caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

CHARLOT CAMPAGNOLO regia di Charles Chaplin

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     7 / 10  24/09/2008 00:04:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo Charlot Soldato, Chaplin attraversa un periodo di crisi. Nonostante cerchi di tenere separato il lavoro da tutto il resto, i fatti privati cominciano a influire sulla sua ispirazione. Chaplin si è dimostrato una persona che ha saputo resistere psicologicamente all’improvviso successo e allo stress da prestazione, grazie al pensiero fisso per il lavoro e al notevole impegno profuso. La sua personalità ha però un punto debole che gli procura guai: la passione per le ragazze molto giovani. Nel 1918 una ragazzina di sedici anni (Mildred Harris) riesce ad abbindolarlo e a fargli credere di essere incinta. E’ costretto a sposarla e si rende subito conto che la sbandata è costata molto cara, visto che si tratta di una ragazza molto frivola e fatua. Si sente così scontento e in crisi che addirittura rinuncia a far venire sua madre dall’Inghilterra. Scrive infatti a suo fratello: “temo sua presenza qui possa deprimermi e danneggiare il mio lavoro”.

Nonostante i suoi sforzi, il momento no si riflette anche nell’arte. Il mediometraggio Sunnyside (Idillio nei campi), uscito nel 1919, è nettamente inferiore ai precedenti. E’ una comica melensa e con poco mordente, che contiene però scene interessanti. La scenografia stavolta è quella di un paesetto sperduto nella scalcagnata campagna americana (belle riprese in esterni). Sembra quasi che Chaplin abbia voluto approfondire il mondo evocato alla fine di Vita da cani, per far vedere che non era tutto oro quello che luccicava. Infatti in Sunnyside di idilliaco c’è solo il paesaggio e la natura, mentre la gente è tutt’altro che amichevole. Si inizia subito con l’ironia, quando s’inquadra una targa con su scritto “Ama il tuo prossimo” e poi si fa vedere il comportamento del possessore della targa. Si tratta del proprietario di un albergo scalcinato, nonché possessore di bestiame, che cerca di far lavorare a forza di calci nel sedere, un assonnato e svogliato vagabondo. Ricorda un po’ il rapporto di lavoro del cortometraggio Work, anche se in maniera più soft. Anche qui il vagabondo sembra subire lo sfruttamento, per poi rifarsi con l’astuzia. Del resto tutti gli abitanti del villaggio si fanno un dovere di leggere la Bibbia e seguire le funzioni con il bel vestito, mostrandosi in realtà delle persone molto grette.

Una parte del pezzo è occupata da un sogno fatto dal vagabondo, in cui si trova a danzare con 4 ninfe, in un’atmosfera idilliaca che ricorda la musica di Debussy in Prelude à l’après-midi d’un faune. Anche il sogno è venato d’ironia (si siede su di un fico d’india), come non si risparmia l’ironia al vagabondo stesso, quando per stare da solo con la sua amata Edna non esita a sbarazzarsi senza pietà del fratello handicappato di Edna.
In questo mondo così chiuso piomba all’improvviso un giovane cittadino. I suoi modi raffinati contrastano con quelli semplicioni del vagabondo, il quale si sente colpito e inferiore al nuovo arrivato. Cerca così di imitarlo con i suoi mezzi limitati (le ghette, l’accendino nel bastone) ma riceve un inesorabile rifiuto da parte di Edna, invaghitasi del giovane. Si ripropone così il modello del vagabondo che si sente rifiutato, che si deve arrendere alla vittoria del mondo dell’apparenza su quello della sostanza. Decide addirittura di suicidarsi, ma sul più bello … si scopre che era l’ennesimo sogno. La realtà stavolta consola il protagonista: Edna non si fa abbindolare dal bellimbusto e preferisce il povero ma devoto vagabondo. Stavolta il finale lieto non viene turbato da alcuna ombra, anche se alcuni critici cinematografici hanno avanzato l’ipotesi che il finale fosse il sogno del vagabondo che si stava per suicidare.