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LA TARANTOLA DAL VENTRE NERO regia di Paolo Cavara

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Alpagueur     4 / 10  31/10/2020 14:09:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante la sua interessante premessa, "La tarantola dal ventre nero" (conosciuto all'estero come "Black belly of the tarantula") è un film di tipo slasher di bassa qualità, a volte ridicolo. L'idea di usare un ago da agopuntura intinto in un agente paralizzante (bromuro di vecuronio?) da conficcare dietro al collo per uccidere qualcuno è piuttosto terrificante, ma non c'è niente di terrificante in questo film. L'assassino semplicemente punge le sue vittime con un ago e poi le pugnala allo stomaco tagliandole un po', non c'è un comportamento tortuoso o particolarmente morboso. Inoltre, non si sa bene nemmeno chi siano queste persone che vengono uccise, quindi lo spettatore non può davvero sentire nulla per loro (perché per es. la donna che lavorava nel negozio di abbigliamento dopo che ha visto la mano dell'assassino squarciare la tenda col coltello, poi è stata ad armeggiare intorno a un gruppo di manichini e non ha cercato di andarsene, lei lavorava lì, sapeva dove si trovava, non capisco...purtroppo "Morirai a mezzanotte" di Lamberto Bava sarà girato solo 15 anni dopo, altrimenti Cavara avrebbe potuto imparare parecchio sul come allestire un delitto credibile in un negozio di abbigliamento). L'idea della vespa/tarantola era buona, purtroppo è stata sviluppata male. Ad ogni modo Lucio Fulci ne trarrà beneficio per il suo "Murderock" (1984), in quanto anche lui metterà in mano all'assassino come arma di offesa uno spillone appuntito, anche se forgiato diversamente (più bello da vedere), ma diversamente dalla Tarantola, l'assassino userà preventivamente il cloroformio per addormentare le proprie vittime e solo dopo trapasserà loro il cuore lentamente con lo spillone. In entrambi i casi (ovatta di cloroformio o vecuronio) la malcapitata sarà sempre cosciente ma impossibilitata a muoversi. Dopo una prima mezz'ora concitata, la trama perde lentamente slancio fino a uno zoppo epilogo, con la rivelazione di uno psico dramma che appare però balbettante, in quanto l'assassino (facilmente individuale da subito, assieme al movente) sembra in forma fisica in tutti i sensi. Gli attori sono sopra la media, ma manca una colonna sonora da film giallo "vero"...Morricone ha fatto di molto meglio devo dire. Andando a leggere i nomi di soggettista e sceneggiatore mi sono imbattuto in due perfetti sconosciuti (almeno per me). Non so come faccia qualcuno a ritenere questo film uno o addirittura due gradini sopra a "E tanta paura" dello stesso Paolo Cavara. Michele Placido mi è sembrato molto più a suo agio e attendibile nei panni del commissario di turno rispetto a Giancarlo Giannini, e la trama qui è molto semplificata, ma voglio dire a volte anche trame banali e recitazioni appena passabili per non dire mediocri sono passate in secondo piano rispetto a una magnifica colonna sonora e a delle scene di paura vera, uniche (mi vengono in mente i Gatti rossi di Lenzi e La casa con la scala di L. Bava), ma qui proprio c'è una lentezza anche di "esecuzione" dei delitti, manca un senso di efferatezza. Il killer inoltre fa a meno dei soliti guanti in pelle nera optando per dei guanti in gomma color carne (forse per cercare di depistare i sospetti?). Per concludere una doverosa precisazione: subito dopo il primo terzo di film, l'entomologo dice al commissario Tellini tre inesattezze: la tarantola è un animale terribile (non è vero, è di indole dolce e tranquilla), ha un solo nemico, il "Pepsis hymenoptera" volgarmente detta "vespa delle ali color salume" (falso, il nome è di fantasia, quella vera si chiama "Pepsis formosa pationii" alias "Tarantula hawk wasp" alias "vespa falco della tarantola", vive nelle aree meridionali degli Stati Uniti e così come quella immaginaria del film è in grado di pungere e avvelenare le tarantole, paralizzandole e usandone il corpo come incubatrice vivente per le uova), la vespa è il solo nemico naturale in grado di uccidere la tarantola (falso, anche la scolopendra e lo scorpione sono in grado di uccidere facilmente una tarantola). Un nome di fantasia per l'animale di turno ci può stare (anche Argento si era inventato il famoso "Hornitus Nevalis" o gru delle nevi per il suo primo giallo), ma poi fare disinformazione sul resto lo trovo fastidioso (il ragno che l'entomologo mostra mentre viene torturato dalla vespa non è una tarantola, è un filmato fake, è una tarantola quella che si vede dopo nella scatola di plastica trasparente che viene tirata fuori con le pinze). Il nome di un animale nel titolo è sempre suggestivo, ma non è sufficiente per salvare questo film. Bocciato.