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REDACTED regia di Brian De Palma

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jack_torrence     10 / 10  15/04/2010 14:45:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
De Palma, gran mestierante ma regista obiettivamente di secondo piano rispetto ai "grandi", 3 anni fa ha sfornato ex abrupto un film che si proietta da solo nell’empireo del cinema, tale e tanta è la sua caratura cinematografica, saldamente fusa a quella dei temi affrontati.

"Redacted" è una travolgente riflessione sulle potenzialità della manipolazione mediatica implicite in qualsiasi mezzo di comunicazione visivo, condotta attraverso uno "sguardo" su di un atroce episodio della guerra in Iraq (un assassinio con stupro, ad opera di un branco di soldati).
E’ un film al 100% metalinguistico: unici strumenti visivi utilizzati, anche se di pura fiction (il che complica il discorso del regista e lo rende più affascinante) sono: video amatoriali, blog su internet, riprese televisive, riprese di telecamere di servizio, video postati su internet, riprese giornalistiche, microtelecamere da elmetto di guerra (anche a raggi infrarossi), riprese di giornalisti "embedded" (cioè incorporati nelle truppe).

E' un'opera folgorante per come riesce a parlare dell'indecifrabilità del reale, della sua manipolazione, e soprattutto della prossimità che, per il proliferare dei segni, si crea tra soggetto e oggetto della visione, al punto da rendere impossibile sia il coinvolgimento emotivo, sia il distacco critico e morale.
Infatti, ciò che turba e sconcerta di più, è che lo stupro non sconvolge come dovrebbe, così come è raccontato ( nonché gli altri eventi “sconvolgenti” che il film visualizza o cui allude). Non crea il medesimo orrore che creerebbe la sua rappresentazione cinematograficamente convenzionale.
Nell’assenza di una retorica narrativa canonica (per mezzo della quale avverrebbe una presa di distanza critica e morale), e nella mimesi delle riprese documentarie, si cela una riflessione sullo sguardo.
La sovrabbondanza dei segni e delle informazioni in nostro possesso, la possibilità di riprendere e diffondere (all’istante e a livello planetario) qualsiasi fenomeno, creano una prossimità tale da avere come effetti l’immediatezza, l’annullamento di una distanza, e quindi:
- la tendenziale riduzione dello spazio consentito per la presa di coscienza e la riflessione,
- l’assuefazione visiva,
- la riduzione della capacità di distacco critico, e infine:
- la riduzione del coinvolgimento emotivo.
Il distacco emotivo (dovuto a una fruizione che può essere troppo immediata e superficiale da non lasciare tempo allo shock nemmeno di maturare!) è dunque inversamente proporzionale alla prossimità superficiale con cui il nostro sguardo può “poggiarsi” su tutto.
Il proliferare dei segni, anziché consentire una maggiore aderenza al reale, tende a distorcerne la percezione ...e amplifica a dismisura il caos.