Recensione star wars episodio i - la minaccia fantasma regia di George Lucas USA 1999
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Recensione star wars episodio i - la minaccia fantasma (1999)

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locandina del film STAR WARS EPISODIO I - LA MINACCIA FANTASMA

Immagine tratta dal film STAR WARS EPISODIO I - LA MINACCIA FANTASMA

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Con "La minaccia fantasma", George Lucas inizia la realizzazione del suo sogno di dare completezza alla saga di "Star Wars" e, per una trilogia "prequel" che fosse da premessa alla inimitabile trilogia arcinota, propone un episodio che per molti aspetti ricalca la struttura del IV, cioè quello noto semplicemente come "Guerre stellari".

In un certo senso, le due trilogie presentano aspetti comuni: mentre i primi episodi si manifestano più "autonomi", gli intermedi fungono da raccordo a quelli "conclusivi".
Abbiamo infatti il giovane Jedi Obi Wan Kenobi e il suo maestro Qui Gonn Jinn, abbiamo un personaggio femminile che copre un ruolo istituzionale che maschera un'amazzone coraggiosa e risoluta (la Regina Amidala), troviamo i "cattivi" (la federazione del commercio) che proprio furbi non sono, sempre manovrati dal personaggio oscuro che non rivela la sua identità. Infine troviamo anche qui i due impagabili droidi.
Il gruppo dei personaggi collima quasi perfettamente con quelli del 1977, ma qui abbiamo una "novità": Anakin Skywalker. Ma Anakin non è nuovo!
È che qui lo troviamo nelle fattezze di un bambino attira-baci-e-carezze che nasconde un segreto del quale è inconsapevole. Il bambino è una "vergenza", ovvero il coagulo dei minuscoli elementi che compongono la "Forza" e che ha trovato albergo ideale nel ventre della madre.
Una specie di Messia? Anakin non è un Messia, ma è colui che porterà equilibrio nella Forza e dunque nell'intero universo. Non è un Messia poiché in lui prevalgono elementi di umanità comunissimi: costretto dagli eventi a lasciare la madre in schiavitù, il suo pensiero è costantemente rivolto a lei e alla sua possibile liberazione e questo gli procura ansia, paura, ira, odio, sofferenza. Elementi che rischiano di condurlo al "lato oscuro" della Forza. Per questo il ragazzo rappresenta un potenziale pericolo.

Ma che cosa rappresenta Anakin e cos'è la Forza?
Va detto che il fascino di Star Wars nasce proprio da questo substrato mistico/filosofico/religioso, piuttosto che dall'affascinante tripudio di astronavi e scontri di squadriglie armate, che alla fine stancano.
La Forza può essere Madre Natura, Dio, la vita, l'anima. Forse è tutto e niente, ma è qualcosa che noi spettatori possiamo ricondurre a molte esperienze personali, se non altro facendoci aiutare proprio dal "lato oscuro": "Rabbia, paura, aggressività, il lato oscuro esse sono. Se una volta il sentiero del lato oscuro tu intraprendi, per sempre esso guiderà il tuo destino". Così dice Maestro Yoda a Luke in "The Empire strikes back" e così possiamo, con i dovuti correttivi, riscontrare noi, nel vivere quotidiano. Il lato oscuro non è più forte, né più potente: è semplicemente la strada più facile da percorrere. Quotidianamente possiamo constatare il numero di volte in cui cediamo al "lato oscuro" e cadiamo nella collera, nella rabbia, sentendoci tuttavia peggio di prima e insoddisfatti.
Il bambino che vediamo nella "Minaccia fantasma" in un certo senso ci tranquillizza e ci affeziona al mostro Darth Vader/Fener.
Adesso sappiamo che ha amato e che ha provato gli stessi sentimenti di un essere umano. Lo sapevamo già perché conosciamo la fine della trilogia storica, ma adesso la nostra è una conoscenza completa. Più in là, nei due episodi successivi si vedrà che il processo di trasformazione in Darth Vader/Fener non dipenderà da sete di potere ma più semplicemente da un desiderio di sicurezza, da una ricerca di un appiglio, di un rifugio. E quel rifugio gli proviene solo ed esclusivamente in quel momento dal "lato oscuro" della Forza, e in esso riporrà la sua fede.
Proprio così: Darth Vader è un essere malvagio, spietato, ma ha una fede che sconvolge. Impossibile non ricordare quanto sia stridente il contrasto tra una sua frase e un suo gesto: di fronte agli elogi della capacità distruttiva della Death Star (Episodio IV), egli rivendica il potere inimitabile della Forza. Un consigliere del governatore Tarkin osa deriderlo e in tutta risposta ottiene un saggio di come possa essere possibile per Darth maneggiare la sua vita mentre tuona "Trovo insopportabile la tua mancanza di fede". Il massimo rispetto per la Forza e il massimo spregio per la vita...

