Ch!cca 8 / 10 03/06/2006 01:06:02 » Rispondi Volver non ha vinto la Palma d'Oro, Almdòvar, neanche quest'anno. Pellicola drammatica, ma non abbastanza, evidentemente, per Cannes, inoltre, ha tutta l''aria di non voler essere moralista.
fa solo da contorno alla storia famigliare di tre donne, e fa persino ridere. Soledad (Lola Dueñas, El Mar Adentro), detta Sole, buona e svampita, separata dal marito, scommetto che è la seconda delle due; Raimunda (Penèlope Cruz), sorella di Sole, forte e bellissima negli abiti e nel trucco gitano,
che appare come un fantasma per chiedere scusa, dopo l''incidente che la voleva morta
. Altre donne di contorno sono Augustina, la zia Paula e la figlia Paula, quattordicenne di Raimunda. Non è trama da raccontare questa, è trama da sentire. L'intensità che sgorga da questo film, è stato volutamente dedicato alle grandi attrici italiane del passato, di cui Penèlope le ricorda tutte. Come il tango che Raimunda canta ai suoi ospiti: con le lacrime agli occhi, la voce gridata, il dolore nel petto. Mi ha entusiasmato. Come sempre i colori, le inquadrature, le battute ironiche sono inconfondibili, questa volta però l''intreccio è anche migliore, e il finale. Almodòvar indugia ancora e sempre sui particolari, come le anime sensibili, sui contrasti, sui passaggi lenti e le visioni dall''alto, sui primissimi piani. Uscendo, ho guardato la mia città in modo diverso, l'ho aggredita, avrei potuto morderla. Uscendo da quel film, mi vedevo immersa in uno stesso universo di sapori e tinte forti, dove le emozioni si piangono amaramente e le tragedie si affrontano di petto. E ho rivisto la famiglia di mia madre: tre donne, sotto la luce carminia che il film regala. Un vero omaggio alle donne, alle donne del SudL: quelle forti, che lavorano di mani, che soffrono energicamente; alle famiglie che si lavano i panni sporchi in casa, a quelle unite sopra ogni cosa. Un film per le donne. Vi lascio con il tango di Raimunda.
Volver Yo adivino el parpadeo de las luces que a lo lejos, van marcando mi retorno. Son las mismas que alumbraron, con sus pálidos reflejos, hondas horas de dolor. Y aunque no quise el regreso, siempre se vuelve al primer amor. La quieta calle donde el eco dijo: "Tuya es su vida, tuyo es su querer", bajo el burlón mirar de las estrellas que con indiferencia hoy me ven volver.
Volver, con la frente marchita, las nieves del tiempo platearon mi sien. Sentir, que es un soplo la vida, que veinte años no es nada, que febril la mirada errante en las sombras te busca y te nombra. Vivir, con el alma aferrada a un dulce recuerdo, que lloro otra vez.
Tengo miedo del encuentro con el pasado que vuelve a enfrentarse con mi vida. Tengo miedo de las noches que, pobladas de recuerdos, encadenan mi soñar. Pero el viajero que huye, tarde o temprano detiene su andar. Y aunque el olvido que todo destruye, haya matado mi vieja ilusión, guarda escondida una esperanza humilde, que es toda la fortuna de mi corazón. Carlos Gardel