Dom Cobb 6½ / 10 24/10/2018 00:28:43 » Rispondi Un uomo riesce a nascondere un ricco bottino in casa sua prima di venir preso dalla polizia; poco dopo, la sua famiglia viene visitata da un predicatore che ha gettato gli occhi sul denaro e sui due figli, gli unici a sapere dove si trova. I bambini saranno costretti a un'angosciante fuga lungo il fiume... "La morte corre sul fiume" è un film anomalo per il periodo in cui è stato fatto, per più di un motivo: rappresenta l'unica regia dell'attore Charles Laughton, non condivide temi, toni e ambientazioni tipiche degli altri film del periodo, la storia che narra è un bizzarro miscuglio di fiaba gotica e dramma dai retrogusti più o meno politici, a seconda delle interpretazioni di chi guarda; almeno, stando a quanto ho letto nei commenti più sotto. E' anche un film molto difficile da giudicare nel suo complesso, visto il modo in cui gli elementi che lo rendono unico non sempre funzionano a dovere. Il film è diviso idealmente in due parti, e pur con i suoi difetti, una delle due funziona molto meglio dell'altra: suppongo che se dovessi puntare il dito contro il problema principale e più ovvio, sarebbe l'inconsistenza dei toni: più di una volta il film cerca di portare la suspense e l'angoscia all'estremo, ma invece il risultato è una serie di momenti che sfociano nel ridicolo involontario e quasi nell'autoparodia, complici anche un'interpretazione da parte di Robert Mitchum troppo intensa e troppo sopra le righe, che rende quello che poteva essere un villain carismatico e minaccioso una specie di Signor Morton versione cartone di "Chi ha incastrato Roger Rabbit". Nonostante un prologo balzellante e raffazzonato, l'avvio della vicenda cattura l'attenzione dello spettatore e il progressivo inasprirsi dei toni, man mano che il prete di Robert Mitchum appare in scena e si fa sempre più una figura dominante, accresce la suspense fino a livelli quasi insopportabili. Il ritmo è perfetto, i toni gestiti con sufficiente maestria, almeno finché non si presentano improvvise cadute di stile che fanno deragliare tutto quanto costruito fino a quel momento.
La scena in cantina, dove il prete scopre finalmente dove sono i soldi e i bambini si danno alla fuga, vorrebbe essere spaventosa, ma fra la recitazione cartoonesca di Mitchum e le disgrazie fisiche che subisce mi hanno dato l'impressione di guardare uno sketch comico con protagonista Edgar de "Gli Aristogatti" (in particolare quando cerca di raggiungere la scala e scivola sui barattoli). La ciliegina sulla torta è la chiosa finale, in cui i bambini si allontanano sul fiume in barca e il prete emette un urlo che sembra quasi stia per mettersi a cantare. Giuro che è da rotolarsi per terra dalle risate.
La seconda parte funziona in modo simile: stavolta, il dramma viene messo da parte a favore di toni un po' meno oppressivi e un'atmosfera da classico road movie, ma sempre mantenendo quel tocco gradevolmente fiabesco, in cui si assiste all'introduzione di nuovi personaggi e nuove dinamiche. Anche qui il ritmo si mantiene stabile e i toni fermi fino alla parte finale, dove anche qui gli eccessi registici e interpretativi rovinano parzialmente il risultato.
Da minaccioso uomo nero, il prete si trasforma in un villain da slasher movie che deve essere scacciato via a fucilate. Insomma, il confronto finale con la vecchia si conclude come una parodia di sé stesso: la vecchia punta il fucile contro la stanza vuota e buia, dove il prete si è introdotto, con solo la luce più indietro a illuminare una parte del luogo e a offrire un po' di contrasto. D'un tratto, la faccia del prete sbuca da sotto proprio davanti alla telecamera, con Mitchum che fa letteralmente "Bu!" allo spettatore. La vecchia spara. Nell'inquadratura seguente, Mitchum se la da a gambe tenendosi strette le chiappe dove è stato colpito, barcollando come un personaggio da cartoni animati verso la stalla ed emettendo urla stridule da ragazzina.
Inoltre, il finale si dilunga inutilmente, eliminando parte della soddisfazione nel vedere (o meglio, non vedere) il cattivo ricevere la punizione che merita. A riscattare il film ci pensano quei momenti che funzionano nel loro compito di creare suspense e angoscia, visto che i problemi, pur molto vistosi, sorgono solo di tanto in tanto. Inoltre, visivamente siamo di fronte a un capolavoro di bianco e nero: le influenze del cinema espressionista tedesco si sprecano, e fra scelte di fotografia che enfatizzano il lato fiabesco della vicenda
Le riprese della barca lungo il fiume, con tanto di ragnatele in primo piano colpite dai raggi della luna, rospi, fiori e luci soffuse, sembrano uscite dritte dritte da un libro di fiabe Grimm.
e giochi di luce e ombra coraggiosi e insoliti, ci sono numerose immagini che rimangono nella mente a lungo.
L'immagine della vecchia seduta alla finestra come la madre di Whistler, nient'altro che una sagoma scura nell'ombra, mentre dietro di lei, fuori dalla finestra, il prete vestito di nero è bagnato dalla luce, bene e male che si scambiano d'abito, rimarrà uno dei momenti più stupefacenti mai impressi su celluloide.
E' arduo arrivare a una conclusione definitiva, ma pensandoci non posso dire di essermi annoiato; di certo il film mi ha intrattenuto, anche se in parte per i suoi difetti oltre che per i pregi. Si tratta di un miscuglio non riuscito alla perfezione, con delle interessanti carte da giocare ma che in fin dei conti non riesce ad esprimere il suo potenziale fino in fondo. I problemi che ha sono troppo vistosi ed ostacolano troppo la visione per poter essere relegati a un pelo nell'uovo. Consiglio comunque di vederlo, perché in ogni caso un certo impatto, nel bene e nel male, lo lascia.