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C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA regia di Sergio Leone

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stratoZ     9 / 10  16/11/2023 13:57:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Terzo capitolo della trilogia del tempo e opera più sontuosa e ambiziosa di Leone - non che i precedenti film non siano comunque dei colossi, sia a livello di produzione che di importanza - con "Once upon a time in America" Leone passa al gangster movie dopo l'exploit incredibile avuto nel western. Lo fa con una pellicola dalla narrazione complessa e di una lunghezza proibitiva, il montaggio alterna continuamente i piani temporali senza seguire gli archetipi della narrazione classica, uno dei pregi principali dell'opera sta proprio qui, nell'utilizzo del montaggio per massimizzare l'effetto nostalgico o ancor meglio esprimere al suo miglior potenziale la concezione del tempo che passa, tramite le sequenze iniziali lo spettatore poi riportato all'infanzia del protagonista e la sua banda sa di star guardando per buona parte gente che è già morta, che sia stata eliminata in giovane età per qualche inconveniente del mestiere o che sia stata portata via dal tempo, questo fattore contribuisce ad accrescere lo sgomento interiore relativo al passare dell'epoca, specialmente se l'infanzia è mostrata con una dolce poetica di semispensieratezza in maniera soggettiva dal punto di vista di un bambino, una parte splendida caratterizzata da una fotografia più caldina rispetto al resto della pellicola e una ricostruzione scenica estremamente suggestiva, fatta di dettagli vintage, i nostri protagonisti si muovono tra i tetti arrugginiti della New York di inizio novecento, tra i vicoletti fatti di mattoncini rossi, automobili rudimentali, carretti e attrezzi da lavoro, una messa in scena straordinaria.

Stabilire la tematica di "Once upon a time in America" non è facile, il contenuto all'interno della lunga durata è così ampio che se ne potrebbe parlare per giorni, principalmente penso, oltre allo scorrere inesorabile del tempo e la memoria - non credo sia casuale che Noodles torni in città perché sono stati spostate le salme da un cimitero all'altro, luoghi per eccellenza della memoria - vi è anche una riflessione sul senso di colpa, sull'amicizia e sulla vera natura dei gangster, ma andiamo con calma.
Il senso di colpa non è altro che il turning point principale del film, la narrazione non avrebbe senso di esistere senza di esso, Noodles vive per 35 anni con la convinzione di essere stato lui la causa della morte dei suoi amici, da notare come l'attaccamento ad essi vi era così forte e presente già da bambini, tanto da mandare Noodles in carcere in quella famosa scena. Gli errori di valutazione di Noodles contribuiscono a mostrare la figura umana del gangster, in tutta la sua fragilità, perdita di freddezza e riflessività.
Quando parlo di vera natura del gangster mi riferisco ad una sottotrama in particolare, quella sentimentale, il rapporto tra Noodles e Deborah è tra i migliori che mi sia capitato di vedere in un ambito gangster, l'ambizione di Deborah è incompatibile con la natura di Noodles, per quanto lui si impegni a sembrare di riguardo, per sua stessa ammissione la chiuderebbe a chiave in una camera, poi il film ci sbatte in faccia uno stupro così inaspettatamenta da shockare lo spettatore, ma non è uno shock fine a se stesso, è il contrasto che si crea tra la scena principesca della cena e la brutalità dello stupro che mostra le due facce del gangster, non è altro che un riflesso di cio che il criminale vuole mostrare e cio che è la sua vera natura, una sequenza semplicemente da rabbrividire, fa riflettere il fatto di come si veda palesemente che Noodles si sia pentito subito dopo, ma ormai il danno è stato fatto, l'impeto e la natura hanno avuto il sopravvento.

Nel mezzo troviamo le classiche sequenze da gangster movie, tra qualche massacro e lo splendido scambio dei bambini, che nessuno mi toglierà mai dalla testa sia un omaggio a Kubrick e al suo "A clockwork orange" - Stanley aveva dichiarato che si era ispirato ad "Il buono, il brutto, il cattivo" per realizzare il suo film - con la gazza ladra di Rossini, i quattro amici vestiti di bianco e Cockeye che beve latte, dai ragazzi è palesissimo, sequenza meravigliosa comunque.
La regia di Leone è ispiratissima, anche se, parere personalissimo, non raggiunge le vette di inventiva della trilogia del dollaro, ma sono passati vent'anni e posso capirlo, i salti temporali sono resi fantasticamente, la soggettiva di Noodles che guarda Deborah esercitarsi è poesia, constaterei, unico difetto del film, che si arriva ad un eccessivo autocompiacimento, ed intendo quei momenti in cui vi sono i primi piani e parte la colonna sonora, o anche nei campi lunghi, mi da l'impressione di strafare, di imbarocchire eccessivamente un'opera che non ne ha per nulla bisogno, anche perché concettualmente parliamo di un'opera ridondante di per se.
Poi c'è da dargli merito di aver diretto splendidamente gli attori, De Niro non lo ritengo alla sua migliore performance ma ci saremmo quasi, totale, Woods si supera e regala un personaggio tanto folle quanto cinico, Max con le sue sfuriate è agghiacciante, basti vedere come si pone nei confronti della nuova compagna appena ciulata all'assicuratore, un bastard0 che si vede è cresciuto per strada.

Ovviamente non si può non citare il grande lavoro di Morricone, l'ennesimo score musicale illegale, quelle poche note all'armonica ormai sono diventate un'icona, così come il resto, un accompagnamento fantastico.

Leone purtroppo ci saluta con quest'opera, diciamo che sarebbe potuta andare peggio dai. Grazie di tutto.