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GLI AMORI DI ASTREA E CELADON regia di Eric Rohmer

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gerardo     7 / 10  26/10/2007 14:16:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La didascalia iniziale, così semplice e immediata, dal sapore pasoliniano, è una premessa tecnico-narrativa al film e ci introduce drasticamente nel mondo bucolico incontaminato, selvaggio e al contempo lieve e idilliaco di una "Francia felix" ormai scomparsa (il riferimento non sembra essere solo paesaggistico). Quella didascalia è un monito allo spettatore affinché lasci da parte il proprio mondo, le convinzioni e le convenzioni culturali e immaginifiche di cui si nutre quotidianamente e da cui è circondato, per immergersi in un'idea di cinema (e di visione) totalmente altra, riveniente dal passato, persino ingenua se si vuole, come quella degli albori della cosiddetta “settima arte”. Operazione tenera e coraggiosa, questa di Rohmer, di portare in scena, sul “grande schermo” nel 2007, l'"Astrea" di Honoré d'Urfé, commedia pastorale del '600. L'Astrea è un'opera che s'ispira molto alla tradizione del teatro italiano seicentesco, in particolar modo a Tasso e alla sua Aminta. Della commedia pastorale tassiana sono evidenti i riferimenti, primo fra tutti l'intreccio principale: il rifiuto d'amore della donna, il presunto suicidio dell'amante rifiutato, il pentimento e l'angoscia dell'amata di fronte alla presunta morte dell'uomo. E poi i nomi Aminte e Silvia. Ma anche un sottile erotismo che pervade tutto il film e che Rohmer sa dispiegare potentemente, sia pure con leggerezza ed eleganza, giocando sulla malizia e l’innocenza della storia e dei suoi protagonisti. Il bacio rubato a Celadon dall’amica per “gioco”, dietro l’albero alla festa, le tre ninfe appena coperte da vesti leggere e candide, pronte a soccorrere Celadon e a portarlo nei loro giacigli per curarlo, forse più con le tenerezze d’amore e la bellezza; infine, il candore sensuale di Astrea, con la sua coscia scoperta durante il sonno nel bosco e lo sguardo di desiderio e contemplazione di Celadon, la veste leggera della fanciulla che si apre a mostrare il seno in tutto il suo splendore, il gioco delle finzioni di Celadon mascherato alla sua amata…
Il tentativo di trasporre un’opera seicentesca mantenendone intatto il candore e lo spirito può dirsi riuscito.
Certo, bisogna anche essere ben disposti ad accoglierlo.