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IL VANGELO SECONDO MATTEO regia di Pier Paolo Pasolini

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dobel     9 / 10  27/08/2009 19:03:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un grande film con grandi musiche e una bella traduzione del testo di Matteo. Il più bello dei film su Gesù, ma...
Ma questo è un Gesù rivoluzionario nel quale vengono proiettate le convinzioni antimussoliniane e le aspirazioni anticonformiste di Pasolini. Questo Gesù somiglia più che altro a Giovanni Battista, l'uomo che grida nel deserto, con l'impeto del profeta. E' ancora un Gesù prima di Gesù. Nel suo personaggio ci sono alcuni aspetti del Gesù dei vangeli, ma siamo ancora troppo vicini all'ideale dell'eroe positivo, romantico. Pasolini, a mio avviso, è ancora legato ad una tradizione equivoca che ritroviamo anche nel film idilliaco di Zeffirelli. Pasolini inverte semplicemente i termini: a fronte dell'immagine stucchevole che abbondava nei catechismi dopo il 1880, presenta un personaggio ribelle. Nei due casi (in Pasolini e in Zeffirelli, anche se con molto più talento nel primo) l'incarnazione non è stata compresa.
Comunque un film bellissimo che va visto assolutamente.
Chissà se Bunuel...
Ciumi  27/08/2009 19:41:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chissà se Bunuel…
Scusa ma non riesco a completare la frase, e sarei curioso… mi daresti un aiutino?
Bello comunque il “Vangelo” di Pasolini; un Cristo, come hai detto tu, rivoluzionario - qual’era Gesù, e qual’é stato Pasolini - umano, terreno, mogio e (non vorrei citarne l’aspetto politico) senza miracoli.
Compreso quello della resurrezione, che sì in senso religioso non comprende; ma che, più che altro, penso l’abbia proprio rifiutato.

dobel  27/08/2009 22:13:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più che altro era una provocazione: Bunuel ha scelto la blasfemia, e questa aggressività, o violenza, nel rifiuto, danno un'intuizione più giusta dell'altra realtà, del mondo che viene a noi e che ci inquieta per la sua differenza. La sua rappresentazione dell'ultima cena ha qualcosa di visionario, direi sarcastico, che lo rende di molto superiore ad uno Zeffirelli. Comunque parliamo di un regista che lavora al di fuori del testo evangelico. Sarei stato curioso di vederlo cimentare all'interno di esso. Forse la follia della croce avrebbe potuto metterla in evidenza con una pregnanza superiore a chiunque altro.
Ciumi  29/08/2009 12:21:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' vero, sarebbe stato interessante vedere Bunuel cimentarsi all'interno dei testi evangelici.
Per assurdo credo che film come "Viridiana" e "Nazarin", pur non attingendo esplicitamente da tali scritture, ma anzi trasfigurandone e dissacrandone spesso la simbologia e il messaggio, e pur non avendo mai direttamente trattato la vicenda di Cristo, abbiano centrato con più efficacia di qualunque altro alcuni dei problemi e dei significati della cristianità.
Zero00  28/08/2009 19:20:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusa se intervengo ma "convinzioni antimussoliniane e le aspirazioni anticonformiste" mal si adatta a Pasolini. Soprattutto l'ultima frase.
Altra piccola cosa: Pasolini rilegge il vangelo da "ateo" ma è pur sempre lettura del vangelo e, perchè no, delle fonti tardo antiche. Niente di più lontano dall'eroe positivo. Per quanto riguarda quello romantico ok, ma solo se ne cogliamo la forte accentuazione sessuale, se no non ha senso!
dobel  29/08/2009 08:49:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non credo che non si possa dire di Pasolini che fosse un antimussoliniano (i sentimenti antifascisti dello scrittore mi sembrano così palesi...) e un anticonformista. Anticonformista anche all'interno della propria corrente politica da momento che arriva addirittura ad affermare che 'non vi è peggior conformismo di quello di sinistra'. Sicuramente, comunque, una voce fuori dal coro.
