caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

REDACTED regia di Brian De Palma

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  11/11/2008 14:39:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per un gruppo di soldati americani le giornate scorrono tutte uguali sotto il sole cocente dell’Iraq.Divisi tra il presidio di una zona nevralgica situata nella cittadina di Samarra e momenti di riposo all’interno della base,una volta in servizio vengono sottoposti a tensioni insopportabili,costretti a percepire ogni macchina o pedone che transita attraverso le barriere del posto di blocco come una minaccia.
La follia della guerra è pronta a deflagrare in tutta la sua brutalità,mettendo a nudo l’incapacità di comunicare tra due popoli tanto diversi,divisi anche da un’attitudine che rifugge il cercare di conoscersi per evitare diffidenze e paure.Brian De Palma ,dopo il brutto “The Black Dalia”, torna su ottimi livelli con questo duro mockumentary a sfondo bellico,utilizzando per la messa in scena uno stile originale che utilizza gran parte dei mezzi di cui dispone la comunicazione odierna,realizzando così uno spaccato di grande intensità in grado di parlare non solo di un conflitto che ha fatto e farà ancora discutere a lungo,non solo delle crudeltà che vengono commesse in guerra,ma soprattutto della follia umana.
Nell’orrendo disegno della guerra morti decapitati e soldati "inceneriti" da mine antiuomo sono l’inevitabile e folle prezzo da pagare a governi cui importa ben poco di chi sia destinato a divenire carne da macello,ma ad un orrore già così incomprensibile fanno eco le gesta abominevoli di uomini che da presunti paladini della democrazia e difensori degli oppressi si tramutano in bestie senza morale,capaci di stuprare ed uccidere senza rimorso persone innocenti.
De Palma propone quindi non solo il proprio punto di vista politico sulla gestione di determinate situazioni da parte del governo statunitense,ma illustra anche la spietata indole umana,che cerca nell’autolegittimazione dei propri gesti una giustificazione valida anche per il più bieco sopruso.Viene in mente “Vittime di guerra”,altro intenso lavoro del regista ambientato nel Viet Nam,dove lo stupro è ancora emblema principe degli istinti più bassi e vigliacchi.
Non ho gradito la trafila di immagini cruente prima dei titoli di coda,forse necessarie per far comprendere ancor di più a qualche invasato come la guerra spesso colpisca chi con essa non c’entra nulla,però la violenza visiva di quelle immagini è stata un ulteriore pugno nello stomaco in una pellicola che di colpi da k.o. ne presenta già a sufficienza.Il film rimane un ottimo esempio di cinema verità,ovviamente rivista e solo ispirata ad un fatto realmente accaduto,ma eccellente nell' elevarsi dalla definizione di semplice produzione cinematografica e divenendo a tutti gli effetti foriera di un messaggio che non possiamo ignorare.