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PER QUALCHE DOLLARO IN PIU' regia di Sergio Leone

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stratoZ     9 / 10  05/10/2023 12:27:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Se col primo capitolo della trilogia Leone aveva aperto la strada ad una restaurazione in toto del western, con questo secondo ne realizza uno dei film definitivi - la quintessenza già sapete che arriverà l'anno dopo - affinando il suo stile, allungando la durata, ingarbugliando quanto basta la sceneggiatura e portando alle estreme conseguenze la sua passione per il west.

Ancor più di "Per un pugno di dollari", il film in questione ha uno stile tra l'omaggio e la caricatura, più che innovare - e di conseguenza lanciare una tendenza dove si butteranno a capofitto in tantissimi - sembra anche gettare le basi per il cinema postmoderno, non è un caso che Tarantino sia un fan di queste opere, l'enorme influenza esercitata da questa pellicola si continuerà a sentire anche trent'anni dopo e continua a riverberare ancora oggi.

Già dai titoli di testa che sono un ****ta si allude allo stile, tendente al fumettistico, accompagnati dalla colonna sonora ormai diventata cult di Morricone, ancora una volta fedele compagno di viaggio all'interno di tutta l'opera, il motivetto del maestro continuerà a comparire come un leitmotiv per sottolineare le scene fondamentali e aggiungere quel tocco di epicità e perché no anche autoironia.

La sceneggiatura si basa su tre personaggi, due cacciatori di taglie, interpretati da Eastwood e Van Cleef i cui destini si incroceranno per la conquista della taglia del pericolosissimo "El Indio" interpretato da un Gian Maria Volonté come al suo solito straordinario, ma sicuramente non alla sua migliore interpretazione - quisquilie comunque, semplicemente le sue migliori interpretazioni sono un livello troppo alto -
Il film parte già a mille con la discesa dal treno di Van Cleef e la sua successiva cattura di uno dei criminali considerati più pericolosi del west, poi si passa subito ad Eastwood - già con poncho, cappello e sigaro acceso - e la cattura del suo criminale ancor più epica, con la partita a poker che tiene fin da subito col fiato sospeso.

Se i due protagonisti "buoni" non hanno poi una caratterizzazione così profonda, probabilmente per scelta di Leone stesso, il cattivo in questione invece riesce ad essere il personaggio più interessante del film, Volonté anima un capobanda di criminali senza mezzo scrupolo, con un cinismo e una cattiveria disarmante, tuttavia anch'esso nasconde un segreto e un lato debole, lancinato dal rimorso e dal senso di colpa per quello che è successo alla donna che amava, e Volonté rende meravigliosamente questo conflitto interiore, senza mai esagerare, senza mai gigioneggiare.

Il successivo sviluppo riguarda principalmente l'arrivo a El Paso delle tre parti e l'organizzazione da parte della parte cattiva della rapina alla banca più sicura del paese, e da parte della parte buona dell'infiltrazione e successiva uccisione dei criminali per riscuotere la taglia, ma continuare a parlare della trama mi sembra quasi superfluo, vorrei invece sottolineare gli aspetti registici che Leone qui cura ancor di più raggiungendo risultati semplicemente strepitosi. La regia di Leone non regala tregua, tutto il film è un fiume in piena che alterna momenti di forte epicità a momenti di suspense che tengono lo spettatore col cuore in mano. La trovata dei duelli di El Indio di sparare quando finisce la musica del carillon è semplicemente geniale, la dilatazione dei tempi che attua Leone altrettanto, l'uso continuo di primi piani, un montaggio che si fa sempre più serrato col passare dei secondi, fino al finire della melodia, straordinario, sia il primo duello che quello finale, in cui si aggiunge anche l'epicità di Clint a fare da arbitro senza mai scomporsi e continuando a fumare il suo amato sigaro.

Leone continua a regalarci inquadrature sempre più particolari, nel film precedente si era spinto con i primi piani ma è qui che arriva al piano italiano definitivamente, con l'inquadratura stretta degli occhi sofferenti di sforzo dei personaggi, così come si scatena con le inquadrature dal basso regalandoci quinte sia splendide da un punto di vista visivo che efficaci nella contestualizzazione del duello, un punto di vista unico dove lo spettatore viene trasportato proprio in mezzo alla scena come non era mai successo prima.

La caricaturalità dei personaggi si fa sempre più forte, la splendida scena dell'incontro tra Clint e Van Cleef - la scena dei cappelli per intenderci -, tra le più memorabili del film, ne è una splendida dimostrazione, una gara di spacconeria a chi fa di più il virtuoso con la pistola, praticamente la gara a chi ce l'ha più grosso che era sempre stata mostrata nel genere portata alle estreme conseguenze ma questa volta non per uccidere quanto per dimostrare la propria pericolosità. E ancora un bel po' di altre scene fantastiche, quella dell'albero di mele, oppure il confronto animato e ripreso a distanza di tempo tra Van Cleef e Kinski, versione gobbo, altra piccola perla, i particolari sempre più curati per trasmettere l'epicità del western, dalla porta del saloon che continua a sbattere al sonoro utilizzato in maniera fumettistica con suoni francamente esagerati.

Il finale, col dialogo tra i due cacciatori di taglie e la rinuncia di Van Cleef, potrebbe sembrare immotivato considerate le peripezie di certo non facili affrontate dai personaggi, tuttavia anche questo aspetto l'ho visto come l'ennesimo omaggio di Leone al western, mostrando quell'amicizia mascolina fatta di poche parole e di qualche gesto di cuore in mezzo ad una freddezza glaciale tipica dei cowboy in questione, in pratica l'unico momento di tenerezza dopo oltre due ore di sparatorie, botte e marciume.

Per qualche dollaro in più è tra i migliori western di sempre, un film che omaggia il genere e lo innova profondamente, un film che prende consapevolezza della bizzarria e la porta alla massima esaltazione, un film che contempla la bellezza della finzione cinematografica, un film semplicemente straordinario, e Sergio non si fermerà di certo qua.