La lettura del vangelo di un Pasolini che all'epoca stava subendo, a dire di chi gli è stato vicino, una conversione (forse subiva il fascino della figura di Giovanni XXIII, e da qui la bella dedica) mai compiuta, è sicuramente quella di un ateo che sta capendo che il cristianesimo è alla base della nostra cultura (dico questo in modo assolutamente laico e volendo intendere che il cristianesimo come cultura e non come fede ha condizionato di se lo sviluppo artistico e sociale europeo, e questo Pasolini lo sapeva benissimo). Le fonti a cui si rifà il regista sono ovviamente quelle greche. Pasolini identifica comunque la figura di Gesù con quella di un Che Guevara ante litteram; di un rivoluzionario in linea con la mentalità degli anni '60. E' una figura assolutamente incompleta e ben lontana da quella dei vangeli. Manca totalmente il senso di ubbidienza, di sottomissione. Il senso di abbandono fiducioso. Questo è un Gesù che lotta e che, appunto, grida nel deserto come un profeta veterotestamentario. L'eroe positivo è da intendersi nel modo in cui lo avrebbe inteso Pasolini: per lui la positività stava appunto nella carica rivoluzionaria insita nel messaggio cristologico. Ma è il suo punto di vista, il punto di vista di un uomo che non ha mai sposato la fede cristiana. Il modo di guardare alla figura di Gesù del cristiano è differente: al posto delle armi mette la croce, al posto della rivolta mette la sottomissione, al posto della ribellione l'accettazione e il sacrificio. L'eroe romantico è quell'eroe che mette se stesso e le proprie imprese al di sopra di tutto; la perpetuazione dell'io non deriva dall'immortalità della propria anima bensì delle proprie opere. Nulla di più lontano da quello che possiamo ritenere fosse la posizione di Gesù, e non mi sembra nemmeno il caso di spiegare il perché. Per Pasolini, invece, è quello che Gesù ha detto e fatto in questo mondo che è importante ai fini della sua immortalità. Le sue parole sono il centro di quanto noi oggi abbiamo bisogno, non la sua persona.
Il Gesù di Pasolini è il primo esponente della Teologia della Liberazione: quel movimento che si è sviluppato in America latina e che ha cercato di ribellarsi alla politica di sfruttamento e vessazione delle frange più povere della società. Questa ribellione, che si è rifatta ad una lettura del vangelo (non di altri testi), è stata condannata dalla chiesa cattolica in quanto anticristiana. La Chiesa non può ammettere come evangelica una rivolta che si basa sulla forza, armata o non armata, per risolvere un qualsiasi problema. L'imbracciare le armi viene sempre visto come un affidarsi alle proprie forze anziché a quelle di Dio. La chiesa antepone la forza della preghiera a quella delle proprie braccia. Non accettare questo significa dimostrare di non avere fede e ritenersi autosufficienti, ossia ricadere nel peccato originale (o meglio: originario - quello da cui hanno origine tutti gli altri peccati).
Il Gesù di Pasolini spinge proprio a questa riflessione: siamo sicuri che la rappresentazione di questo Gesù sia fedele allo spirito dei vangeli così come l'esegesi ecclesiale ce lo propone? Io credo di no, in quanto Pasolini ci propone un personaggio privo del lato, diciamo così, trascendente. Ci propone un Gesù 'umano, troppo umano', un Gesù forte, impetuoso, che spinge a ribellarsi con decisione. Soprattutto in questo film ci viene detto che in nome della parola di Gesù dobbiamo cercare il riscatto e l'emancipazione. Quest'ultimo messaggio è giustissimo anche dal punto di vista dell'ortodossia, ma sono i mezzi con cui raggiungere questo riscatto e questa emancipazione che fanno la differenza fra il Gesù di Pasolini e quello della fede cristiana. Infatti, come hai giustamente detto tu, quella di Pasolini è una lettura atea, ossia senza Dio. Quello di Pasolini è un Gesù senza Dio; solo che converrai con me che è abbastanza limitante parlare di Gesù non tenendo conto che il cuore di tutta la sua rivoluzione non sta nell' "amatevi gli uni gli altri" (cosa sacrosanta e che basterebbe da sola per essere annoverato come uno dei più grandi spiriti della storia), ma risiede nella sua pretesa di essere l'unigenito figlio di Dio, incarnazione e verbo del Padre. Per questo lo hanno crocifisso, non per le sue idee pacifiste e umanitarie. Gesù non è stato un grande filosofo, un grande filantropo, o un grande capopopolo: si è dichiarato figlio di Dio. Questo è l'aspetto che Pasolini tiene in ombra, con un risultato in definitiva castrante. Gesù è qualcosa di più di un eroe che libera le persone dalla schiavitù morale e intellettuale per farle raggiungere uno stato di autoconsapevolezza (benché sia anche questo), e questo di più non si trova nel film di Pasolini: siamo di fronte solo all'aspetto umano di Gesù, ad un Gesù a metà. Dico questo non perché non possa essere d'accordo o meno con Pasolini; lo dico solo perché non rispecchia il contenuto dei vangeli e nemmeno quello della tradizione (che per la chiesa cattolica è parte integrante della rivelazione e quindi da tenersi sullo stesso piano delle scritture). La mia è solo una considerazione dall'esterno, fredda e lucida, tutto qui. Non voglio schierarmi con l'una o l'altra parte, solo dire che la lettura del vangelo fatta da Pasolini è una lettura limitante in quanto mette in luce solo un aspetto della questione (quello terreno, quello del messaggio umanistico ed intellettuale del Cristo), mentre tace dell'altro (quello spirituale e in fin dei conti quello veramente rivoluzionario: essere Gesù di Nazareth il figlio del Dio vivente. Questa è stata la rivoluzione: legittimare i contenuti della predicazione con una tale autorità. Altrimenti tutto e il contrario di tutto può essere detto.) Scusami se ho scritto tanto e così frettolosamente.
