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IL PROFETA regia di Jacques Audiard

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Delfina     7½ / 10  22/03/2010 11:29:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film che colpisce, turba, ma resta anche freddo, un ottimo esercizio sitilistico, anche se, certo, il film è molto di più di questo.
Anzitutto spicca Tahar Rahim, il giovane attore protagonista scoperto da Audiard, così bravo da sembrare un vero detenuto, accentuando il carattere realistico della pellicola, a metà tra storia di genere e documentario, o noir estremo contemporaneo, privo di vezzi. La luce fredda e cupa ricorda un po' "Gomorra", anche le ambientazioni, ma la regia è di molto superiore, del tutto priva di quel retrogusto televisivo fictionistico che, ahimé, il cinema italiano non riesce più a scrollarsi di dosso.

Davvero magistrale e impressionante, dunque, la recitazione di Tahar Rahim, alla quale si aggiunge l'altrettanto valido, ma consumato, vecchio Niels Arestrup.

La vicenda è un atroce "romanzo di formazione" carcerario, spietato, brutale, disumano, terribilmente realistico: narra la criminalità per quello che è, senza i fronzoli o le retoriche (e qui di nuovo viene in mente "Gomorra") che abbelliscono le descrizioni storiche delle varie mafie. Ma essa possiede un tocco d'oltralpe, uno spessore narrativo che è concentrato tutto nel protagonista, Malik, che ricorda certe figure sinistre della letteratura francese ottocentesca, ma in versione contemporanea. Penso qui alla "Commedia umana" di Balzac, alle eminenze del male come Vautrin: il giovane Malik, entrato ingenuo come uno sprovveduto giovane di provincia, esce dal carcere maestro di inganni, tradimenti, complotti e assassinii.
La sua iniziale innocenza, che si manifesta nella riluttanza a sottomettersi al gruppetto mafioso corso, viene schiacciata da un calcolo che già rivela la sua estrema intelligenza.

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Sebbene analfabeta, infatti, Malik ha il dono di un'intelligenza superiore a quella degli altri detenuti capoclan corsi. E la sua intelligenza è anche finezza d'animo, capacità di intuire le debolezze, le attese e i meccanismi psicologici degli altri.
Questo lo porta ad avere delle visioni, o dei forti messaggi interiori


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER che rappresentano probabilmente la voce della sua coscienza, che egli sicuramente possiede, ma ha deciso di tacitare per raggiungere, machiavellicamente, il successo.

Per questo, la figura di Malik suscita nello spettatore contemporaneamente simpatia e repulsione, una repulsione tanto più profonda in quanto, in qualche modo, sappiamo che egli avrebbe potuto essere diverso, ma sceglie consapevolmente il male per sopravvivere ed emergere, per conquistarsi il suo posto nel mondo.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILERE il film segue freddamente questa evoluzione, la discesa all'inferno di un'anima, fin troppo freddamente forse, lasciando quasi una sensazione di irresolutezza compiaciuta, o di contraddizione, nel contrasto fra i gesti criminali di Malik e i messaggi simbolici inviatigli dalla sua coscienza.