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CLOSET MONSTER regia di Stephen Dunn

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     5½ / 10  14/09/2017 10:25:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A me questo Stephen Dunn sembra il fratello povero di Xavier Dolan, nel senso che l'autore di "Closet Monster", è tanto affascinato dal ben più celebre collega (di cui è curiosamente coetaneo e connazionale) da arrivare a tentare di rielaborarne lo stile visivo, oltre a proporre tematiche esageratamente vicine a pellicole come "Mommy" o "J'ai tuè ma mère".
Anima della pellicola è l'accettazione della propria identità sessuale da parte di un diciottenne che si scopre gay, con sciorinati in sottrazione, ovvero mai urlati, i conseguenti problemi che ciò comporta quando hai subito un pesante trauma psicologico in giovane età e soprattutto vivi con un padre palesemente integralista. I conflitti con i genitori, la musica a creare empatia, i movimenti di macchina ricercati, l'approccio pop, l'alternanza di stili e soprattutto la sofferenza per la non semplice presa di coscienza sono fin troppo riconducibili ad un cinema già arcinoto e nettamente più valido.
Tanto per sottolineare ancor di più le analogie: uno dei co-protagonisti, ovvero Alioscha Schneider alias Wilder, è fratello di Niels Schneider, utilizzato da Dolan come oggetto del desiderio in "Heartbeats", guarda caso stessa funzione rivestita da Alioscha (che nè la fotocopia) in questo lavoro.
Dunne è bravo a seguire un percorso attinente alla caratterizzazione del suo personaggio principale, ma finisce con l'essere narrativamente arido nonostante alcune azzeccate sequenze surreali quasi da cinema horror. Purtroppo l'approccio spesso metaforico non convince, a partire dalla scelta dell' alter ego affidato all'insopportabile presenza di un criceto parlante - stile Pinocchio e relativo Grillo- doppiato in originale da Isabella Rossellini.
Apprezzatissimo al 40° Festival di Toronto a me ha lasciato indifferente sia per la mancanza di personalità del suo autore, sia per la pochezza dello script.