Grazie per il tuo appunto che è stato indispensabile perché chiarissi meglio il mio pensiero che era evidentemente oscuro. A presto.
Zero00  29/08/2009 09:32:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, ma di che ti scusi, anzi: occasione per discussioni serie e costruttive, no?

Non me la sento di dire che quello che scrivi non è vero perchè non sarebbe così, anzi, è tutto giustissimo.
Partiamo però dall'antimussoliniano: non me la sento di definirlo così perchè sinceramente, al di là dell'antifascismo delineatosi negli scritto "politici", non è così palese e soprattutto non è fondamentale ai fini delle sue analisi sociali (pur essendone componente)
Idem per l'anticonformismo: Pasolini si pone dal punto di vista dell'intellettuale. Possizione obliqua e non inquadrata, ma non necessariamente anticonformista (che io vedo sempre in accezione negativa).
Ultima cosa: bella la tua analisi del Gesù. Non sono d'accordo che quella che tu trovi sia una mancanza: Pasolini è consapevole di fare una lettura "atea" e l'unica sacralità che ritrova in Gesù è proprio quella "corporea", in linea con il suo percorso "umano".
Se vorrai ribattere fallo pure, per ora ti auguro una buonissima giornata!
dobel  29/08/2009 12:11:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Credo che tu abbia ragione per molti versi.
La figura dell'intellettuale come la descrivi la condivido pienamente e quindi ben venga dover ritirare il termine 'anticonformista' nella accezione che tu proponi. In effetti può essere travisato e io lo usavo in modo forse generico. Essendo stato Pasolini un intellettuale a 360°, scomodo alla sinistra come alla destra, di costumi abbastanza disinvolti (in un'epoca nella quale tutto questo era meno consueto di oggi), e schierato in modo libero (la libertà è anticonformista per definizione) mi sono sentito di utilizzare quell'aggettivo.Così come uso in modo generico il termine antimussoliniano. Mussolini è il fascismo così come Hitler è il nazismo e Stalin NON è il comunismo. Questo per ragioni storiche legate al fatto che Mussolini fu il fondatore ed unico indiscusso leader di un movimento politico che è morto con lui. Il fascismo non è scindibile dalla figura di Mussolini: con Mussolini poi, per estensione, identifico (sicuramente a torto) qualsiasi tipo di dittatura che si è incarnata nel nostro paese. Che Pasolini fosse antifascista penso sia abbastanza palese (come dici tu), e di conseguenza anti-mussoliniano.
Per concludere, ammetto di essermi espresso male nella mia prima risposta. Più che una mancanza avrei dovuto dire che è una caratteristica del Gesù di Pasolini la sua dimensione totalmente umana. Caratteristica assolutamente legittima che, nondimeno, e sempre a mio avviso, limita la lettura evangelica (che dovrebbe contenere anche altro) , in un film che dal titolo ne vuole essere un'esposizione fedele. Comunque hai perfettamente ragione: Pasolini ne era consapevole e ha perseguito coerentemente una lettura che ha, del resto, realizzato artisticamente in modo eccezionale.
A presto.