Particolare menzione questo film la merita per aver raccontato la vita di un uomo in gabbia di sè stesso, un uomo assente ed abitudinario imprigionato dalla sua stessa ambizione che un giorno lo spinse a farsi imprigionare. Eppure in lui la nostalgia, rievocata anche tramite il suo vecchio amico nella scena (da brividi) sul traliccio in alta montagna, è il sentimento dominante. La compassione e l’amore sembrano la via di uscita, eppure la sfortuna (che Titta dice di “non esistere”) o il fato gli chiudono l’ultima porta in un finale dove il protagonista dimostra di aver ancora la dignità di uomo che sembrava aver perso.
Lot 24/11/2006 14:24:15 » Rispondi ottimo commento