fidelio.78 7½ / 10 20/01/2009 23:57:55 » Rispondi Questo film mi ha colpito parecchio. Innanzitutto la storia: una sottile trama che gioca continuamente con la dicotomia bene-male. Inevitabile per il cinefilo il paragone con "The addiction" (citato anche in un paio di scene), ma il film di Ferrara porta il discorso su un piano più metafisico. Qui il conflitto interiore sul compiere il male è superato: Eli deve uccidere per vivere, punto. Il film quindi si concentra sulla diversità e sul dolore, sulla difficoltà di accettare che ha necessità diverse dalle nostre o che spesso sono in conflitto con le nostre. Ma il film (purtroppo) non parla solo di Eli, c'è anche Oskar (il vero protagonista), che invece deve accettare la diversità della ragazza di cui si innamora e portarne la croce come fa il "padre". Da un altro punto di vista si dovrebbe affermare che Oskar ha bisogno di Eli. Lui rinuncia a combattere le angherie e porge nel vero senso della parola l'altra guancia. Si noti che in lui non è la paura a non consentirgli di lottare dato che lui fronteggia i suoi rivali, ma rinuncia a combattere perchè lui è un buono "senza macchia". Sarà Eli la sua macchia, sarà lei a convincerlo che senza un pizzico di male, lui non può sopravvivere. Eli può quindi considerarsi la parte cattiva di Oskar che emerge fino a farlo vacillare e cambiare. Oskar è un personaggio attivo perché compie una scelta, Eli invece è completamente passivo perché non ha una sua evoluzione e non deve averla. Se adottiamo questo punto di vista, tutta la storia va rivista. Non è una storia d'amore. Non può esserlo perché Eli è malvagità allo stato puro, lei non può amare, fa solo finta perché lei vuole sentirsi viva. Non si uccide come fa invece la donna infettata e per sopravvivere ha bisogno di un compagno, di un buono perché se il bene di Oskar si nutre del male di Eli, perchè mai Eli non si deve nutrire del buono che c'è in Oskar? Il film è l'ottica triste e malsana di un bambino che smette di essere buono ed esce dall'infanzia totalmente cambiato è perfettamente narrata nel terribile ed eccelso finale solo apparentemente "lieto".
Il bambino andrà a sostituire il "padre" (che ovviamente era stato il compagni di Eli fin da giovane). Quella sarà la vita che aspetta Oskar ed Eli lo sa e non ha rimpianti perchè lei per vivere (per sentirsi viva) ha bisogno di lui. La scena in cui lei tratta male il padre è stupenda vista con gli occhi del finale perchè anche quello toccherà ad Oskar che un giorno chiederà ad Eli: "stasera non vederlo, resta con me"; e soffrirà fino a sacrificarsi per lei.
Per quanto detto nello spoiler la storia non può essere considerata una "storia d'amore". Non lo è. E' invece una storia di crudeltà amorosa e di sacrificio.
Purtroppo il film non è esente da pecche. Alcuni buchi di sceneggiatura mi hanno lasciato parecchio perplesso e una parte centrale troppo splatter con una paio di scene quasi ridicole (la scena dei gatti mi ha ricordato "Tutti pazzi per Mary") poteva (e doveva) essere evitata. Anche il gioco di rendere le persone comuni come degli ubriaconi o dei menefreghisti è un gioco troppo facile per aumentare l'empatia del personaggio di Eli che invece sembra l'unica a tenere ad Oskar. Questa costruzione è oramai abusata e logora.
Resto dell'avviso che sia un bel film, che apre interrogativi interessanti su cui si potrebbe discutere molto a lungo e che i difetti di cui sopra, intacchino solo in parte il film. Peccato. Il capolavoro era davvero dietro l'angolo.
