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ESTRANEI regia di Andrew Haigh

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stratoZ     8 / 10  21/03/2024 14:15:48 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Non tanto una sorpresa perché del talento di Andrew Haigh avevo già preso conoscenza in quello splendido film che è "Weekend", a distanza di più di dieci anni l'autore si riconferma con un film che seppur tira in ballo tematiche simili lo fa con uno stile quasi opposto, si allontana dal minimalismo e dal realismo che potevano caratterizzare i suoi film passati e approccia lo stile onirico, realizzando un film dalla forte suggestività, dall'andamento dilatato, non tanto utilizzando una componente stilistica lisergica quanto qualcosa di più ipnotico che nel suo reicontrare i fantasmi del passato funge da ponte per il confronto con la sua coscienza, con una psiche traumatizzata, un modo comunque originale per trattare l'elaborazione del lutto e una formazione dal sapore mozzato.

In più piani temporali, fin da subito l'autore chiarisce la natura onirica del film, mostrando presto il protagonista alle prese con gli incontri con i suoi genitori, che all'incirca avranno la stessa età che ha lui nel presente, e gli stessi momenti con questo nuovo vicino di casa, con cui intrattiene fin da subito un rapporto di tipo sentimentale, mostrando le differenze si nota come in entrambi i casi i genitori siano stati traumatici, Adam li ha persi da piccolo e non ha ancora elaborato bene la loro mancanza, ha tanti conflitti irrisolti, Harry invece li ha ancora, ma non lo hanno mai accettato per quello che è, non ha più contatti con loro, è come se li avesse persi anche se non sono fisicamente morti.

Il film procede con un andamento quasi da requiem, il protagonista compie questa specie di viaggio nell'oltretomba per risolvere i conflitti nel presente, confessando anche la propria omosessualità ai genitori, dato che quando erano in vita era ancora troppo piccolo per parlarne, a questo proposito spicca la figura del padre, comprensivo ma conscio che anche lui sarebbe stato uno a creare problemi ai ragazzi come Adam, tanto che da piccolo si vergognava a parlare dei suoi problemi con i bulli a scuola, invece ho trovato macchiettistica la figura della madre, una delle poche note negative del film, come si vede la prima volta che Adam confessa la sua omosessualità, con quelle domande un po' stereotipo che la dipingono come la mamma pancina media che fa domande superficiali, non lo so mi è sembrato un divagare verso il comico un po' troppo banale e fuori contesto.

Nell'alternanza tra presente e passato il film procede sincopato alla ricerca di una soluzione ai traumi interiori con alcune scene sentitissime e devastanti, come il doloroso addio ai genitori un momento dilaniante ma necessario per la crescita del protagonista, e si conclude in un finale inaspettato che rende ancora più amara la pillola, trasformando il dramma in un mare di solitudine, elemento cardine di un film che sembra senza speranza.

La messa in scena è fantastica, dalle interpretazioni degli attori alla regia dilatata che alterna riflessivi momenti di silenzio a grandi accelerate, tipiche degli sbalzi d'umore di una persona così fragile come il protagonista, memorabili alcuni momenti come quello in metropolitana in cui l'immagine di Adam sembra deformarsi con qualche riferimento pittorico anche a Francis Bacon - che sarebbe pure molto contestuale data la natura da incubo della coscienza del film - ma anche le splendide sequenze in pista da ballo, per il resto, domina una fotografia splendida, fatta di continui contrasti, un uso del till and orange continuo, tra il freddo quasi gelido del mondo esterno e l'arancione caldo degli interni, un uso semantico che mette in evidenza come i caratteri si trovino meglio in una confortevole dimora piuttosto che in un mondo che non è mai stato indulgente nei loro confronti.