atticus 8 / 10 11/07/2011 00:22:35 » Rispondi Il tema dei giovani paraplegici di guerra era già stato trattato da Wyler qualche anno prima nel film "I migliori anni della nostra vita" (lì era un vero reduce ad interpretare il ruolo del menomato); in questo caso Zinnemann accentua il versante ossessivo di una frustrazione irreversibile (in questo senso è funzionalissima la musica frenetica di Dimitri Tiomkin), indugia sui timori e sulle angosce, scruta una quotidianità ospedaliera che si trasforma quasi in una protezione contro la vita ingrata. Neppure troppo velatamente si parla anche di impotenza, con un profondo senso del tragico se si pensa che il protagonista-vittima è un Marlon Brando esordiente, bello come un apollo ma condannato su una sedia a rotelle pur nel pieno del proprio vigore virile. Un film toccante che è anche un saggio straordinario di recitazione avanti di almeno vent'anni: ancora oggi l'intensità sconvolgente del suo interprete lascia a bocca aperta.