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THE WIRE - STAGIONE 1 regia di Joe Chappelle, Ernest R. Dickerson, Clark Johnson, Ed Bianchi, Steve Shill, Daniel Attias, Timothy Van Patten, Agnieszka Holland, Brad Anderson, altri

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hghgg     9 / 10  24/09/2016 21:12:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ecco qui una delle non moltissime serie tv che ha pienamente e costantemente incontrato il mio gradimento. Io ritengo sopravvalutate, in virtù di una "frenesia modaiola", molte delle decine e decine di serie tv prodotte negli ultimi anni, sempre esaltate con giudizi generosi e decisamente gonfiati.

Quella manciata di grandi serie tv venute fuori tra fine anni '90 e inizio '00 invece realmente furono le prime a portare le produzioni seriali televisive su un livello superiore di concezione, scrittura e realizzazione e realmente rinnovarono il genere, e realmente si concentravano su concretezza e qualità più che su frizzi e lazzi che troppo spesso mi trovo a sopportare in produzioni televisive recenti. Serie come "The Wire" o "The Sopranos" o "Oz" o "Six Feet Under" ("South Park" "Futurama" e "Family Guy" nell'animazione) hanno veramente portato le serie tv su un livello di qualità più alta sotto tutti gli aspetti, anche migliorandosi sotto l'aspetto tecnico rispetto ai pur sublimi capostipiti come "Twin Peaks" o "X-Files".

"The Wire" ideata e scritta da David Simon, giornalista del Baltimora Sun negli anni '80 e '90 getta uno sguardo cinico, realista e disincantato sulla città di Baltimora (specchio probabilmente dell'intera società) colpita in tutti i suoi aspetti: il traffico di droga, la criminalità, gli omicidi e poi le istituzioni, lo stesso corpo di polizia in molti suoi settori, nelle varie stagioni ha colpito i sindacati, il crimine, le istituzioni, la politica, il settore scolastico, il mondo della stampa e quello giuridico, il tutto lasciandoti costantemente grande amarezza e un ineluttabile senso di sconfitta.

Simon è uno che queste cose le ha viste per anni, è molto ben informato e soprattutto è stato tanto intelligente da saper adattare il materiale a disposizione al medium televisivo. Non è vero che, a dispetto del ritmo lento, la serie ha quasi un taglio "documentaristico" secondo me, come a volte ho letto; ha chiaramente stile e momenti assolutamente "televisivi" (un banale esempio i finali di stagione col montaggio musica-immagini di chiusura e "riepilogo" del ciclo di puntate concluso) ma anche certi dialoghi, certe scelte narrative, e va benissimo così.

Simon e gli altri autori però sono riusciti a rendere tutto il più verosimile e concreto possibile, scrivendo sceneggiature e dialoghi credibili e di alto livello e mostrando un ritratto eccellente di Baltimora, della sua vita di strada ai margini e dei suoi movimenti politici interni.

E allora si, il taglio realista e privo di qualsiasi spettacolarizzazione gratuita risulta a mio avviso esaltante, tutto sempre ben scritto e studiato, cesellato a meraviglia. Una serie fredda ? Tutt'altro, scherziamo ? Proprio per il suo realismo c'è molta più umanità in "The Wire" che nella maggior parte delle altre serie tv passate per i miei occhi, in più raccontata con tutta la naturalezza del caso, pura. E per umanità intendo anche la cruda spietatezza, l'assenza di morale e via dicendo, qualche raggio di luce e un bel po' di buio a Baltimora, ma senza forzature, tutto raccontato verosimilmente, con una classe spaventosa.

Questo anche grazie all'assenza di un vero e proprio protagonista (in questa prima stagione potrebbe essere il detective Jimmy McNulty ma ad esempio nella quarta stagione si vedrà pochissimo e tornerà determinante solo nell'ultima puntata) e ad una vasta gamma di personaggi estremamente sfaccettati, tutti molto ben scritti e caratterizzati, nessuno escluso (penso a Bodie, Stringer, Carcetti, qualcuno forse più "classico" ma splendido come Lester Freamon, poi Omar Little o ancora caratteri terrificanti come il senatore Davies o Marlo Stanfield ma sono soltanto alcuni). Fredda un cavolo, tutto il contrario proprio.

Consigliabile vederla in lingua originale, per godersi gli slang e i dialetti vari delle strade e del ghetto di Baltimora, tra West e East Side.

Questa prima stagione si concentra sulla costruzione della "Sezione Operativa" della polizia di Baltimora, sulla crescita e lo sviluppo dei rapporti tra i membri della squadra (l'ascesa dell'epico Lester Freamon, il McNulty in direzione ostinata e contraria) e della grande indagine e guerra contro l'organizzazione criminale del West Side capitanata da Avon Barksdale e dal suo braccio destro Stringer Bell. Subito ci viene mostrato lo schifo delle dinamiche organizzative nelle alte sfere delle forze dell'ordine, e non solo, anche delle dinamiche della polizia in generale: menefreghismo, corruzione, intrighi, calcoli, sotterfugi, prevaricazioni, mere statistiche.

Eccezionale anche la visione curata e realista del mondo di strada, dello spaccio e del crimine, anch'essa frutto di esperienza personale e prolungata ricerca sul campo.

Non dico di più, il tutto è soltanto da seguire. Aggiungo solo, per la rubrica "Fredda un càzzo di rinoceronte" notare il pathos e la forza di scene come la parte del ferimento di Kima Greggs o la sparatoria tra Omar e gli uomini di Barksdale, anzi direi tutta quella vicenda in particolare.

Nota: i titoli di testa presentano la straordinaria "Way Down the Hole" di Tom Waits, ogni stagione in una versione diversa, 4 cover (francamente bruttarelle, a parte questa nella prima che è decentissima) e l'originale, fantastica, nella seconda stagione.

E finisco così, lasciandovi in regalo Omar che fischietta la sua inconfondibile, vecchia canzoncina tradizionale https://youtu.be/iMm1Wih0kug Indimenticabile.