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RAPINA A MANO ARMATA regia di Stanley Kubrick

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ULTRAVIOLENCE78     8½ / 10  31/01/2009 13:28:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un Kubrick appena ventottenne, ma già artisticamente e intellettualmente maturo, sforna un piccolo capolavoro cinematografico, nel quale enuclea superbamente una riflessione sul fatalismo, nonché sulla cupidigia quale motore che innesca le azioni umane, simbolicamente rappresentata dall’ippodromo.
Il film è narrativamente strutturato come un “puzzle” temporale, costituito da una serie di “flashback” cronologicamente sfasati (a cui si richiamerà successivamente il Tarantino de “Le Iene”), che danno proprio l’idea di tanti frammenti di un ideale mosaico che va progressivamente costituendosi. Ma proprio quel mosaico, frutto di un piano elaborato minuziosamente ed attuato con tanta fatica, sembra diventare l’oggetto del trastullo di un Fato beffardo e maligno, che si sollazza a scomporne le tessere legate fra loro da fragilissime connessioni. Tutti gli esecutori materiali della rapina si imbatteranno, di volta in volta, in imprevisti apparentemente tanto banali, ma allo stesso tempo determinanti ai fini del fallimento del colpo.
Nulla può essere predeterminato dall’uomo, e per questo il suo ardire nel voler progettare puntigliosamente e meticolosamente una macchinazione perfetta è destinato ad essere punito senza possibilità di scampo. Così come palesa l’ultima significativa scena, nella quale si vede il bandito Johnny che, rinunciando a un tentivo di fuga, si consegna ai poliziotti, arrendendosi e rendendosi a un Destino manovratore inevitabile e ineluttabile.
“The Killing” è un film superbo anche dal punto di vista tecnico: svariate le sequenze degne di nota, tra cui quella celeberrima che indugia sui corpi esanimi stramazzati al suolo, il cui movimento irregolare rende benissimo l’idea dello sguardo spaurito e incredulo di chi ha dato origine a una strage senza volerlo.