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MONTGOMERY CLIFT

MONTGOMERY CLIFT
Vero Nome: Edward Montgomery Clift
Data di nascita: 17/10/1920
Luogo di nascita: Omaha - Nebraska - USA
Data di morte: 23/07/1966
Altezza m1,78

Tormentato, introverso e taciturno, intenso e disperato, solitario fino quasi all'autolesionismo, emblema di una tipologia maschile che rifugge dal machismo, Montgomery Clift è stato sicuramente la faccia più sofferta e triste che si sia mai vista sullo schermo, incarnando, con perfetta aderenza, la gioventù americana del dopoguerra, con le sue insicurezze, le sue ansie, le sue frustazioni, i suoi fallimenti affettivi e sentimentali.
Insicurezze, ansie, frustazioni e fallimenti, accentuati e drammatizzati, forse, dalla vera o presunta omosessualità, sicuramente non liberata, indubbiamente non accettata, ma che, dolorosamente, traspariva, dai lineamenti tormentati del volto e dallo sguardo dei suoi bellissimi occhi verdi, luminosi e innocenti, ma al contempo, anche, mutevoli e sfuggenti.

Bello come pochi ma umiliato e offeso dalla vita, Montgomery Clift, Monty, come veniva affettuosamente chiamato dai pochissimi amici, nacque il 17 ottobre del 1920 a Omaha nel Nebraska (la stessa città di MARLON BRANDO), come Edward Montgomery Clift. Suo padre, William Brooks Clift era un affermato banchiere e agente di cambio di Wall Street, mentre la madre, Ethel Fogg, familiarmente chiamata Sunny, si occupava della casa e dell'educazione dei tre figli: Monty, la gemella Roberta-Ethel e il maggiore Brooks; ed è stata proprio lei, la madre, la figura femminile dominante della sua vita, che si concretizzerà, successivamente, in amicizie con donne più mature di lui.
Ethel in realtà non era una Fogg di nascita, ma era stata adottata da bambina da questa famiglia americana dell'alta borghesia, e solo da adolescente è venuta a sapere che i suoi genitori naturali erano Woodburry Blair, figlio di Montgomery Blair, segretario di Lincoln e Maria Anderson, figlia del colonello Robert Anderson, comandante le forze dell'Unione durante la guerra civile americana.

Quando il marito era impegnato a New York per lavoro, Sunny, spesso prendeva con sè i bambini e trascorreva lunghi periodi in viaggio per l'Europa, soggiornando nei vari paesi, fra cui l'Italia, alloggiando in hotel di lusso; oppure si trasferiva nella loro casa delle Bermude, portandosi dietro l'insegnante privato con il compito di istruire i bambini.
Quando nel 1929, il mercato azionario entrò in crisi, i Clift furono costretti a ridimensionare il loro tenore di vita: posero fine alla loro abitudine di viaggiare, e si trasferirono in un'abitazione più modesta a New York.
Fu questo il primo di una serie di trasferimenti, che porteranno, successivamente, la famiglia Clift, a stabilirsi, a Sarasota, in Florida, a Sharon, nel Massachusetts, ed infine fare ritorno a Manhattan, quando, con la ripresa della borsa, gli affari del padre tornarono ad essere positivi.

Nel 1933, a Sarasota, su suggerimento del suo insegnante privato, Walter Hayward, Monty entrò a far parte di una compagnia di attori dilettanti, messa su dalla gioventù locale, ottenendo una piccola parte nella commedia di Rachel Crothers 'As Husbands'.
La mamma, intuendo immediatamente le notevoli doti recitative del figlio, lo assseconda nella sua naturale predisposizione e lo incoraggia ad intraprendere la carriera artistica.
Dopo il trasferimento a Sharon nel Massachusetts, nel 1934, Monty sostenne un provino a Broadway, nel corso del quale stupisce tutti per l'intensità e la naturalezza della sua recitazione, ottenendo un ruolo nella commedia 'Fly Away Home'.
Lo spettacolo ottenne un grosso successo e le repliche si protrassero per ben due stagioni, facendo di Clift, a soli sedici anni, una delle star più importanti di Broadway.
Nel corso dei tre anni successivi, recita in parecchi allestimenti teatrali, compresi: 'There Shall Be No Night', 'The Skin of Our Theeth', 'Our Town' e 'Foxhole in the Parlor'.

