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PER QUALCHE DOLLARO IN PIU' regia di Sergio Leone

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JOKER1926     7½ / 10  06/04/2012 17:25:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chi ha dato la linfa vitale al genere Western è Sergio Leone, regista di film che hanno segnato la storia, grandi gli attori in scena, memorabili le colonne sonore che vedono, come sempre, lo zampino di un maestro, Ennio Morricone.

Fra i titoli che hanno scalfito a meglio il mondo del determinato filone troviamo "Per qualche dollaro in più", pellicola del 1965 sorretta ,dopotutto , da un cast di grande prominenza, infatti qui in scena abbiamo l'inconfondibile Clint Eastwood nella parte del cowboy ma non solo, Volonté e Lee Van Cleef nei panni dei rispettivi brigante e pistolero danno quella indispensabile propulsione al film. Ad esempio, a conti fatti , Lee Van Cleef è superiore ad Eastwood, la sua prova infatti sembra essere più elegante e di classe, direi penetrante, ovviamente in questo frangente è anche la sceneggiatura a dettare , irrevocabilmente, specifici parametri comportamentali.
"Per qualche dollaro in più" è un film costruito su una storia semplice che è la perfetta sintesi, fotografia di quel che fu il Western, fra faide e uccisioni selvagge; Sergio Leone senza problemi riesce a portare in scena la sua visione e lo fa con un bagaglio culturale/cinematografico eccelso.
La regia è sempre in cerca di inquadrature assolute ove emerge il protagonista dominatore del contesto scenico, le praterie sterminate sono, in un certo senso, controllate dalla mano e dal carisma di un singolo uomo a cavallo. I primi e i primissimi piani (vedere il finale) sono un must in contesti del genere.
Leone si avvale poi di un lavoro musicale che verte verso i sensi immani dell'epica; musiche imperdibili e indimenticabili, quella dell'orologio riecheggia ancora nella mente, anche dopo la visione…

"Per qualche dollaro in più" deve esser visto con gli occhi di chi vuol vedere un'opera d'arte e non un film con una elaborata storia, nei Western, vien fuori quell'apparato visivo (e sonoro) che scandisce gli animi dei pistoleri fra scenari tipici e sequenze colme di arroganza attorniate, ovviamente, da una carica non comune di dialoghi coloriti ma assai efficaci e taglienti. L'epilogo macchinato dalla regia italiana è una bolgia, inquadrature e musica al culmine.
Leone detta le regole, Morricone scolpisce la cornice di un disegno regnante.