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LA HORDE regia di Yannick Dahan, Benjamin Rocher

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     7 / 10  05/10/2010 16:56:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non fatevi ingannare. Seppure uno dei registi si chiama Rocher, ciò che vi aspetta non ha niente a che fare con nocciole tostate e crema gianduia. Piuttosto assaggerete il sapore amaro della paura, quella che alberga in un vecchio palazzone abbandonato.
I non morti (anche se forse è sbagliato chiamarli zombie, vista in questo caso la loro precipua natura di anime pensanti e tormentate) corrono ingordi e resistono più a lungo ai colpi delle pallottole. Fluiscono come sensi di colpa fattisi carne, desiderosi di rivincita verso coloro che hanno avuto il potere e il comando, quelli che hanno abusato di una posizione autorevole: sbirri, delinquenti papponi, militari invecchiati male.

Fosse durato una ventina di minuti in meno, "La horde" si sarebbe potuto considerare un piccolo capolavoro. Invece si sofferma troppo su una sceneggiatura introduttiva legnosa e sulla voglia di far vedere le interiora a tutti i costi. L'esordio sembra scorrere su di un'esile traccia narrativa.
Poi la materia si fa più consistente, la confezione si rinforza e scuote, tra ferocie di basso livello e slanci ponderati. Si passano a fare considerazioni più o meno pindariche, ma con tanto di analisi sociologica sulla guerra d'Indocina e sui fantasmi del passato che ancora affliggono la Francia. Non mancano neppure i doverosi conti in sospeso con le banlieue e le differenze razziali.

L'uomo, si sa, è di natura bellicosa. Perennemente in guerra con i suoi simili, e quindi con se' stesso. Rispetto alle grandi contese di ieri, che si combattevo su spazi geografici estesi e a fianco di paesi alleati, sono rimasti i conflitti interiori che esplodono verso l'alto di un cielo greve e fiammeggiante. Sono ostilità che generano mostri pronti a divorarci, in una specie di miscuglio splatter animato su di una tela sporca.

Il titolo originale è stato inopportunamente ma profeticamente cambiato (in Italia s'intitola "The horde", nda) dandogli una connotazione da cinema americano. Niente di più fortuitamente azzeccato: la Francia e gli Stati Uniti sono i prototipi ideali per ciò che viene spiegato. Hanno in comune tante cose, tra le quali la riconoscenza del nuovo cinema d'oltralpe verso autori affermati quali Romero o Carpenter, qui "sporcati" da una moderna finezza tutta europea.
Possiamo dibatterci quanto vogliamo e tentare di estirpare il male che risiede dentro di noi. L'impressione è che sia troppo tardi: le scie di sangue sono ovunque.