Intanto, mentre Brooks, il fratello maggiore ed Ethel, la sua gemella, venivano mandati regolarmente a scuola, conseguendo una preparazione adeguata per poter frequentare l'università, Monty, su disposizione della madre, ha continuato ad essere seguito dall'insegnante privato (tranne una breve parentesi presso la Dalton School di New York), con la conseguenza di vedersi preclusa la possibilità di conseguire qualsiasi titolo di studio; cosa della quale si rammaricherà per tutta la vita.
Il motivo per cui questa donna potente, non volle far frequentare al figlio le scuole pubbliche, non è mai stato del tutto chiaro: forse perchè, sicura delle qualità artistiche del ragazzo, era convinta che non avesse bisogno di un'educazione scolastica o, più probabilmente, perchè volle, testardamente, esercitare sempre un controllo completo sulla vita del figlio.

Nel 1939, nel corso di una vacanza in Messico col suo amico Lehman Engel, durante il quale conobbe, tra gli altri, l'attore John Garfield, Clift venne colpito da una grave forma di dissenteria, che lo costrinse ad interrompere il viaggio; circostanza che si ripresenterà frequentemente negli anni a venire, tanto da essere esonerato dal servizio militare.
L'anno successivo recita nel dramma di guerra 'There Shall Be No Night' di Robert E. Sherwood, nel quale ha come partner Alfred Lunt e Lynn Fontanne. Costoro iniziano a prendere sotto la loro protezione il giovane attore, arrivando a considerarlo quasi come un figlio; la loro influenza è stata talmente grande e positiva che Monty, per un certo periodo di tempo, smise di bere alcolici; sarà proprio il ritorno alla dipendenza dall'alcol che raffredderà, in seguito, il loro rapporto. Comunque. il lavoro ottiene molto successo e le recite si protraggono fino al 1941.
Del cast faceva anche parte l'attrice Phyllis Thaxter, con cui Monty instaura una certa relazione, ma la sua passione reale era per un giovane attore, con cui formava coppia fissa, fino a quando, costui, nel 1942, non si arruolò in marina. La sua vita privata, in quel momento, era di una confusione sessuale estrema: tendenzialmente gay, cercava di reprimere la sua inclinazione, intrattenendo rapporti insoddisfacenti anche con donne. Ed è stata, probabilmente, questa sua incapacità a gestire la propria sessualità a spingerlo verso le droghe e l'alcol.

Il 1942 ha rappresentato un anno molto significativo della sua vita; è apparso nello spettacolo sperimentale, 'Mexican Mural', ed ha fatto conoscenza con Mira Rostava, Kevin McCarthy e Libby Holman.
Con Kevin McCarthy e con sua moglie Augusta, Monty intrattenne un rapporto di amicizia molto intenso: divennero i loro confidenti più intimi, spesso facevano le vacanze insieme, insomma riuscirono a fargli sentire quel calore familiare di cui aveva estremo bisogno; tuttavia, pur restandogli a lungo fedeli, alla fine furono messi, dallo stesso Monty, nella condizione di non poterlo aiutare nella sua galoppante nevrosi.
Mira Rostova, invece, era un'attrice di origine russa, elettasi sua consigliera artistica, che prese l'abitudine di accompagnarlo sul set dei suoi film e ad interferire nel suo lavoro, approvando o disapprovando, con un gesto della testa, il suo modo di recitare, suscitando così, l'ira dei registi.
Una curiosa storia di amore e morte, invece, lega Clift a Libby Holman, una ex cantante, più anziana di lui tanto da poter essere sua madre, vedova di un magnate del tabacco, morto in circostanze misteriose, per una ferita di arma da fuoco, della cui morte è stata accusata e sottoposta a processo, la Holman stessa. Scagionata, ha ereditato una fortuna e si è messa ad idolatrare Clift, tanto che qualcuno sospetta essere stata la cattiva consigliera dell'attore, che dietro suo suggerimento si abituò ad alcol e pillole. Qualcuno sospettò che il loro rapporto fosse di natura sessuale, altri decisamente lo negano, ma ammettono che lei lo dominò più o meno allo stesso modo della madre. Quando Clift morì, anche lei si suicidò, facendosi intossicare dai gas di scarico della sua auto.
Intanto il legame di Monty con la vera madre si era trasformato in un rapporto di odio-amore: Monty non sopportava la dipendenza da lei, eppure non ne poteva fare a meno. Comunque nel 1943 l'attore trovò la forza di farsi una casa propria, dove andare a trascorrere da solo, almeno i fine settimana.