Si comprende dunque come Anakin sia un personaggio complesso, non qualificabile come il "buono che diventa cattivo", ma come un archetipo di ciò che si può essere se solo lo si voglia. È un esempio di come il destino possa essere ciò che si fabbrica con le proprie mani, con la propria volontà, e non come una strada già tracciata aprioristicamente.
Anakin/Dath Vader, è una sorta di Innominato manzoniano. Terribile, misterioso, eppure con una sola possibilità di essere "toccato", ma non di certo da una spada laser...
La chiave per aprire il suo cuore è la stessa che lo ha chiuso al principio: l'amore per la sua famiglia.
Valori universali, principi eternamente validi con i quali Lucas permea le storie avventurose che solo superficialmente costituiscono la trama dell'intera saga. E le storie avventurose sono sempre incastonate in luoghi senza "dove" e senza "quando".
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana: un luogo che può trovarsi qui e altrove, oggi, domani, o ieri. Luoghi fantastici, immaginari (e non tanto), dai quali si desidera fuggire o verso cui si vorrebbe trovare rifugio. Mondi che possono consistere in proiezioni delle nostre realtà o delle società che vorremmo vivere: il pianeta Tatooine, che non offre alcun sollievo, può rappresentare una condizione psico-fisica di malessere; per contro, il lussureggiante pianeta di Naboo racchiude tutte le qualità di un mondo civilizzato: una democrazia che elegge una "regina", una regina che più che alla politica aspira al bene del suo popolo e che cela dietro a complicatissimi costumi una combattente che si getta in battaglia per andare a "riprenderci ciò che è nostro", un mondo di armonia.

Lucas è un giocherellone e come gran parte degli americani è un bambinone; noto al mondo solo per Star Wars, ingiustamente viene visto come uno che gioca solo con le navicelle.
Il messaggio di fondo è invece intenso e colora tutti e sei episodi, e se Lucas vi ha speso l'esistenza avrà avuto i suoi motivi e il suo tornaconto. Il risultato è comunque consegnato alla storia del cinema.

Due brevi considerazioni.
Molto intensa la scena del combattimento tra i due Jedi e Darth Maul, per la quale la visione ai bambini, in America, era consentita solo se accompagnati da adulti, a causa del volto demoniaco dell'apprendista Sith. John Williams la accompagna con un sontuoso coro aramaico incalzante che dona austerità al duello.
Rimarchevole il connubio perfettamente riuscito tra antico e moderno, nel gioco tra interni ed esterni a Naboo. Le sale e i colonnati del palazzo della Regina sono gli interni della Reggia vanvitelliana di Caserta, riconoscibile per il meraviglioso scalone di rappresentanza. I costumi e le pettinature della regina - la prima volta che Lucas ha dovuto ricorrere ad una stylist - richiamano pregevoli costumi antichi orientali.

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Recensione a cura di antoniuccio - aggiornata al 23/05/2006

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