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EYES WIDE SHUT regia di Stanley Kubrick

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kafka62     8½ / 10  26/02/2018 16:40:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella sua ultima, attesissima e purtroppo definitiva fatica, mostrando un inaspettato cipiglio da moralista, Kubrick sembra auspicare, in un profluvio di simbolismi e motivi psicanalitici, un ritorno alla fedeltà di coppia come unica salvezza dai pericoli in agguato nella vita sessuale extra-matrimoniale. Fin dalla bellissima sequenza della festa organizzata dall'amico Frank Ziegler, Bill e Alice sono infatti insidiati da ragazze provocanti e disponibili e da fascinosi latin lovers stranieri. Viene subito messo in campo, cioè, il tema archetipico della Tentazione, cui segue, come in un saggio freudiano sull'erotismo coniugale, la traumatica scoperta nel partner del Desiderio erotico verso altri uomini e donne, e infine la fuoriuscita incontrollata della libido a stento repressa dal vincolo familiare (la ricerca del Tradimento e del Peccato).
Tutto questo avviene (e salva la pellicola dal rischio di essere un'ennesima variazione del solito film di corna) su un piano eminentemente onirico e mentale. Tutta la lunga notte che il protagonista passa fuori delle mura domestiche non è infatti (e basterebbe il titolo della novella originale di Schnitzler per capirlo) altro che un sogno, e questo è sufficiente a mettere al riparo il film da tutte le accuse di inverosimiglianza e di anacronismo che da più parti gli sono state ingiustificatamente rivolte. Del sogno, l'avventura notturna di Bill ha per esempio la facilità con cui si susseguono gli avvenimenti e la loro schematica esemplarità (a concederglisi sono prima l'amica di famiglia, poi la prostituta, infine – nella scena dell'orgia – splendide donne mascherate), oltre che la sotterranea presenza di elementi perturbanti, che corrispondono alle angosce e ai sensi di colpa tipici degli incubi (la presenza dell'uomo morto nella stanza dove la figlia cerca di sedurlo, gli avvertimenti di pericolo che gli vengono indirizzati nel corso dell'orgia, la sieropositività della prostituta, la scomparsa dell'amico pianista, ecc.). La stessa sequenza dell'orgia è poi così clamorosamente barocca e inattuale (ancorché in linea con la sensibilità mitteleuropea del regista) da non poterla davvero considerare in termini prettamente realistici. "Eyes wide shut" viene in tal modo a configurarsi come un'avventura in chiave potentemente simbolica, un po' come era stato il coppoliano "Apocalypse now" vent'anni prima. A questo punto, l'opera postuma di Kubrick può essere inserita nel solco di tutta la sua precedente filmografia, in cui il sottotesto risulta più importante del testo. Così come in "Barry Lyndon" (il film più simile a "Eyes wide shut"), Kubrick descrive al di là del contingente ricorso al tema del sesso, la più generale condizione dell'uomo contemporaneo, alle prese con una fine millennio piena di presagi mortuari e di spinte autodistruttive, che può ricordare una soglia altrettanto fatidica come quella della Rivoluzione Francese.
Tutto questo il grande regista scomparso lo fa con il suo solito stile, in cui la lentezza serve volutamente a raggelare ogni accesso di vitalità (come nella scena dell'orgia, in cui certi gruppi di convitati sono delle vere e proprie nature morte, nonostante che vicino a loro si consumino frenetici amplessi), e con il suo solito humour beffardo, che rovescia in un invito a "chiudere gli occhi" la facile lettura di un apparente lieto fine (due deliziosi esempi dell'ironia kubrickiana: quando i due protagonisti si accarezzano nudi davanti allo specchio in sottofondo una canzonetta rock ripete "Essi hanno fatto una cosa molto cattiva"; sul giornale che Bill sta sfogliando spicca il titolo "Fortunato a essere vivo"). Come sempre perfetto tecnicamente ed esteticamente, oltre che recitato da due attori in stato di grazia (con una menzione particolare per la Kidman, bravissima nell'introdurre una nota di inquietante ambiguità e doppiezza nella apparente trasparenza – intesa anche come nudità – del suo personaggio), "Eyes wide shut" è un film di grande spessore artistico e filosofico, del tutto all'altezza degli altri grandi capolavori kubrickiani.