Nel 1944, Clift prese parte ad un lavoro di Lillian Hellmans, 'The Searching Wind', un altro dramma di guerra che lo fa diventare l'attore giovane più importante di Broadway, e di cui, per un certo tempo, si studiò la possibilità di farne un versione cinematografica. Invece continò a lavorare in teatro, e sostenne il suo ultimo ruolo teatrale, nel lavoro di Tennesee Williams - Donald Windham, 'You Touched Me!'

Durante questo lasso di tempo, grazie alla popolarità acquisita sui palcoscenici di Broadway, Monty è stato fatto oggetto di forti pressioni, da parte dei rappresentanti dell'industria cinematografica, che cercavano di convincerlo a trasferirsi a Hollywood, per dedicarsi al cinema.
Ma, Clift, giustamente, continuò a rifiutare tutte le offerte: amava il cinema, ma per il momento preferiva continuare a recitare a Broadway.
Solo parecchi anni più tardi, si decise di recarsi a Hollywood per sottoporsi ad alcuni provini, chiarendo subito che avrebbe accettato di lavorare nel cinema soltanto alle sue condizioni.
Nel 1948, finalmente, firma il suo primo contratto e gira, dimostrandosi superlativo, e meritandondosi subito la prima nomination ai premi Oscar, il drammatico "ODISSEA TRAGICA", di Fred Zinemann, che narra la storia di un bambino cecoslovacco, reduce dai campi di concentramento nazisti, e di un soldato americano che lo raccoglie e lo accudisce, mentre la madre, disperata, lo cerca per tutta Berlino.
Quasi contemporaneo, tanto da non riuscire ancora, a stabilire con certezza quale sia la sua pellicola d'esordio, è il film di Howard Hawks, "FIUME ROSSO", uno dei western più belli di tutti i tempi, nel quale si confronta con John Wayne, suo padre adottivo, in uno scontro edipico, durante un viaggio di trasferimento di una mandria, dal Texas al Missuri, culminato in un combatimento selvaggio, al loro arrivo ad Abilane.

Rivelandosi interprete di altissimo livello, recitando in modo assolutamente nuovo, più coi gesti e la mimica che con le battute e i dialoghi, Monty, con solo due film, conquista una vasta popolarità riscuotendo un grandissimo successo in tutto il mondo.
Campione dell'esistenzialismo americano, tutta la 'gioventù bruciata' e i 'ribelli' che gli sono stati contemporanei o sono venuti dopo, da Brando a Dean, da De Niro a Penn, gli devono qualcosa, soprattutto per aver loro indicato la strada da seguire, e aver fatto del cinema lo strumento per capire il vuoto morale delle nuove generazioni uscite dalla guerra, sovvertendo, in questo modo, i canoni recitativi, mielosi e superficiali, che fino ad allora, i personaggi hollywoodiani avevano rappresentato.
Trasformatosi in una stella di Hollywood, continuò il suo legame con Mira Rostova, che si improvvisò sua insegnante di recitazione, dopo l'abbandono, da parte di Monty, dell'Actor's Studio di Lee Strasberg, che, in quegli anni, andava diffondendo, tra i giovani attori americani, il famoso 'Metodo Stanislavskij'; metodo che lui trovava non adatto e dispersivo.
Dopo aver sostenuto, nel 1949, il ruolo del pretendente, avido e senza scrupoli, di una ricca ragazza, nella New York del 1850, in "L'EREDITIERA", di William Wyler; l'anno successivo è protagonista del bellico "LA CITTA' ASSEDIATA", nel quale interpreta il ruolo di un pilota americano a Berlino, alla fine della seconda guerra mondiale, che si innamora di una ragazza tedesca che, però, nasconde un segreto.