Jellybelly 21/01/2009 15:04:32 » Rispondi Analisi molto interessante, che sottoscrivo senza indugio. Ah, quanto al "padre" di Eli,
nonostante il film lasci aperta l'ipotesi che fosse al suo fianco sin da giovane, ipotesi peraltro che preferisco, nel libro il tipo era in realtà un professore cacciato dalla scuola per abusi sui suoi studenti, che trova in Eli la forma d'amore perfetta: una "donna" bicentenaria in un corpo da bambina.
fidelio.78 23/01/2009 00:26:29 » Rispondi Uhm.. questo libro comunque sembra davvero intrigante. Credo proprio che sarà la mia prossima lettura ;)
Jellybelly 23/01/2009 09:41:13 » Rispondi Guarda, è veramente un ottimo libro, molto originale. Leggitelo perché ne vale veramente la pena.
Ero già triste per la fine di oscar,ma se il libro afferma il contario io mi fido al 100%
Se in twilight un vampiro ed una donna posso stare assieme potranno ben stare assieme anche qui no? :)
Simmetria84 21/01/2009 12:37:59 » Rispondi oskar è un buono? "strilla strilla come un maiale!! " ripeteva a inizio film brandendo un coltello da caccia
bell'analisi -.-"
patt 21/01/2009 13:09:29 » Rispondi se fosse stato cattivo l'avrebbe usato senza nominarlo, spesso i buoni si rifugiano in processi immaginativi contrari alla loro indole, proprio per riscattarsi.
fidelio.78 23/01/2009 00:24:43 » Rispondi Infatti... la logica è che sente in lui un richiamo verso il lato "oscuro della forza", che si concretizzerà pienamente con l'arrivo di Eli; all'inizio è solo frustrato.
statididiso 24/01/2009 11:50:20 » Rispondi complimenti per il commento! una sola osservazione (personale)... Oskar non è un buono; tale condizione non prevede di serbare rancore o provare frustazione, e comunque è da respingere un quadro così omogeneizzante, basandosi, cioè, esclusivamente, sulla sola dicotomia bene/male (a mio avviso, anche a livello di film). rimango dell'idea che il film non tratta di una storia d'amore, o meglio, questa passa in secondo piano rispetto al tema principale della solitudine: la diversità (rispetto al mondo esterno) è ciò che rende sincroni i due protagonisti (nei rispettivi mondi); l'uno è la medicina dell'altro, come, a suo tempo (ringrazio lo spunto offerto da Jellybelly), era per Eli e suo 'padre' (professore pedofilo che trova nella vampira la forma d'amore perfetta). e lo stesso dicasi per Oskar e i suoi dolori dell’infanzia, che lo portano ad essere emarginato (tra i quali, in primo luogo, il desiderio di avere una 'ragazza' - nonostante i due non sappiano come definire il loro rapporto -). Eli funge quindi da catalizzatore dei mali (solo per il fatto di essere la costante di tempo di ogni rapporto), da vate (di dantesca memoria), solo per il fatto di aver già visto, terminato il suo viaggio (come dimostra il completamento del cubo di Rubik). per questo, nella mia ottica, sarebbe stato meglio portare alle estreme conseguenze la frase di Eli 'non posso essere tua amica', finale ancora più tragico, che avrebbe riaperto le ferite del giovane e fatto smarrire una seconda volta... ciao, L
fidelio.78 27/01/2009 00:38:46 » Rispondi Il mio "buono", non va visto nell'accezione angelica o di santificazione , ma molto più umanamente e che quindi non esclude necessariamente una condizione da frustrato. E' chiaro che il personaggio debba risultare veritiero, altrimenti sarebbe "Lucia" dei promessi sposi: piatto, monotono e fastidioso. Oskar è umano e non può non provare rancore o risentimento contro chi lo fustiga. Lui ci prova a porgere l'altra guancia, ma è proprio la rinuncia a questo a cambiare lentamente in lui. In effetti la mia parola "buono" apre scenari troppo vasti, avrei dovuto circoscriverla ad un più ristretto campo semantico. Comunque credo che siamo in sintonia sull'ide di fondo.
patt 21/01/2009 11:05:36 » Rispondi bel commento massi e bell'analisi, io sono stata più indulgente verso Eli.. ah l'amor :-) come stai? todo bien?
fidelio.78 23/01/2009 00:23:28 » Rispondi Diciamo di si... anche se non riesco neanche a trovare il tempo di mangiare.... E a te come va?