincVega  @  23/09/2019 13:51:38
   8 / 10
Una delle cose che ho apprezzato di più di quest'ultimo Tarantino, è il volersi discostare un po' dal suo mondo pulp omaggiando il cinema che ormai non esiste più (non quello di oggi dei supereroi Marvel e "Fast & Furious"), realizzando il suo film più metacinematografico e forse più intimo. E questo voler prendere le distanze dal suo cinema, l'ho trovata una grande mossa, anche perchè le sue ultime due pellicole non mi avevano convinto pienamente, non dico brutti film, ma sicuramente sotto i suoi standard.
Quentin con quest'ultimo lavoro torna in forma: la bellissima ricostruzione della Los Angeles di fine anni '60, l'atmosfera, le corse in macchina col vento fra i capelli, le sfuriate di Rick Dalton, i momenti nella comune hippie di Cliff, lo scontro tra Cliff e Bruuce Lee, Charles Manson che visita la casa di Sharon Tate, tante cose mi tornano in mente da inserire nelle sequenze da ricordare. Peccato non manchino difetti che nei primi lavori erano ridotti. I dialoghi per esempio sono buoni, ma non scoppiettanti come in altri lavori. Manca quel guizzo che da uno come Tarantino ti aspetti sempre dietro l'angolo. Oppure la parte finale, bellissima, ma c'è un ma. La voce fuori campo che narra le due differenti situazioni, da una parte Cliff & Rick e dall'altra Sharon Tate e i suoi ospiti. Non ce n'era assolutamente bisogno, ha smorzato la tensione nei momenti precedenti al culmine degli eventi, l'ho trovata superflua e dannosa. Poi si riprende alla grande per fortuna e non inficia particolarmente sul risultato finale, ma li per li ho notato subito il difetto. Non mancano anche momenti di autocompiacimento tipici del regista, meno fastidiosi che in "Hateful Eight" e "Django" (parere personale).
Grande cast, ma non del tutto utilizzato perchè per molti attori coinvolti si tratta in realtà di un cameo, ma chissà se faranno una versione estesa ci sarà più spazio per loro, dato che da quanto ho capito Tarantino aveva girato quasi quattro ore di film. Grande DiCaprio come sempre, che riesce a far trasparire tutti i tormenti del suo personaggio. Ottimo l'affiatamento con Brad Pitt, quest'ultimo probabilmente il migliore di tutti, grazie anche alla scrittura del personaggio. Mi aspetto qualche premio per i due protagonisti. Brava e bellissima Margot Robbie, che quando compare illumina ancor di più la scena.
"C'era una volta a Hollywood" è un bel film da vedere, divertente e di grande intrattenimento, con diversi picchi e qualche difetto, magari non un capolavoro, non tra i migliori lavori di Tarantino (lo metto più o meno nel mezzo della mia personale classifica), ma tutto da gustare e abbandonatevi all'atmosfera unica di questi fine anni '60.

Classifica:

1) Pulp Fiction - 9,5
2) Le Iene - 9
3) Bastardi Senza Gloria - Jackie Brown - 8,5
4) Kill Bill - C'era una volta a Hollywood - 8
5) Death Proof - 7,5
6) Django Unchained - 7
7) Hateful Eight - 6

ilgiusto  @  23/09/2019 09:52:31
   8½ / 10
(Premessa, ossia una riflessione personale sortami spontaneamente al termine della visione: Meno male che Tarantino non è italiano, altrimenti l'intellighenzia italiota, soprattutto 'iota', l'avrebbe accusato d'essere un fascista boicottando i suoi lavori e impedendogli d'esprimere liberamente, e sottolineo liberamente, il suo cinema, così il mondo intero si sarebbe perso la produzione di un vero e sincero amante del cinema. Detto questo, torno alla recensione vera e propria).

A mio giudizio questo è il miglior film di Tarantino dai tempi di Pulp Fiction.
Tecnicamente superbo.
Regia, fotografia, montaggio, costumi, colonna sonora, tutto raggiunge livelli d'eccellenza.
Il cast è semplicemente perfetto.
E la chiave del film, come qualcun altro ha già scritto, sta tutta lì, in quel che fin da subito si ha davanti: il titolo. Ma lo si intuisce solo dopo aver visto il finale e non dico altro per non spoilerare.
Davvero un gran film, non per tutti e non lo consiglio a tutti ma è normale che sia così perchè Tarantino non lo è mai ed è legittimo che non piaccia.
Dopo anni & anni, torno ad applaudire questo regista.

Bartok  @  23/09/2019 00:49:14
   8 / 10
Difficile, come buona parte dei suoi film, fare una recensione di questo ultimo lavoro di tarantino, il suo stile è unico però per uno spettatore magari non troppo esperto risulta difficile trovare un senso ad alcune scelte o scene del regista..la trama non è ben delineata, assistiamo alle vicende più o meno positve di di caprio e pitt, intramezzate da alcune scene di margot robbie, personalmente ho capito poco il suo ruolo nel film e soprattutto a che cosa serva il suo personaggio, evidentemente avrà dei significati dati da tarantino che non ho colto, comunque il voto è alto, prima di tutto perchè si sente la vastisssima conoscenza di cinema di tarantino (soprattutto western e spaghetti western), poi per le curatissime location e i dettagli ( che ti immergono molto negli anni 60) e infine per la recitazione dei protagonisti ( e qui tarantino è andato sul sicuro): di caprio, pitt, al pacino ecc.. ad altissimo livello, anzi mi è sembrato che alcuni siano stati anche un pò sprecati per la piccola parte che avevano..poi il finale è comunque tutto da godere.
In definitiva una sorta di tuffo in una hollywood in pieno cambiamento, in un periodo storico tra i più affascinanti dell ultimo secolo e uno dei lavori più introspettivi di tarantino, un cinema di alto livello, seppur in effetti in alcune parti non di facile comprensione, ma tarantino non è sicuramente un regista "facile"...

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  22/09/2019 21:10:30
   9 / 10
Pitt e di Caprio sexy(nel senso lato del termine), straordinari. Il passaggio in cui Rick Dalton arriva raffreddato sul set è un esempio della bravura straordinaria di Di Caprio: testa nel ghiaccio, fuma sigaretta, tossisce, sorseggia tisana calda, scatarra. Ad un livello di credibilità estremo. Per me che sono un attore oggi ho assistito ad una enorme, grande lezione di acting|!!!!

Veniamo al film. Anzi ai film.

Tarantino, si sa, fa il suo grande Cinema attingendo dal Grande Cinema. E se non sai quello che fai, rischi di scadere nel citazionismo sterile. No. Tarantino elabora il cinema che ha digerito e ne espande i confini regalandosi il superpotere di trasformare il passato di cronaca reale in altro: riscatto, intrattenimento, introspezione, disillusione, frustrazione. Tarantino costruisce un mondo parallelo (un Anothe Earth per citare Brit Marling) dove vecchi set western diventano cittadine lugubri abitate dalle amazzoni Hippy di Manson, ragazze perse tra i resti dei set di Hollywood. Donne dai piedi luridi, più simili ad animali selvatici, probabilmente vittime loro stesse dei sogni di gloria cinematografici come la Diane_ Naomi Watts in Mullholland Drive di Lynch. Il personaggio di Brad Pitt è sospeso in un'anticamera senza prospettive future, legato a stetto giro a Rick Dalton in quanto controfigura. Vittima anch'egli di un sogno, una speranza di successo continuo, perenne. Forse l'unico, dopo avere vissuto l'orrore in prima persona, capace di sopravvivere nel mondo animale e primitivo dell'illusione del cinema. Oggi lavori, forse no. Chissà. E allora campi alla giornata.

Ma questo film è tanto altro. Ironia, autoironia, cineprese in campo che filmano quello che noi vediamo (nella scena fra Di Caprio e la giovane attrice).
Fondamentalmente è intrattenimento, ma fatto della materia pura dei sogni. Di mister Quentin!
Andate a vederlo, rigorosamente al cinema!!!

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  22/09/2019 17:24:02
   7 / 10
Purtroppo la prima parte si trascina senza particolari spunti... ma la seconda è veramente tosta, tarantiniana doc con la reinterpretazione di una nota vicenda che sconvolse l'america di quegli anni, un omaggio, oserei dire, sentito, con un finale che ci restituisce il sogno americano.

Prof  @  22/09/2019 16:32:03
   6 / 10
Brutalmente detto: quattro la prima parte, otto la seconda, ma solo perché l'A. ha sciorinato senza limiti la sua cruenta veemenza (Kill Bill, Uma Thurman docent...).
Non è stato un top ma neanche un flop: l'aspetto statico fagocita quello dinamico, specie nella visita inattesa al vegliardo cieco, di enorme durata, Pitt e Di Caprio sono scontati ma all'altezza, tutto nella norma, scontato, basilare, ma nulla più…

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  22/09/2019 12:34:22
   8 / 10
Continuo a far l'errore di commentare a caldo, dopo una sola visione. Questo è un film che va visto almeno due o tre volte e studiato di brutto. Tuttavia, sono assolutamente sicuro che 1) Tarantino sia un genio 2) Tarantino si sia fatto prendere davvero troppo la mano.
Primo presupposto: chi sostiene che nel film non succeda nulla, può anche avere ragione. Chi sostiene che non si possano girare più di due ore di "niente" non ha capito davvero un *****. Niente di drammatico, è pieno di gente che non capisce un *****, ma Tarantino lo sta facendo perché lo vuole fare. E Cristo d'un Dio, lo fa da Dio. Ti intorpidisce di proposito e poi tira fuori dei momenti che io non credo di aver mai visto al cinema.


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Secondo presupposto: come dicevo, a 'sto giro Tarantino si è fatto prendere troppo la mano. Io a Quentin voglio tanto bene, capisco che ami il cinema più della gnocca, apprezzo il citazionismo, capisco che ormai lui abbia ben chiaro il ruolo che ha ricoperto e che sta ricoprendo nella storia di Hollywood. Non gliene farò mai una colpa; però sant'iddio, a me piace il mio pisello, ma non è che mi metto di fronte allo specchio a tirarmi un segone pensando a me stesso. Tarantino a questo giro l'ha fatto; le autocitazioni al suo stesso film (N.B.: singolare maschile di proposito) nella quantità presente in "C'era una volta..." sono davvero esagerate.
E poi arriviamo al finale. E fan****, Quentin, sei un ***** di genio. Anche quando fai un film che probabilmente è al di sotto della media degli ultimi tre che hai girato, resti un ***** di genio. Il climax è così assurdo che la persona che mi era seduta di fianco ha iniziato a chiudere gli occhi. Per due ore parli del niente e poi inizi a serrare il ritmo. Crei fottutissima angoscia e la crei in un modo fottutamente disturbante.


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In soldoni: ha deciso di fare qualcosa di nuovo, devo ancora metabolizzarla appieno e probabilmente il suo prossimo film (l'ultimo?) aiuterà a capire ancora meglio questo. Nel mentre, ribadisco il "Fan**** Tarantino, sei un ***** di genio"

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Ultima risposta 22/09/2019 12.35.53
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Elmatty  @  22/09/2019 12:28:20
   9 / 10
La chiave di lettura del film sta tutto nel titolo: "C'era una volta...".
E' una favola, con tutto quello che ne deriva, ma è una favola Tarantiniana.
Quentin ad un primo sguardo può sembrare che abbia cambiato il suo stile con questa pellicola, in realtà è la sua esaltazione più assoluta.
Rinuncia alla sua vena spettacolare e gira forse il suo film più intimista, un atto d'amore sincero verso il cinema con cui è cresciuto, e con la musica con cui è cresciuto.
Gli elementi di Tarantino ci sono tutti: dalla regia sempre ottima e riconoscibile, dalla tensione in alcune scene tipicamente Tarantiniane, dalla scrittura dei personaggi.
Senza contare elementi come la costante presenza della macchina come luogo d'incontro tra la gente, dove la musica è una compagna fedele.
Questo è Tarantino.
Mi è piaciuto particolarmente anche la struttura del film, se ci fate caso ogni personaggio è l'opposto dell'altro, sono le due facce della stessa medaglia.
I personaggi sono caratterizzati bene: Rick Dalton è il divo vecchio stampo del cinema che non accetta il cambiamento in atto di quel universo che si ripercuote anche sulla sua vita vera, Cliff Booth rappresenta quelle persone invisibili che fanno il lavoro sporco degli attori ma che hanno un'importanza enorme


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Sharon Tate è la nuova Hollywood ed è il personaggio che rappresenta di più Tarantino: frizzante, innamorato del cinema, voglia di essere un qualcosa di diverso e di esuberante.
Le citazioni si sprecano a gogo, tra telefilm e cinema, grande pazzo anche al Western italiano.
Attori davvero in palla, in cui per me svetta una Brad Pitt che dimostra di saper recitare a dovere se ha un regista capace di gestirlo.
Tecnicamente è superbo, cura nei dettagli in tutto.
Il finale subito potrebbe spiazzare ma in realtà è la perfezione a cui il racconto doveva portare:


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Insomma, un film difficile da catalogare, è un film di Tarantino, un Tarantino più vicino a Jackie Brown che a Pulp Fiction ma è sempre Tarantino, e si vede.
Straconsigliato.

EddieVedder70  @  22/09/2019 12:09:01
   8 / 10
Ci sarebbe tanto da raccontare e dire, quindi questo commento sarà più disordinato del solito. Innanzi tutto, a suo modo questo è il terzo western consecutivo di Tarantino e, amico mio, al tuo decimo presunto ultimo film, per favore sorprendici e basta cinturoni, cavalli e polvere. La sorpresa qui è l'assenza di Samuel L. Jackson (anche se io, in un avventore silenzioso di un saloon, ci ho visto "uno" molto somigliante), che pare una battuta, ma andando oltre alla bravura del suo attore feticcio (in realtà ci sono comunque TUTTI gli altri), se a sorprendermi è un assenza, vuol dire che il film non mi ha stupito quasi mai.
Film che si regge, nella sua lunghezza importante (2 ore e 45), sulla bravura degli interpreti e l'eccellenza del regista, qui quanto mai maturo cinematograficamente (ecco specifico "cinematograficamente", perchè Tarantino e "maturo" nella stessa frase, imbarazza).
Partiamo dal cast; Di Caprio (non l'ho mai nascosto) è un genio, non solo è bravissimo di suo, ma più passa il tempo e più la sua presenza splende anche a fianco di attori di assoluto carisma e talento. Ok non è più bello (e qui il trucco non lo aiuta), ma ha una capacità di essere sempre nella scena che impressiona (parere personale, rende ancor più con Tarantino che con Scorsese). Ma oltre Leonardo (spettacolare nel recitare prima un attore non capace, che riesce poi per una volta ad essere il migliore), tutti fanno la loro sporca figura ed è sempre divertente ritrovare la solita banda tarantiniana.
Ma se il cast gira a 1000 è sicuramente anche merito del regista, che qui, come ho anticipato, fa davvero sul serio. La padronanza delle scene, delle tecniche, delle inquadrature, dei tempi ....ok, sembra lento, anzi lo è, ma durante la visione capisci che Tarantino non si fa mai prendere dall'ansia e da respiro a tutto quello che a lui interessa: dai piedi sporchi, alle immagini sgranate nelle tv, agli inserti di altre pellicole (vere o finte che siano). E qui veniamo a Tarantino, quello che a 15 anni ha fermato la crescita ed è rimasto fanciullo con pulsioni, gusti, incanti da nerd arrapato. In "c'era una volta ....", favola moderna, ci sono pochi momenti di divertimento, ma c'è tutta la filmografia di Tarantino, con ampio spazio a tutto quello che è il suo "mondo" personale, che virtù sua, ma aihmè anche il suo limite, è circoscritto all'epoca in cui era adolescente.
Il film mi è piaciuto, ma sicuramente il giudizio finale potrò darlo solo dopo una seconda visione (alla prima c'è quell'attesa che toglie spazio al piacere). Sicuramente ho apprezzato al punto che, a freddo (visto ieri sera), ho piacere a ripensare alle singole scene e non ho memoria di momenti deboli. Il finale? unica scena violentemente tarantiniana, al contempo la più comica;..... un po' come quando porti una situazione tanto, tanto per le lunghe e poi ti esplode in mano. Boom.
Meglio o peggio degli altri film? sarà il tempo a dircelo, se dovessi fare un paragone, beh... almeno per la ricostruzione è in continuità con "Bastardi senza Gloria", film che ho imparato ad amare dopo la seconda visione.

VOTO 8, per ora


EDIT: leggo in altri commenti, che il film ha scene troppo lunghe e che il finale un po' stona
beh credo, però che molti abbiano patito (più di me) la prima visione, quella dove l'adrenalina, l'attesa, il voler vedere ti porta ad esasperare tempi e sviluppi, perdendo il "piacere" della visione. Così il finale (nella mio commento volevo scrivere "un brufolo di acne giovanile spremuto in fretta", ma temevo di non essere capito) molti l'hanno vissuto con troppo di LORO già in scena. Non so come spiegarmi, è un po' come quando si ha così tanta "eccitazione" per un qualcosa che poi quando la si vive/vede non è mai come ce la si figurava e, quindi, inevitabilmente ti lascia insoddisfatto. Poi la rivedi e, sapendo cosa è, te la godi per quello che è.
Ugualmente le scene lunghe; erano davvero lunghe o era l'ansia di vedere le scene dopo, e il desiderio che il film decollasse? anche a me sono apparse dilatate, ma comunque piene, mai noiose.

JOKER1926  @  22/09/2019 00:46:52
   4 / 10
Tarantino rientra nel blocco dei cineasti più importanti del Cinema dei nostri giorni: è uno dei pochi ad aver uno stile e la fortuna (è anche capacità) di giocare con gli assi ,ossia con attori all'acme della loro carriera.

"C'era una volta a… Hollywood" è la sua nuova produzione, nel corpus attoriale figura Leonardo di Caprio , Brad Pitt e Al Pacino.
La vittoria appare essere una prassi, cosa può impedire a Tarantino di stravincere? Nulla praticamente.

Gli incassi al botteghino sono da urlo, la massa spettatrice pende dal disegno di Quentin Tarantino, un po' come la situazione della fiaba de "I vestiti nuovi dell'imperatore", la gente guarda anche il nulla se questo nulla è il tutto.
"C'era una volta a… Hollywood" parte da un titolo che rammenta, in maniera anche indegna e subdola, altre grandiosi produzioni , firmate Sergio Leone; la megalomania di Tarantino alle volte è così grande che diventa ingombrante .
Il film è l'elaborazione di uno scempio "telefonato"; insomma le nostre perplessità erano parecchie, il risicato plot non lasciava prospettive, si temeva un film barocco, ma è andata pure peggio.

L'ultima fatica di Tarantino è un elefante che cammina su un suolo rovente, tre ore di film che non hanno proiezione e non hanno niente del vecchio cineasta. Mancano dialoghi taglienti, manca il gioco sincronico dei flashback, manca persino l'introspezione (o profondità) dei soggetti , manca proprio Tarantino in altre parole.
Dopo un'ora di film o poco più (insomma all'intervallo) , si avverte una cosa su tutte: il film non è decollato e non ha creato un minimo di empatia con lo spettatore: l'accozzaglia di personaggi buttati in scena sono al limite della decenza, pessimo il cameo di Al Pacino, orribile il compassato Brad Pitt in un ruolo troppo schematico. Non se la passa meglio il munifico Leonardo di Caprio, è in una parte troppo impasticciata, non si prende sul serio, fra il patetico e l'eccessivo. La bella Margot Robbie , plastificata è abbandonata ad uno stranissimo ruolo, ha la valenza del 2 e del 7 alla texana.
Se la giostra attoriale sembra crollare in toto, le colpe, in maniera inesorabile, ricadono su una sceneggiatura debole ed epidermica. Tolte le suggestive costruzioni sceniche e di atmosfera anni sessanta/settanta di un mondo incantato americano, "C'era una volta a… Hollywood" non ha più niente. Troppo rude per essere un film riflessivo, troppo superficiale per essere etichettato , al medesimo tempo, come film riflessivo.
Si arriva piano piano ( tre ore sono due partite di calcio) ad una conclusione balorda e senza volontà.

Tarantino è un grande uomo di spettacolo, ma qualsiasi artista può attraversare fasi poco gradevoli, o sbagliare qualche film . Elogiare a prescindere è prostituzione mentale, noi questa volta ci dissociamo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 14/10/2019 00.01.19
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gano  @  21/09/2019 21:05:45
   8½ / 10
In linea con la media..Tarantino fa meno il Tarantino degli ultimi anni e sforma una pellicola magistrale..attori in stato di grazia ben caratterizzati..mi ha particolarmente colpito la morale rivisitata finale in stile fiabesco (vedi spoiler)

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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  21/09/2019 15:27:26
   8 / 10
Questo regista non ha mai sbagliato un film. Ma come fa?
Che interpretazioni sontuose.

Absolutely Free  @  21/09/2019 15:24:59
   8 / 10
Ennesima buonissima prova per Tarantino. Una vacanza di due ore e mezza nella Hollywood degli anni '60

gemellino86  @  21/09/2019 11:28:30
   9 / 10
Si tratta di un film contemporaneo dove ci si tuffa in pieno sulla magia degli anni 60. Magistrale DiCaprio nella parte di un attore in crisi mentre Brad Pitt che fa il duro l'ho trovato a suo modo un personaggio divertente. Impalpabili però Margot Robbie e Hirsch. Tarantino si conferma un regista di altissimo livello con questo poetico ritratto cinematografico d'epoca. Assolutamente da vedere.

Wilding  @  20/09/2019 21:09:13
   9½ / 10
Per gli amanti del Cinema è pura magia!! Magistrale.

StefanoG  @  20/09/2019 12:01:18
   7 / 10
bel film, ma da Tarantino mi aspetto molto di più.
a me piace il ritmo a volte lento di Tarantino, ma qui a volte mi sembra un lento fine a se stesso, si dilunga in situazioni poco rilevanti per la storia. sicuramente è voluto e sicuramente io colgo solo alcuni dei riferimenti, ma a me talvolta ha "annoiato".
magari poi lo rivedo e cambio idea!

Sestri Potente  @  20/09/2019 07:31:40
   9 / 10
Sicuramente è l'opera più malinconica di Tarantino: lui stesso ha dichiarato che rappresenta in qualche modo la sua infanzia con tutti questi riferimenti (talvolta un po' forzati) agli anni 60' come ad esempio le pubblicità, la tv, e soprattutto la radio che "ruggisce" nell'automobile di Rick praticamente per tutta la prima parte del film.
È un film molto particolare e diverso dagli altri in quanto sembra mancare una vera e propria storia da seguire, diciamo un filo conduttore..
Ma è bellissimo immergersi in questa atmosfera anni 60' e godersi l'ennesimo capolavoro...

LaCalamita  @  20/09/2019 05:11:26
   8½ / 10
Un film difficilissimo da recensire, anche perché sono sicuro sia uno di quelli che, visto una seconda volta, potrebbe cambiare sensibilmente il modo in cui si percepisce a caldo.

In ogni caso, provando a riportare ciò che mi viene in mente:

L'incompresione c'è tutta. Conosco bene gli altri 8 film di Tarantino, ma per la prima volta esco dalla sala con l'idea che si tratta di un film "da capire", come quando si va su Google e si cerca "titolo del film...spiegazione".

I lavori di Tarantino non hanno mai avuto bisogno di spiegoni.

Gli elementi nuovi ci sono; il ritmo è più basso, il tempo è notevolmente dilatato: in molte scene, il tempo del racconto coincide con il tempo del film. Come in The Hateful Eight, Tarantino realizza un unico grande climax, lungo addirittura l'intero film. E' sempre presente l'umorismo del mondo tarantiniano, ma mai come adesso si ride con un sentimento alle spalle, una sorta di amarezza. Forse ora capisco perché si è insistito tanto su questa storia dell'ultimo/penultimo film: Once upon a time in Hollywood (titolo preciso, azzeccato: "C'era una volta..." in stile fiaba) infatti comunica in maniera verbale, non verbale e con il mezzo cinematografico la chiusura di qualcosa, che sia quel modo di fare cinema o la carriera del creatore di Pulp Fiction (opera irripetibile, e ogni nuovo lavoro lo dimostra). L'atmosfera è malinconica. Si lega moltissimo con il sublime duo Pitt - DiCaprio. Ci si potrebbe quasi commuovere (è davvero un film di Tarantino quello che sto guardando??), non perché è in gioco la loro vita, ma perché si assiste ala disillusione di due amici, i cui sogni sono morenti, probabilmente spenti nel caso di Cliff.

Queste novità a mio parere sono croce e delizia di quest'ultima fatica del buon Quentin. Non le apprezzo tutte. Non apprezzo questo blasonato omaggio al cinema; il cinema si omaggia creando un bel film, non parlando del mondo del cinema. Il cinema e il mondo del cinema sono due cose diverse. Personalmente amo il cinema, ma ho davvero poco interesse sul mondo dei produttori, su come Tizio abbia ottenuto per caso la parte al posto di Caio. A dirla tutta, ho sempre mal digerito quei film in cui i personaggi sono degli attori, e li vediamo quindi recitare un film nel film. Potrebbe essere questo il "miracolo" di Tarantino, perché C'era una volta a Hollywood me lo sono goduto. Potrebbe, ma non è questo.

Il fatto è che Quentin avrebbe potuto sfruttare l'intera struttura messa in piedi (i personaggi, l'ambientazione) e semplicemente impostare il film alla sua classica maniera:


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Invero, tutto questo è ridotto all'osso.

Cosa c'è dunque al posto di dialoghi brillanti e dello splatter? C'è Cliff che ascolta musica in auto mentre attraversa Hollywood, c'è Sharon Tate appagata dalle risate degli spettatori in sala, c'è Rick Dalton che dimentica le battute e si parla allo specchio. Veri e propri spezzoni di vita vissuta, privi sostanzialmente di un qualche scopo. Eppure quanto sono belli? L'automobile, vero e proprio marchio di fabbrica tarantiana, qui non è mai stata tanto presente. Cliff in sella all'auto è a tutto gli effetti un cowboy con il suo cavallo. Così ascoltare la radio mentre si guida (Grindhouse, Pulp Fiction). E ancora, l'auto come vero e proprio luogo in cui i personaggi si incontrano, parlano; è in auto che succedono le cose, e si prendono decisioni. Tarantino ama così tanto questo spazio che anche nei film in cui non esistevano, trova comunque sfogo nelle carrozze (Django Unchained, The Hateful Eight). Queste scene le ho trovate fantastiche, avrei potuto guardarle ed ascoltarle a lungo, così come un Christian Bale esistenziale in Knight of cups.

Lo stile è eccezionale, C'era una volta a Hollywood è proprio bello da guardare. Guarderete tutto, e dico tutto, il repertorio di inquadrature tipiche del regista americano. Inoltre, non si può non apprezzare l'ambientazione ed i costumi, aspetto rasente la perfezione.

Se dovessi ragionare in base a ciò che ha reso famoso Tarantino direi che è un peccato che il regista in grado di farti ricordare per sempre personaggi visti letteralmente per pochi minuti (Larry "quel caxxo di cappello" Gomez, il maggiore Dieter Hellstrom ed ovviamente il signor Wolf) qui scelga di non cogliere l'infinito potenziale a disposizione:
- Emile Hirsch, ahimè impalpabile e anonimo;
- Timothy Olyphant, preso forse per la sua caratteristica camminata;
- Al Pacino, in versione "Robert De Niro in Jackie Brown";
- Scoot McNairy, attore a mio bravissimo ad interpretare personaggi sopra le righe.

Stessa cosa all'incirca per Michael Madsen e Luke Perry.

Bene invece Margaret Qualley, Kurt Russell, Damon Herriman, Bruce Dern...e Mike Moh.

Tarantino sceglie di rischiare con coraggio; perché in tanti misureranno il film negli esplosivi minuti finali, ignorando sostanzialmente il resto. Se non fosse che non farà altri film, con il tempo imparerei ad accettare totalmente questo nuovo Tarantino. Anche un Terrence Malick ha goduto di cast stellari per poi ignorare completamente il mainstream realizzando dei capolavori invendibili. Non essendo possibile, più avanti rivedrò questo C'era una volta a...Hollywood fino a digerirlo del tutto.

FABRIT  @  19/09/2019 15:44:32
   8½ / 10
un omaggio al cinema?
secondo me tutti i film di Tarantino sono un omaggio al cinema, un omaggio a noi spettatori di cinema...
parlare del film è superfluo, il peggio di Tarantino è comunque preferibile al meglio del 90% degli altri registi...
la sclerata in strada di Di Caprio quando incrocia la Manson family in caccia di vittime su un vecchio macinino traballante vale da sola il prezzo del biglietto, come le bellissime musiche, la scenografia, la regia cosa ve lo dico a fare.....
W il cinema di Quentin Tarantino

anthony  @  19/09/2019 12:40:06
   10 / 10
Fosse "C'era una volta a.. Hollywood" il canto del cigno del geniaccio di Knoxville, avrebbe perfettamente senso; sarebbe il suggello di una carriera fantastica e irripetibile, magica e favolosa.
In questo affresco monumentale della Hollywood, in radicale mutamento, del 1969.. Tarantino ci narra meravigliosamente questa fiaba sul Cinema di un'epoca (cinematografica) che non sarà più.
Mai come questa volta, Quentin ci porta per mano raccontandoci una storia per immagini, suoni, atmosfere e 'sensazioni'... rinunciando - in parte- ai dialoghi scatenati, taglienti e sopra le righe che da sempre lo hanno contraddistinto; questa caratteristica ha portato diverse persone a sentenziare, di già, a un (supposto) calo vertiginoso delle qualità di regista e di sceneggiatore del nostro, a una mancanza di idee.... etc, etc.. Ecco allora che, intorno al fan deluso, si costituisce un sistema inflazionato sul peggioramento delle 'prestazioni' del regista a ogni film che fa, andando avanti...
Sì, "C'era una volta a..Hollywood'' parla per immagini e sensazioni e lo fa in modo eccezionale; non mi soffermerò, quindi, sui livelli oggettivamente 'oltre' di regia, a livello tecnico o di direzione degli attori.. perché quando si parla di Tarantino è quantomai superfluo.

Ci troviamo, invero, dinanzi a un capolavoro di cinema sul cinema.. un immersione totale, stratificata e complessa nella (e della) cinefilia. Un atto di amore puro del Mezzo e di chi lo rende reale, dai più grandi registi fino al più remoto e dimenticato stuntman. Si piange in "C'era una volta a.. Hollywood", ci si emoziona e si si lascia andare e andare e andare fino alla sublimazione dell'atto Filmico.
Il Cinema è potere ed è amore; l'Amore della f(i/u)nzione del Cinema che ha il potere di influenzare la Storia di nuovo, ancora una volta.
Per sempre.
Grazie Quentin Tarantino.

codino18  @  19/09/2019 11:33:31
   7 / 10
Gli dò 7 perchè ad un film di Tarantino non riesco a dare meno. Però faccio fatica a capirne il senso. E dopo il capolavoro le Iene e soprattutto Pulp Fiction, gli altri sono sempre stati assolutamente all'altezza (jackie Brown a parte), ma gli ultimi 2 francamente mi hanno deluso. Cioè sempre livelli alti ma forse non li ho capiti.

simonpietro92  @  19/09/2019 11:30:53
   4½ / 10
Inizio con il dire che non avevo nessun preconcetto prima di vedere questo film. Si, tarantino mi piace molto ma ogni film lo guardo come se fosse da zero. Credo che sostanzialmente in questa pellicola si parli «dell'auto-monumento di un regista convinto di potersi permettere qualsiasi cosa».
E' una continua citazione alle sue convizioni cinematografiche che a me personalmente mi hanno annoiato. Sceneggiatura volutamente assente, nonostante l'ottima interpretazione degli attori (ti piace vincere facile).
Il film per me non è mai decollato e non mi è arrivato quello che voleva trasmettere dell'america del 69. So che verrò criticato molto per questo commento ma purtroppo sono uscito dal cinema molto deluso e non posso far finta di dire "è bellissimo" solo perchè è un film "di marca"

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2 risposte al commento
Ultima risposta 19/09/2019 14.58.22
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jek93  @  19/09/2019 08:22:49
   8 / 10
Nonostante i dialoghi non sempre eccellenti e una durata eccessiva, si tratta comunque di un ottimo film, consigliato specialmente per gli amanti di Tarantino.

Invia una mail all'autore del commento Bosso92  @  18/09/2019 23:17:09
   7 / 10
Non me ne intendo di cinema, non ho mai studiato l'argomento. Credo che sia un bel film. Io la vedo anche come un'omaggio al cinema degli anni '60.

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