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IL BACIO DELL'ASSASSINO regia di Stanley Kubrick

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Marco Iafrate     6 / 10  12/10/2012 19:46:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Associare il film al nome del regista lascia spiazzati. Storia d'amore e di coltello lontana anni luce da quello a cui ci ha abituati Kubrick in seguito, se si esclude la splendida fotografia rimane ben poco di questo mediometraggio dove, oltre alla scarsa vena dei protagonisti, ad essere totalmente assente è il punto di forza di tutti i thriller: La suspense.
Andare a cercare i meriti di un'opera con il lanternino soltanto perché l'ha diretta un gigante della cinematografia mondiale non ha senso, ha più senso essere obiettivi e riconoscere che non tutte le ciambelle riescono con il buco.
"Il bacio dell'assassino" è una storia di passioni, quelle che nascono all'ombra di rapporti difficili, esplose violentemente ed incontrollabili, rapporti che fondano le proprie basi sulla logica del possesso, la donna è un semplice strumento di conquista e di piacere, oggetto di attenzioni legate alla clausola di fedeltà e sottomissione, se ci si sottrae a questo statuto sono botte. Sovente, ad interferire a questa condizione, c'è il terzo incomodo, colui che si intromette per senso di giustizia all'inizio e per scombussolamento ormonale sempre di più in seguito, resta il fatto che nel novanta per cento degli episodi in cui un qualsiasi cittadino si erge a paladino per sottrarre la femme fatale di turno dai soprusi del suo uomo, se ne innamora.
La prevedibilità è il batterio principale di un film di azione dove non dovrebbero esistere certezze, la formula della narrazione del protagonista mediante flashback (bisogna dire usata spesso anche con ottimi risultati), qui risulta determinante e toglie qualsiasi incertezza riguardo l'epilogo della storia, fin dall'inizio sappiamo bene come il tutto andrà a finire. La banalità del racconto non deve comunque distogliere l'attenzione sul fatto che Kubrick a 27 anni non disponeva ancora di quella incredibile capacità di inventare quei modelli narrativi intrisi di contraddizioni e metafore, i primi lavori (corti e medi metraggi) possono essere definiti "assaggi sperimentali", l'ipnotico fascino della rappresentazione arriverà in seguito.
Quindi, non aspettatevi un capolavoro, accettate la mano ancora acerba del giovane Kubrick, godetevi l'impianto scenografico con le suggestive immagini delle strade sporche e deserte di New York, pensate che quell'uomo, 13 anni dopo, avrebbe diretto un certo film.