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THE SOCIAL NETWORK regia di David Fincher

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     7 / 10  16/11/2010 15:21:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il social network del titolo è, in realtà, un social business. Si arriva a parlare del più famoso aggregatore "internettaro" dei nostri tempi solo dopo che si è lasciato l'intero spazio a duelli, più o meno leciti, tra il genio sgobbone di Mark Zuckerberg (il sempre più bravo Jesse Eisenberg che pronuncia le battute in un meraviglioso tono categorico), l'amico del cuore (facciamo pure l'amico del ventricolo destro) Eduard Saverin, prima finanziatore e socio ufficiale, e poi sponsor reciso, i prestanti gemelli Winklevoss, più bravi con i muscoli e il canottaggio che non col cervello, e lo sfacciato Sean Parker (Justin Timberlake), l'inventore di Napster che fiuta l'affare del secolo e si inserisce nella contesa. Tutti allegramente riuniti a rispondere di cause legali sulla paternità della neonata community virtuale, riempiono le immagini del film parallelamente alle loro esperienze passate, tra Harvard e dintorni.

Eh sì, perché "The social network" è come un "Wall Street" in miniatura, vuoi per l'impatto che determina a livello finanziario (l'avidità e il narcisismo non sono elementi nuovi in coloro che diventano milionari), vuoi per l'attenzione prestata verso una ristretta cerchia di geni: gli studenti universitari un po' imberbi eppure decisamente consapevoli del loro potenziale.

C'è un grande lavoro di sceneggiatura a rinforzare le spalle dell'opera: lo scritto di Aaron Sorkin è quasi logorroico, veloce, scattante, si presta magnificamente a un ritmo registico sostenuto che Fincher ben conduce.
Furbescamente si spazia da temi universali quali l'amicizia, l'inganno, la gelosia, la rivincita, il denaro e il sesso (qualcuno ha pure detto che Facebook sia nato proprio per facilitare quest'ultimo tipo di relazioni): tutti elementi che, nella loro correttezza espositiva, poco aggiungono a quello che già sapevamo, pregiudicando un po' di emotiva partecipazione e favorendo un'aura documentaristica interrotta ogni tanto da quella legale.

Facebook è il cartello che ci siamo voluti appiccicare al collo, il manifesto delle nostre situazioni sentimentali, dei nostri gusti sessuali, degli hobby, dei posti che frequentiamo. Le foto condivise coincidono con una vita strettamente privata, svenduta a una società mortificata dalla solitudine la quale, affamata di storie altrui, da' a se stessa l'illusione di esistere.