Ciumi 8½ / 10 10/09/2009 07:38:27 » Rispondi Concordo coi commenti precedenti: non ci si può esimere col partire dal confronto con "Orizzonti di gloria", che uscì qualche anno prima. Le due pellicole sono similari; ma ciò non deve indurre a considerare la rappresentazione di Losey come una riproposizione passiva di quella di Kubrick. E' piuttosto, e più correttamente, una opinione soggettiva e originale sull'argomento. Una differenza sostanziale, e qui mi accodo all'osservazione de Lospaccone, sta proprio nel fatto che qui il nemico non ha più corpo, come la guerra, è divenuto un'entità impalpabile, inudibile, a cui si ubbidisce per convenzione. Ha preso bensì le sembianze del fango, delle carogne, dei topi; dove la battaglia non si svolge più nel campo, ma dentro una trincea, asfissiantemente. E' più nell'atmosfera processuale soffocante, umida, appiccicosa, melmosa - e tutta risolta nella forma di una messinscena teatrale, con set autentici e come attori veri sconvolti soldati - in cui piove incessantemente. Identico, invece, sarà l'epilogo.
Anche sul piano stilistico, Losey prosegue la sua personalissima ricerca di finezza barocca, già ammirabile nella bellissima introduzione: l'esplorazione d'un monumento ai caduti, lo "stacco" fulmineo d'una esplosione; e in un paesaggio spettrale d'arbusti mutilati, l'immagine di pietra d'uno scheletro umano.