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IL VANGELO SECONDO MATTEO regia di Pier Paolo Pasolini

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Niko.g     6½ / 10  24/11/2011 13:12:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Poco dopo l'esperimento ideologico-sfizioso de "La ricotta", in cui sovrappone alla passione di Cristo una riscrittura in chiave marxista, Pasolini presenta il suo film sulla vita di Gesù, seguendo fedelmente il testo di San Matteo.
Il risultato è molto simile ad un vero e proprio documentario sulla vita di Gesù, dalla connotazione fredda e statica. Senza dubbio è coraggiosa e apprezzabile l'idea di mettere in risalto un testo nella sua forma originale, senza intaccarlo con adattamenti o troncature, tuttavia, emerge un certo distacco da questo testo, che finisce per essere inchiodato sui primi piani del protagonista, privandolo così di slancio e dinamismo scenico, oltre che di spiritualità (da molti confusa con umanità). Non avrebbe nociuto un'ispirazione che fosse andata oltre l'aspetto urlato e rivoluzionario della parola di Gesù, che era sì un uomo, ma anche il figlio di Dìo legato al Padre e questo legame quasi non si percepisce. Se non fosse per la corona di spine che ha sulla testa, questo Cristo inchiodato alla croce, rischierebbe di confondersi con uno dei due ladroni.
Inevitabilmente poi, un regista adattatosi a questo ruolo (non è il mestiere di Pasolini questo) e un cast di attori non professionisti, inficiano la qualità complessiva del film che avrebbe richiesto una cura maggiore (il montaggio, per esempio, lascia spesso a desiderare).
Il film, comunque, dà spazio anche a molti silenzi "parlati" (bellissimi i sorrisi che Gesù regala ai bambini), con ottimi sottofondi musicali, dipanandosi poi attraverso una lunga e quasi estenuante carrellata di primi piani, a volte stile "intervista giornalistica", con lo studente spagnolo Enrique Irazoqui (doppiato dall'ottimo Enrico Maria Salerno), che snocciola parola per parola il testo evangelico nella sua forza più pura. E' il Gesù-Parola. E non è poco.
jack_torrence  28/02/2012 17:39:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi piace questo tuo commento particolarmente critico e severo, di un film che amo senza riserve.
E' molto interessante leggere come possano essere individuati limiti di un'opera - che sussistono obiettivamente, con una loro precisa ragione d'essere - non appena si sposta il punto d'osservazione, cambia il filtro con il quale si guarda.
E' la prova che è impossibile individuare una scala di valori oggettiva, attraverso la quale poter riconoscere i classici e i capolavori.
Niko.g  14/03/2012 00:28:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Detto da te, che sei il recensore del film, mi fa particolarmente piacere.
Per me, l'unico grande limite di quest'opera è la spiritualità quasi assente di Gesù nel momento culmine della sua passione, appena abbozzata. Essa è invece il fulcro di tutto il Cristianesimo: è con la sua croce che Gesù ha vinto Satana. Lì Pasolini pare abbia messo il turbo per finire il film, dimenticandosi che il linguaggio del cinema non può funzionare come quello di un testo scritto.
Del resto Pasolini ha fatto quello che ha potuto, perché quell'ispirazione di cui parlo nel commento, probabilmente non avrebbe potuto trovarla.
jack_torrence  28/02/2012 17:45:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quanto all'individuazione di limiti, mi riferisco ai limiti più specificamente tecnici o cinematografici che tu riconosci; non alle omissioni nei cfr del testo di riferimento (infatti sotto questo aspetto si potrebbe convenire obiettivamente che nessuna opera debba mai essere valutata con riferimento a un'altra opera).
Quanto ai limiti "cinematografici", credo che il tuo punto di vista indichi un approccio estetico che tende a sottovalutare la grandezza delle licenze poetiche (che Pasolini adperava a profusione, come tanti altri registi del cinema moderno post-1960). Ma a differenza della mia osservazione sul rapporto di un'opera con un'altra, questa osservazione resta soggettiva.