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MARTIN regia di George A. Romero

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Doinel     9 / 10  29/05/2020 21:42:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è un riadattamento moderno del mito di Nosferatu, snaturato dalla sua componente soprannaturale e trasformato in una stimolante metafora della "diversità" e della natura del male. È bene sottolineare che il film non abiura completamente l'aspetto soprannaturale, semplicemente non lo rivela e lo sottrae dalla tradizione classica, rimane una materia occulta. Nella regia predomina uno stile naturalista nella rappresentazione della quotidianità e un forte realismo nelle sequenze delle aggressioni, ma la fotografia espressionista di Michael Gornick accentua le ombre prediligendo i colori caldi, la sceneggiatura è tesa in modo prestigioso per rafforzare l'ambiguità dei personaggi e il fascino tenebroso di John Amplas che interpreta Martin è ipnotizzante, questi ingredienti donano alla pellicola un'atmosfera costantemente cruda, sensuale e inquietante. La natura vampiresca di Martin ci appare per quella che è, malattia o perversione che sia, non sembra interessare davvero a fondo Romero, ma quali rapporti ed effetti questa possa provocare all'interno della società è invece il suo centro d'interesse. Molto efficaci sono le brevi sequenze in bianco e nero inserite con un intelligente montaggio alternato all'interno del film a colori, che svolgono la funzione di evocare fatti e situazioni già avvenuti in passato. Nel finale questa scelta si rivela particolarmente potente quando le sequenze in bianco e nero della folla armata di fuoco e forconi che insegue Martin, si alternano con quelle dell'inseguimento da parte della polizia dopo che Martin ha scassinato un negozio di abbigliamento. Il criminale, il malato, il reietto, il diverso, viene condannato e perseguitato dalla società, e il frutto di questa persecuzione genera una violenza di gran lunga più oscura e aggressiva del soggetto perseguitato. Il rapido e crudo finale è prepotentemente esplicativo.