Un'altra profonda, tenera amicizia, lo legherà negli anni, a ELIZABETH TAYLOR (una delle poche donne che Montgomery Clift accettò nella sua vita), l'attrice dagli occhi viola conosciuta sul set di "UN POSTO AL SOLE".
Per la verità, la Taylor, fin dal loro primo incontro, rimase folgorata dalla bellezza di Clift, e se ne innamorò perdutamente; amore che poi si trasformò in sincera amicizia, quando Monty esplicitamene, le fece capire (presentandosi sul set in compagnia di un ragazzo francese di nome Giles), che non avrebbe mai potuto amarla: 'per qualunque cosa tu abbia bisogno, io ci sarò sempre e comunque', gli disse Liz.
Nel dramma di George Stevens, Montgomery delinea un altro dei suoi personagi negativi, che caratterizzarono, per un certo periodo di tempo, la sua carriera, che lasceranno poi il posto a delle caratterizzazioni più raffinate e romantiche, e a una recitazione più struggente e introspettiva, presente in lui, a dire il vero, fin dai primissimi esordi, che ne faranno l'interprete ideale di opere melodrammatiche e sentimentali.

Dopo 'UN POSTO AL SOLE', che gli procura la seconda nomination agli Oscar, Clift accetta volentieri di venire in Italia (da bambino aveva dimorato a lungo a Milano, Firenze, Roma e Napoli), per girare con Vittorio De Sica il film "STAZIONE TERMINI", con Jennifer Jones, un'intensa e infelice storia d'amore tra un professore e una turista americana in vacanza a Roma.
Notevole è la sua interpretazione di Padre Logan, il sacerdote, ingiustamente accusato di omicidio e impossibilitato a rivelare il nome del vero assassino, perchè legato al segreto confessionale, nel dramma di Alfred Hitchcock, "IO CONFESSO"; così come quella, sofferta e nevrotica, di Robert Prewit, ex pugile e soldato, di stanza alle Hawai, alla vigilia di Pearl Harbor, nel film di Fred Zinnemann, "DA QUI ALL'ETERNITA'", un forte messaggio antimilitarista, tratto dal romanzo omonimo di James Jones, che mostra, senza compiacimento ma con crudo realismo, tutta la corruzione, la meschinità, la durezza e la brutalità fine a sè stessa, dell'esercito e della vita di caserma. Puntuale, a riconoscimento della sua classe e della sua arte, arriva la terza nomination agli Oscar, come miglior attore protagonista.

Durante la lavorazione del film di Edward Dmytryk, "L'ALBERO DELLA VITA", ancora con ELIZABETH TAYLOR, una sera di maggio del 1957, Clift, di ritorno da una festa nella villa della diva e del marito Michael Wilding, subisce un tragico incidente d'auto (i più dicono un fallito tentativo di suicidio, dopo una incomprensione con Kevin McCarthy, il giovane attore che Clift considerava il suo amico e confidente più intimo), che gli sfigurò gravemente il viso, "il più bel viso di Hollywood", rendendolo quasi irriconoscibile, e costringendolo a sottoporsi ad una serie di interventi di chirurgia plastica che, tuttavia, non gli restituiranno più i lineamenti bellissimi di una volta.
Fra i primi ad accorre sul luogo dell'incidente, la Taylor riuscì, ascoltando i lamenti dell'amico, a salvargli la vita, cavandogli, letteralmente i denti dalla gola, che minacciavano di soffocarlo.
Gli ricucirono il viso con sottili fili metallici, ma il labbro superiore cambiò forma, il naso, perfetto, divenne fotografabile solo da sinistra, e un innaturale rigonfiamento gli si formò sotto gli occhi. Solo gli occhi restarono gli stessi, ma persero quella luce di romantica tristezza, diventando, invece, lo specchio del suo terrore.

