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IL DIVO regia di Paolo Sorrentino

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Invia una mail all'autore del commento fabrizio dividi     7½ / 10  29/05/2008 16:55:26 » Rispondi

La storia di un decennio attraverso la lente distorta del feroce sarcasmo di Sorrentino colpisce nel segno e riporta ai fasti il cinema italiano. Più Petri che Rosi, più grottesco che realista, il regista racconta una figura storica contemporanea più simbolica che reale. Andreotti è l'idea della politica italiana, del potere e degli intrighi degni di un Machiavelli moderno tanto da superare la persona reale. Peraltro la sintesi storica è appropriata e difficilmente contestabile visto che la gran parte della sceneggiatura è composta da frasi, assiomi e pensieri che il nostro "grande vecchio" ha espresso in interviste, libri e aule processuali.
E' paradossale, ma Andreotti stesso dovrebbe riconoscersi nella figura che egli stesso ha contribuito a creare: cinico, calcolatore, freddamente ironico. Non tanto divo quanto mito vivente, nel senso più stretto del termine, il film lo descrive come il motore immobile della politica italiana, stella (o buco nero) intorno al quale si sono succeduti la gran parte dei movimenti politico-economici del nostro Paese.
Il film si impreziosisce nella fotografia barocca che ricorda il terzo Padrino di Coppola. Sorrentino indugia sui visi, sui solchi del potere che rigano le maschere della prima repubblica e colpisce per l'iper-realismo con cui li dipinge. Quasi un'opera verdiana, tragicomica visionaria rievocazione di un decennio, attraverso i balli e i discorsi di nani e ballerine, filmati talvolta con morbidi pianosequenze, altre con montaggio serrato, tecniche entrambe figlie di Scorsese, e in generale con una potenza narrativa rara nel cinema italiano.
Fabrizio Dividi