caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MILLENNIUM ACTRESS regia di Satoshi Kon

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     8 / 10  24/04/2024 13:04:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Secondo lungometraggio di Kon, ancora a livelli altissimi, "Millennium Actress" è un film estremamente delicato, forse uno dei suoi più semplici, che riesce ad essere poetico e scatenare forti sensazioni, tirando in ballo l'amore a sfondo esistenziale, con la storia di questa attrice di successo da sempre alla ricerca di questo suo amato, col quale ha avuto solo contatti fugaci, che le ha consegnato una chiave, diventata simbolo dell'incontro tra i due. Kon agisce proprio a livello sensoriale, fin dall'inizio caricando il film di nostalgia, con la demolizione dello studio e la narrazione dell'anziana attrice tutta in flashback che ripercorre le tappe della sua vita, fin dai tempi della guerra, quando ha iniziato a lavorare per questi studios, dando anche dei tocchi di surrealismo, mischiando gli episodi di vita raccontati con le scene dei film a cui ha partecipato, andando a tirare in ballo quelle atmosfere che piacciono tanto al regista, sospese tra realtà e illusione, sogno e arte, smorzando anche il tutto ironicamente con le figure del regista e del cameraman che fungono quasi da spalle comiche del film, come dei narratori esterni che commentano le vicende da un punto di vista più leggero.

Kon si concentra su quest'amore sfuggevole, con la protagonista che dopo il primo incontro cercherà il suo amato in lungo e in largo, partito per la guerra in Manchuria, accetterà il ruolo di protagonista del film solo per andare nel suo stesso luogo, sarà una ricerca estenuante, sostenuta dalla speranza prima o poi di rivederlo, con questa sensazione di continuo rincorrere un'amore che non è mai sbocciato ed è rimasto soltanto il potenziale di ciò che sarebbe potuto essere.

L'autore è abilissimo nella rappresentazione, i disegni sono splendidi, le transizioni un po' vintage donano un immenso fascino alla pellicola con quella sfuggevolezza dei ricordi, quella narrazione soggettiva che lascia sempre in bilico, semplicemente poetico e toccante, come d'altronde tutta la - purtroppo - scarna filmografia del regista.