Recensione sacro e profano regia di Madonna Gran Bretagna 2007
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Recensione sacro e profano (2007)

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locandina del film SACRO E PROFANO

Immagine tratta dal film SACRO E PROFANO

Immagine tratta dal film SACRO E PROFANO

Immagine tratta dal film SACRO E PROFANO

Immagine tratta dal film SACRO E PROFANO

Immagine tratta dal film SACRO E PROFANO
 

A.K., Holly e Juliette vivono insieme a Londra. Ciascuno a suo modo cerca di sbarcare il lunario e, contemporaneamente coltivare i propri sogni. Quindi Holly, mentre sogna di andare in Africa, lavora in una farmacia, da cui di tanto in tanto ruba qualcosa, Juliette studia danza e, la sera per guadagnare qualcosa, va a lavorare come lap dancer in un locale e A.K. per mantanere il suo gruppo gypsy/punk, si dedica ai suoi clienti masochisti, con divise e frustini.

Carosello di immagini colorate, ma anche un po' fasulle, l'esordio alla regia della versatile Madonna si lascia guardare con divertito stupore, che però scivola via quasi subito dopo l'uscita dalla sala.

La sensazione è quella di assistere all'idea che da Chelsea ci si può esser fatti delle persone che abitano a Camden, o un quasiasi altro quartiere popolare di una città troppo grande per avere un solo cuore.
Andrè è un "prostituto" sui generis, dalla ricca collezione di frustini e catene, e si dedica ai suoi clienti dall'educazione vittoriana e dai gusti un po' retrò. Il suo gruppo gypsy/punk è l'anima dei suoi sogni, e passa le sue giornate a distribuire demo, che nessuno ascolta.
Juliette avrebbe preferito, come ogni ragazza con una cultura classica, trovare lavoro come ballerina in una compagnia, ma l'unica sua scrittura è al momento in un bar come lapdancer. Mentre i sogni di Holly riguardano l'Africa e per inseguirli lascia la scuola di medicina e si mantiene lavorando in una farmacia. I tre abitano insieme in una casa e il loro vicino è un poeta cieco, interessato ad Andrè e depresso dal fatto di aver perso in un sol colpo la vista e l'ispirazione.

La storia è tutta qua. Ognuno avrà il suo momento, e tutti prima o poi troveranno la loro strada.
Semplicistico come un testo per le elementari. E manicheo alla stessa maniera.
Ci sono solo due tipi di persone: quelle che cercano di essere buone e quelle che cercano di essere cattive. E a quanto pare non ci si diverte più di tanto a fare i buoni.
Certo alcuni momenti risultano esilaranti, come quello in cui la moglie di uno dei clienti di Andrè si veste da scolaretta per adescare il marito, e poi gliele suona di santa ragione, o quello in cui Juliette si sbronza per ballare sul palco imitando Britney Spears. Ma non abbastanza per reggere un intero film, che alla fine risulta una versione molto annacquata di un qualsiasi film su convivenze tra scoppiati e storie di vita vissuta pericolosamente.

Il tutto sembra sempre un po' troppo patinato per essere vero, e i personaggi hanno una scarsa consistenza, una psicologia semplificata che li rende poco interessanti.
Non si va mai oltre l'espressione facciale, tutto è rimandato alla voce narrante, che con una simpatica, ma inutile sottolineatura racconta e definisce il tutto, spiegando alla fine allo spettatore che per andare in paradiso bisogna prima passare per l'inferno; sarà vero, certo ma pare una frase da cioccolatini.

La regia è pulita e senza forzature, niente affatto pretenziosa, semmai liberamente ispirata a quella dell'ex marito della cantante, che da sempre racconta di scoppiati e gente di ogni tipo con uno stile fresco e poco avvezzo allo sviluppo delle psicologie dei personaggi.
La colonna sonora è chiassosa e ben orchestrata, ma qui siamo in mano ad una professionista, che se da una parte non resiste alla tentazione di inserire i suoi brani, dall'altra esalta a dovere i Gogol Bordello, sua ultima scoperta e trascinante gruppo est europeo trapiantato a New York, il cui cantante interpreta convincentemente la voce narrante e protagonista Andrè.
La recitazione di tutto il cast è spontanea, e questo regala comunque momenti coinvolgenti, a dispetto dei difetti di quella che comunque rimane un'opera prima di una famosa esordiente, che forse come regista può crescere, almeno molto più di quanto ha provato a crescere come attrice.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 12/06/2009

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