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LA MEGLIO GIOVENTU' regia di Marco Tullio Giordana

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Invia una mail all'autore del commento Davide     7 / 10  03/09/2003 09:58:42 » Rispondi

Sono andato a vederlo senza attese particolari, anzi con il solito sospetto nei confronti del film italiano “impegnato”, anche se avevo apprezzato I cento passi. Devo dire che il film mi è piaciuto, e molto. Innanzitutto è un film di ottimo professionismo, cui spesso il nostro cinema italiano, sciatto e superficiale, ci ha disabituati: buona la ricostruzione d’ambiente, buoni gli attori (direi senza vertici, con una menzione particolare, a mio giudizio, per Adriana Asti, la madre), buona fotografia, bella la scelta delle musiche. E’ vero, ci sono alcune lungaggini, qualche caduta di stile, qualche momento forse eccessivamente melodrammatico, specie nella seconda parte (all’inizio del secondo atto si riparte un po’ faticosamente). Più che l’apparizione finale di Matteo, che non ho trovato forzata come molti altri spettatori, magari ho trovato un po’ eccessiva, almeno sulle prime, la faccenda del figlio di Matteo e Mirella. Ma poi anche il personaggio della fotografa eoliana assume un ruolo significativo nella storia, che finisce per acquisire una sua plausibilità.
Alla fine credo sia un film di grande verità umana, emotivamente coinvolgente in molti passaggi (non nascondo di non aver saputo trattenere le lacrime in più di qualche scena), in cui la storia del nostro paese degli ultimi quarant’anni non è vista – freddamente e oggettivamente – dall’esterno, ma si fa veramente carne e sangue nei personaggi che l’hanno vissuta, portandoci dentro emozioni, situazioni che in molti casi sono quelle stesse che noi abbiamo vissuto in prima persona, o i nostri genitori, o i nostri amici. Il passaggio delle idealità della giovinezza alle disillusioni della maturità, comuni un po’ a tutti ma particolarmente sentiti dalla generazione del ’68, mi pare ben delineato: anche quel progressivo affievolirsi, nel corso del film, dell’interesse verso i fatti della politica e della società civile (nonostante l’impegno della sorella magistrato e gli accenni a tangentopoli) mi sembra cogliere bene quel rifugiarsi in una sfera più “privata”, riservata agli affetti familiari, caratteristico di quella generazione (e tutto sommato anche della nostra). In conclusione, io l’ho trovata una gran bella storia, ben raccontata e ben sceneggiata, un affresco complessivamente riuscito, magari con qualche sbavatura (comprensibile data la lunghezza), ma alla fine convincente. Sarà l’età….

Lerres  07/09/2003 22:17:35 » Rispondi
azz e chi c'ha voglia di leggere?!?!?