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L'UOMO NEL MIRINO regia di Clint Eastwood

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Generation Lost     8 / 10  19/09/2012 23:52:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Certamente non si recava al lavoro ubriaco l'ispettore Callaghan, di cui Clint Eastwood aveva già vestito i panni tre volte quando, nel 1977, si divertì a maltrattare la sua immagine di macho interpretando questo alter ego trasandato, stanco e non troppo sveglio di Dirty Harry: Ben Shockley, ufficiale della polizia di Phoenix, entra in scena a bordo della sua auto, mentre apre lo sportello per avviarsi in ufficio e resta a guardare la bottiglia di whisky semi-vuota che rotola frantumandosi sul marciapiede con l'aria contrariata e vagamente ottusa di chi ha troppo mal di testa per porsi delle domande. Un collega amico gli rimprovera la barba lunga e la nota inequivocabile nel suo alito, particolarmente inopportune nel giorno in cui il capo della polizia vuole riceverlo per affidargli un nuovo incarico, "scortare un testimone di ***** a un processo di *****", come Shockley entusiasticamente lo definisce.
Il testimone è una giovane prostituta, Gus Mally, che deve deporre in un oscuro caso di mafia, ma il noioso compito di scortare la donna dalla prigione di Las Vegas al Palazzo di Giustizia di Phoenix si rivela immediatamente più eccitante del previsto: qualcuno, evidentemente potente e ben informato, cerca di far saltare in aria la coppia prima che arrivi a destinazione. Dovunque Shockley cerchi di condurre il suo irrequieto fardello trova ad accoglierlo una grandinata di pallottole, ma fatica a credere che le troppe coincidenze non possano che significare un coinvolgimento della polizia. Perché ovviamente c'è corruzione all'interno del dipartimento, ed è evidente fin dall'inizio chi è pulito e chi non lo è. Ma è anche evidente che a Eastwood interessa più l'efficacia della presa spettacolare che l'attendibilità sul piano sostanziale. Quello che gli preme è divertire il pubblico con la missione impossibile della coppia di fuggiaschi, oggetto di una caccia all'uomo che è un campionario di sbruffonaggini deliranti. Ogni volta che i due bersagli finiscono nel mirino, centinaia di poliziotti svuotano i caricatori, con un impiego di proiettili tale che all'epoca qualcuno si prese la briga di registrarne il numero (più di 8000 nella sola scena finale). Sotto le raffiche crolla una casa, finisce polverizzata una macchina della polizia, poi un intero autobus. E non mancano auto in fiamme, risse sui treni, inseguimenti in elicottero alla James Bond.
Tutto mentre il rude poliziotto passa dalle sberle ai mazzi di rose, cedendo all'indole combattiva di una controparte più furba e smaliziata di lui, e finisce per fantasticare di figli e case in campagna come un bravo e onesto cittadino americano. In fondo – e non è un dato che Eastwood si sogna di mettere in discussione –, è un uomo di saldi principi che "sa fare il suo lavoro", anche a costo di sequestrare un autobus e trasformarlo alla meglio in un improbabile autoblindo per raggiungere la meta. E mentre avanza nella città deserta sfidando l'immane spiegamento di forze della Polizia Corrotta, è impossibile non divertirsi. Menzione speciale per la locandina originale disegnata da Frank Frazetta veramente molto bella e fumettistica

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