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GIU' LA TESTA regia di Sergio Leone

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stratoZ     8 / 10  15/11/2023 13:01:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Con "Giù la testa" Leone fa il suo primo passo per allontanarsi dal suo caro western, è un passo relativamente piccolo spostandosi solo di poco sia a livello spaziale - andando poco più a sud del solito, dai deserti del sud ovest degli Stati Uniti, al Messico - che a livello temporale - passando da rappresentazioni tipiche della seconda metà dell'ottocento a alla rivoluzione messicana nei primi del novecento - lo fa tuttavia facendo un lieve ritorno al passato a livello stilistico.

Se in "C'era una volta il west" il regista aveva quasi del tutto rinunciato allo humor e ai suoi personaggi picareschi ed autoironici già con la prima sequenza di questo film ci mostra come ci sia un'inversione di tendenza, la spettacolare introduzione, caratterizzata da sporcizia, calci nel sedere allo snobismo borghese e la presentazione di un personaggio come Juan Miranda - neanche troppo lontano da El Tucu de "Il buono, il brutto e il cattivo - e la sua famiglia/banda rende perfettamente l'idea dello stile che l'opera vuole far passare, almeno per una buona prima parte del film.

Un po' per caso, un po' per un atteggiamento poco prudente Juan farà conoscenza con Sean, o John dipende, un esperto artificiere che dopo avergli fatto esplodere la carovana appena rubata - giù la testa, cogli0ne! - tramite una serie di peripezie dettate dalla voglia di Juan di voler rapinare la banca di Mesa Verde con suo aiuto, finirà per coinvolgerlo nella rivoluzione messicana, in atto in quel momento e che vede John come uno dei suoi principali sostenitori.

Se nella prima parte del film viene mostrato uno stile scanzonato da buddy movie, la componente drammatica si fa molto più forte e in alcuni momenti preponderante nella seconda parte del film. La contestualizzazione della rivoluzione messicana iniziata con delle sequenze d'azione, anche un po' gioiose, come la liberazione dei rivoluzionari da Mesa Verde, con conseguente rabbia di Juan per non aver trovato il bottino, continua con degli eventi estremamente drammatici culminando anche con la perdita della famiglia da parte di Juan, il movimento di macchina sui corpi morti dei rivoluzionari, tra cui anche i figli del protagonista è un momento di rara struggevolezza. Da qui in poi Leone va sempre di più ad approfondire la parte ideologica della rivoluzione, portando l'attenzione del film sulla disillusione dei personaggi, particolarmente influente è il tradimento sotto tortura del dottor Villega, fino a quel momento baluardo della rivoluzione, questo evento pone l'attenzione sul particolare contrasto tra doveri, ideali e fedeltà ad essi con l'istinto di sopravvivenza, al quale alla fine il personaggio ha dovuto cedere per non essere torturato ulteriormente, con un conseguente enorme senso di colpa.
Questo episodio convincerà Juan stesso in preda alla delusione a lasciarsi tutto alle spalle, arrivando però alla fine delle peripezie ad assistere impotente alla morte del suo amico John, in una scena non molto differente dal finale di "C'era una volta il west" a livello emotivo, con ancora una volta una forte malinconia, ma se nel precedente capitolo della trilogia vi è a causa dell'inesorabile passare del tempo, qui vi è a causa dell'assunta consapevolezza della fallacità degli ideali che si son portati via le persone più care.
Adesso Juan è solo.

Il secondo capitolo della trilogia del tempo, sebbene non ai vertiginosi livelli di bellezza degli altri due, nella sua lunga durata racconta una storia agrodolce, i bei sentimenti dell'amicizia nata tra i due personaggi principali a contrasto con la crudeltà della rivoluzione, che non risparmia niente, Leone ce la narra con la sua solita regia virtuosa, ormai diventata molto riconoscibile, tra i primi piani, il continuo utilizzo di dettagli e inquadrature dal basso, oltre che tanti movimenti di macchina, ci porta nel mezzo dell'azione accompagnato dalla solita grande colonna sonora di Morricone.