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FUNNY GAMES (1998) regia di Michael Haneke

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Beefheart     5 / 10  13/07/2007 11:59:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ci siamo. Un thriller, potenzialmente intenso, crudele e "malato", come è nelle corde del regista, disinnescato ed annacquato da alcune scelte decisamente infelici. Mi riferisco a tutte le volte in cui il personaggio principale, tra una scena e l'altra, guardando dentro all'obiettivo della macchina da presa, chiede conferma allo spettatore, con occhiolini, sorrisini ed ammiccamenti vari, se non, addirittura, parlandogli direttamente. Per non parlare di quando, per mezzo di un telecomando, interrompe (metafisicamente?) lo svolgersi degli eventi che stavano volgendo per il peggio e rimedia alla situazione compromessa con un rewind temporale che vede lui e gli altri muoversi velocemente all'indietro sin a tornare al precedente snodo narrativo (!!!)
Il risultato, a mio avviso, è solo quello di "uccidere" la messa in scena, come a voler rassicurare colui che assiste circa la non veridicità dei fatti, riducendo il tutto ad una banale fiction di puro intrattenimento. Fatti che raccontano di una famiglia, padre madre e figlio, che si appresta a trascorrere qualche giorno di vacanza nella tenuta lacustre, dove però vengono "disturbati" da una coppia di ragazzi squilibrati che riesce ad entrare in casa e prodigarsi in una buona dose di ultraviolenza. Come se non bastasse l'eccessiva e non concessa confidenza che il regista si prende col pubblico, costringendolo a colloquiare col personaggio nello schermo, a rendere assai poco credibile il tutto, contribuiscono anche soluzioni poco sensate, poco realistiche e nemmeno verosimili, che l'imprevedibilità dei due pazzi non è sufficiente a giustificare. Al contrario di quanto può sembrare all'apparenza, la caratterizzazione dei personaggi è piuttosto sbiadita e la recitazione, in rapporto alla gravosità degli eventi, un po fiacca. Quelle che vogliono farci metabolizzare sono vittime rassegnate ed arrendevoli, di aguzzini alterati mentali, presunti sadici, che non esprimono una gran chè, tanto meno cattiveria; violenza fisica, per altro nemmeno esplicitata, che rimane gratuita e fine a se stessa, in quanto non degnamente supportata da quella psicologica, in questo caso neutralizzata da una sceneggiatura grossolana e semplicistica. In sostanza penso che se, anzichè austriaco, fosse stato un film americano, non si sarebbe salvato dall'essere etichettato come dozzinale ed insignificante. Insomma niente di nuovo, ne di particolarmente meritevole. Tranquillamente perdibile.