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DOGVILLE regia di Lars Von Trier

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gino di dinacci     7 / 10  09/01/2004 03:16:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Von Trier pretende di essere geniale scoprendo l'acqua calda. La trovata su cui si regge il film, la scenografia "trasparente", il "finto-che-si vede" non è altro che un distillato dello straniamento praticato da Brecht e dal suo " teatro epico", ideato appositamente perché, negli anni in cui si preparava l'avvento del nazismo, certe cose venissero dette al pubblico in maniera didascalica, senza alcun cedimento all'immedesimazione (si voleva che il pubblico mantenesse ed esercitasse la capacità critica). Von Trier fa un po' un pasticcio: vuole essere didascalico, ma al tempo stesso vuole creare immedesimazione e partecipazione del pubblico alla vicenda della protagonista. Inoltre non è la prima volta che Von Trier ricorre a quegli espedienti drammatici che fanno presa sicura sullo spettatore: l'eroina vessata e angariata fino allo stremo... solo che questa volta si riscatta. Irritante per i tre quarti, meno male che il finale raddrizza la situazione. Dopo la favoletta dimostrativa, alla fine il dilemma alla fine è chiaro: dove sta il vero bene? e dove il vero male?