Dopo una degenza in ospedale di solo otto settimane, appena ristabilito (anche se in realtà Monty non si riprese mai più dall'incidente, sia fisicamente che mentalmente), torna sul set e gira, ancora per la regia di Edward Dmytryk, il kolossal bellico "I GIOVANI LEONI", con MARLON BRANDO, tratto dal romanzo di Irvin Shaw, sulla seconda guerra mondiale e sui tragici destini incrociati, di un giovane ufficiale nazista che, a poco a poco prende coscienza dei suoi errori, e di un timido studente ebreo, coinvolto, suo malgrado, nell'immane conflitto.
Successivamente è protagonista della commedia sentimentale "NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI"; poi torna a recitare, per la terza volta, accanto a ELIZABETH TAYLOR, in uno dei suoi film più belli, "IMPROVVISAMENTE L'ESTATE SCORSA", di Joseph Mankiewicz, nel quale interpreta il ruolo di un dottore di un ospedale psichiatrico, al quale si rivolge Katherine Hepburn, per far lobotomizzare la nipote, rimasta traumatizzata dalla misteriosa morte del cugino.
Straordinariamente aderente è poi l'interpretazione del suo personaggio in "FANGO SULLE STELLE", dove impersona un inviato dell'amministrazione Roosvelt nel Teennesse, per cercare di convincere i contadini a far costruire una diga sui loro terreni, ma dovrà fare i conti con una testarda vedova e con l'ostilità dei razzisti locali.
Nel 1961 c'è l'incontro con MARILYN MONROE, sua compagna d'insonnie e d'infelicità, che dirà di lui: "è l'unica persona che io conosco che sta peggio di me". La conoscenza avviene sul set della pellicola "GLI SPOSTATI", di John Huston, un western disperato e crepuscolare che rappresenta il testamento spirituale, sia della stessa Marilyn che dell'altro interprete maschile, CLARK GABLE, i quali moriranno di lì a poco, a breve distanza l'uno dell'altra, subito dopo la fine delle riprese del film.
Già minato dalle nevrosi, Clift si convinse che anche la sua fine era vicina, ma trova lo stesso la forza di volontà di interpretare "VINCITORI E VINTI", il film di Stanley Kramer sul processo di Norimberga ai criminali nazisti. Il film, con un cast veramente stellare (Spencer Tracy, Burt Lancaster, MARLENE DIETRICH, Richard Widmark, Maxmilian Shell), rappresenta uno straordinario contributo alla più spaventosa e inumana tragedia del ventesimo secolo; con un'agghiacciante sequenza, quella della sconvolta tesimonianza davanti alla corte, dello stesso Clift (che ottenne la terza nomination agli Oscar), nel ruolo di un ebreo tedesco, sterilizzato dai nazisti perchè omosessuale e figlio di comunista.
Nel 1962 lavora di nuovo con John Huston nel biografico "FREUD - PASSIONI SEGRETE", nel quale la sua recitazione diviene di una intensità drammatica così affinata e profonda da traboccare, quasi dallo schermo. Poi, le sue nevrosi e le sue insicurezze lo tengono lontano dagli schermi per quasi quattro anni.

Tremante, spiritato, l'ombra di se stesso e del bellissimo uomo che era stato, torna a recitare nel 1966, in un film francese da guerra fredda, mediocre e malriuscito, "L'AFFARE GOSHENKO", che rappresenta la sua ultima, definitiva apparizione.
Mentre attendeva di girare "Riflessi in un occhio d'oro", con ELIZABETH TAYLOR, ponendo fine al "più lungo suicidio di tutta la storia del cinema", colpito da un attacco di cuore, già minato dall'alcol e dalle droghe, muore il 23 luglio del 1966, a quarantasei anni, lasciando un segno indelebile nel mondo del cinema, ma anche una pesante eredità ai giovani attori che sono venuti dopo di lui.
E' sepolto di cimitero di Quaker.

FILMOGRAFIA

1948 - IL FIUME ROSSO regia di Howard Hawks
1948 - ODISSEA TRAGICA regia di Fred Zinnemann
1949 - L'EREDITIERA regia di William Wyler
1950 - LA CITTA' ASSEDIATA regia di George Seaton
1951 - UN POSTO AL SOLE regia di George Stevens
1953 - IO CONFESSO regia di Alfred Hitchcock
1953 - DA QUI ALL'ETERNITA' regia di Fred Zinnemann
1953 - STAZIONE TERMINI regia di Vittorio De Sica
1957 - L'ALBERO DELLA VITA (1957) regia di Edward Dmytryk
1958 - I GIOVANI LEONI regia di Edward Dmytryk
1959 - IMPROVVISAMENTE L'ESTATE SCORSA regia di Joseph L. Mankiewicz
1959 - NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI (1959) regia di Vincent J. Donehue
1960 - FANGO SULLE STELLE regia di Elia Kazan
1961 - VINCITORI E VINTI regia di Stanley Kramer
1961 - GLI SPOSTATI regia di John Huston
1962 - FREUD - PASSIONI SEGRETE regia di John Huston
1966 - L'AFFARE GOSHENKO regia di Raoul Levy

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Biografia a cura di Mimmot - ultimo aggiornamento 31/03/2005

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