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2001 ODISSEA NELLO SPAZIO regia di Stanley Kubrick

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amterme63     10 / 10  13/05/2006 16:47:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film mi è sembrato la Cappella Sistina del Cinema.
Michelangelo ha dipinto la storia dell’Umanità, dalla creazione (Adamo e Dio che allungano le mani fino quasi a toccarsi) al Giudizio Universale (una visione apocalittica con le figure che galleggiano nello spazio). Kubrik dà la sua versione: dalla prima scintilla di intelligenza che contraddistingue gli uomini dagli altri animali, alla fusione dell’Uomo con lo Spazio per dare vita a una nuova creatura. Lo fa con la stessa grandezza e monumentalità di Michelangelo, usando il linguaggio del mito.
Il protagonista del film è il monolite. Inutile stare a scervellarsi sul suo significato, perché semplicemente non ce l’ha. O meglio, rappresenta la capacità dell’uomo di creare con il pensiero, la capacità di astrarre, che ci distingue dagli altri animali. Il monolite dà forma oggettiva a tutti questi concetti che esistono ma che non hanno un significato definito (Dio, l’universo, il bene, il male), che comunque hanno determinato l’evoluzione umana. Esistono nella nostra mente ma nessuno sa dare una spiegazione definitiva. Non sono astrusa materia di pochi filosofi, sono problemi drammatici che affliggono la nostra vita quotidiana, di cui cerchiamo in tutti i modi la soluzione, un significato certo senza mai riuscire a trovarlo.
Dio ha punito Adamo perché bramava alla conoscenza assoluta. Gli Dei greci hanno punito Prometeo perché ha rubato la scintilla della conoscenza. Qui un computer, HAL, anche lui un essere perfetto, si prende questo compito e cerca di impedire la conoscenza assoluta. HAL è una creatura dell’uomo, come del resto Dio e gli Dei greci sono creazioni del pensiero umano (secondo me). HAL può essere anche un monito a non fidarsi delle macchine, a non farsi determinare da loro come fino ad ora ci siamo fatti determinare da Dio o da altre sovrastrutture. Questa parte del film è volutamente lenta e silenziosa. Riporta esattamente il lento scorrere del tempo e i rumori (meglio silenzi) dello spazio. La ‘noia’ dello spettatore è la ‘noia’ dell’astronauta.
Ma che cos’è questa conoscenza assoluta che viene raggiunta da Bowman/Adamo/Prometeo? Kubrik, per rappresentarla, ricorre all’altro mezzo di conoscenza che ha l’uomo oltre alla ragione: l’immaginazione. Gli ultimi minuti del film sono una specie di gigantesca e sublime allucinazione. Come essere sotto l’effetto di una droga. Si prova senso di vertigine, l’emozione di quando si ha la sensazione di vedere qualcosa per la prima volta in assoluto, di essere in un mondo, in una dimensione completamente nuova. A me ha ricordato la poesia “Il battello ebbro” di Rimbaud (leggetela qui: http://www.cronologia.it/storia/biografie/rimbaud.htm). Rimbaud è stato il primo che ha liberato i nostri sensi dai limiti del reale e li ha mescolati fra di loro. E’ stato il primo che ha creato un nuovo mondo, che ha ampliato i confini di quello che si può concepire. Kubrik fa qualcosa di simile in questo film.
Dopo l’esperienza dell’Immaginazione si torna all’improvviso alla Ragione. Una stanza settecentesca, geometrica, illuminata è una chiara allusione all’Illuminismo. Ma è un addio al mondo del vecchio Uomo. Il bicchiere che si rompe è l’ultimo segno della materia e della forza di gravità. Il futuro è indicato all’interno del monolite, cioè all’interno dell’immaginazione/astrazione. Il nuovo Uomo nascerà dall’utopia, dalla fusione con lo Spazio infinito (erano i tempi dell’immaginazione al potere e quando si pensava in grande).
Questa è solo una mia interpretazione. Perché questo film, come tutti i capolavori, non deve dare spiegazioni, deve porre quesiti, deve fare risvegliare nello spettatore la curiosità di sapere, la voglia di domandarsi, di ricercare, di capire e immaginare con le proprie forze. Un esercizio difficile per chi è immerso fino al collo nella routine quotidiana, dove si vive senza domandarsi perché si vive, si opera senza sapere se c’è uno scopo o un fine. Il quotidiano è solo un peso di cui liberarsi al più presto con lo ‘svago’. Dopo una dura giornata non si ha voglia di visitare la Cappella Sistina. Per questo non mi sono meravigliato quando ho letto sotto commenti negativi su questo film. Lo vedo con le persone che frequento tutti i giorni. La gente comune non sa farsi domande, non vuole farsi domande. Ripeto, non sono dibattiti da elite, da chi si vuole distinguere, è il nostro modo di vivere, il nostro destino, il destino del mondo, le sorti dell’umanità.
Hugolino  16/05/2006 09:06:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
in parte sono d'accardo con te con la tua interpretazione del significato del monolite...
amterme63  16/05/2006 23:16:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' difficile pensare tutti alla stessa maniera. Comunque complimenti per il tuo commento sotto il mio.
franx  25/05/2006 14:02:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh il monolito in realtà ha un significato molto chiaro secondo me e si capisce proprio dalla fine del film quando morte e vita si ricongiungono a formare il tutto.

Tutto per noi umani ha un principio e una fine, ma è il monolito ad essere l'unico raccordo tra un estremo e l'altro della nostra esistenza.

Il monolito è simile al Pi-greco, il numero decimale illimitato e aperiodico che non potrà mai essere completamente letto o scritto con qualsiasi mezzo nella sua interezza da occhio umano, l'unica cosa che sia in grado di trasformare la nostra vita (un segmento) in una circonferenza dove inizio e fine coincidono.

Il monolito è quella forza, ente, intelligenza supepriore in grado di ritrasformare la morte, il caos, la distruzione, nella vita, cioè di annullare il significato stesso di inizio e fine proprio come il pi-greco che trasforma segmenti in circonferenze che non hanno inizio o fine.

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amterme63  31/05/2006 21:16:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anche la tua spiegazione del senso del monolito rientra nel concetto di "categorie astratte" che sono quelle che distinguono l'uomo dall'animale, che gli hanno permesso di evolversi e che determineranno il suo futuro. Si tratta, anche la tua spiegazione, di una variante del concetto di "pensiero umano", perché come tu sai la natura, il mondo esistono soprattutto come oggetti delle nostre categorie di pensiero.
Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  24/09/2010 15:18:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Commento eccellente, superbo. Concordo appieno.
amterme63  24/09/2010 18:27:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie.