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SPARTACUS regia di Stanley Kubrick

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Invia una mail all'autore del commento mencio     7 / 10  22/06/2012 16:53:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non so dire se questo sia o no un'opera minore di Kubrick, perchè non ritengo che sia importante per l'arte avere una classifica troppo rigida. Kubrick poi è uno che si è messo in ballo più volte con films più riusciti e meno riuscti. Forse il film va considerato non interamente opera di Kubrick, ma in parte suo e in parte di Douglas. Certamente rappresenta un tentativo di mandare un messaggio civile e noi questo lo veniamo a sapere dalla voce narrante fin dall'inizio del film: nel tempo, il 20° secolo, che ha visto la fine della schiavitù, ci si volge indietro a vedere l'inizio della fine. Nel film fantasia e realtà si mescolano e, contrariamente a ciò che può sembrare, alcune cose che sembrano romanzesche sono vere. Da quel poco che si sa è vero l'intenso legame di Spartaco con la moglie, è vero che l'inizio della rivolta avvenne nei locali della cucina. E' vero che non fu possibile trovare chi tradisse Spartaco e la sua fine, se sulla croce o in battaglia, ci è ignota. Non è vero che fosse un essere quasi primitivo: era relativamente colto per la sua condizione, era un trace (cioè uno slavo, un bulgaro probabilmente), ma pareva un greco per un certo tratto fine del suo modo di fare (a quel tempo ancora non era nato Zorbas). Pare che fosse un uomo calmo e riflessivo. Non è vero che Crasso fosse un raffinato patrizio: era un uomo d'affari, che quando si misurò con veri combattenti, i Parti, fece la fine del topo. Credo che Laughton sarebbe stato più adatto di Olivier a rivestire il ruolo se questo fosse stato tratteggiato con maggiore aderenza alla realtà. Contrariamente a quel che si crede e si dice nel film i gladiatori non erano buoni combattenti: erano impulsivi, a volte temerari, a volte codardi. I successi di Spartaco furono legati alla sua bravura di comandante e al fatto che nerbo del suo "esercito" erano i Cimbri e i Teutoni, superstiti dalle sconfitte inflitte da Mario (lo sappiamo da un'osservazione di Cesare nel De Bello Gallico). Il difetto del film sta nei luoghi comuni del polically correct. Gli schiavi sono già consapevoli della loro dignità di esseri umani, i nobili romani sono come Douglas immaginava fosse l'élite politica americana (versante repubblicano) e così via. Quello che mi incuriosisce nel film (e non so dare una risposta) è il giovane Giulio Cesare. E' un personaggio secondario, ritratto ai primi passi in politica, "allievo" di un senatore "popularis", il principale nemico di Crasso e dei patrizi romani, interpretato da Laughton. Credo che questo personaggio gioochi un ruolo chiave nel film, ma non lo so definire e se qualcuno me lo sapesse dire gliene sarei grato.