martina74 7½ / 10 25/01/2007 17:40:26 » Rispondi Nonostante si possa obiettare che La vita è bella è vagamente insincero e troppo costruito e nonostante apprezzi maggiormente il Benigni comico, devo dire che questo film mi fece molta impressione quando lo vidi, perchè riesce a mescolare il riso e il pianto, alcune scene sono davvero memorabili, la scenografia è a tratti ottima e il piccolo attore è semplicemente delizioso. Canto del cigno del toscanaccio: i successivi film non meritano giudizio e la deriva cultural-dantesca ha un po' rotto. Comunque ben superiori, sullo stesso tema, Train de vie e Il Pianista.
K.S.T.D.E.D. 26/01/2007 16:01:31 » Rispondi mammamia..mai sentite tante cavolate tutte in una volta. SArebbe stato molto più corretto ed onesto scrivere qualcosa del tipo :
Perchè una donna, rea confessa del rapimento e delitto di un bambino, che passa tredici anni in carcere espiando giorno per giorno la sua colpa e cercando di rendere più lieve la vita delle sue compagne di cella (anche in modi poco ortodossi, in verità), all'uscita cambia completamente atteggiamento e si mette alla ricerca di un uomo che ritiene il vero colpevole della vicenda? Perchè, al contempo, continua a espiare la colpa (vera o presunta? completa o parziale?) compiendo anche azioni di automutilazione? Perchè non ha fin dall'inizio scaricato quella colpa sul vero autore delle efferate violenze, lasciandolo libero e indisturbato a compiere altri crudeli delitti? Dopo un lunghissimo preambolo, scopriamo che la ragione della serena e "illuminata" permanenza di Geum-ja dietro le sbarre è la presenza di una figlia, mai incontrata e "rubata" proprio da quel professore di inglese che è il vero responsabile del crimine di cui la ragazza si accusò, per evitare che l'uomo uccidesse anche la bambina appena nata. L'espiazione di Geum-ja si lega alla concezione del crimine come peccato: lei non ha commesso direttamente l'omicidio di un bambino ma ne è stata complice e, dopo tredici anni e il ritrovamento del professore scopre la sua connivenza inconsapevole (dovuta alla mancata denuncia) di altri rapimenti, di altre morti di bambini innocenti. Geum-ja non può perdonarsi di aver lasciato che le cose andassero in quel modo: il suo è anche un peccato di omissione, potremmo dire omissione di soccorso nei confronti di quei bambini. Ma la nemesi, per una donna e madre, nella sua concezione non può essere compiuta per conto terzi, e allora eccola rintracciare i genitori dei bambini scomparsi ai quali, in un'atmosfera da macelleria meticolosamente preparata con la dotazione di armi da taglio e impermeabili antischizzo, far compiere la loro personale vendetta o, meglio "giustizia". Il colpevole subisce infatti una sorta di processo, ascoltando tutte le considerazioni dei genitori, della vendicatrice e di un investigatore (l'ago della bilancia?) pronto ad assicurarlo alla giustizia ma anche a rendersi complice dell'esecuzione. Geum-ja lava le colpe proprie e del professore col sangue, ma il sangue non è acqua e il colore nefando rimane appiccicato ai teli di plastica, alle armi, alle anime dei coinvolti... e perfino alla torta che la nostra offre a tutti al termine della cerimonia sacrificale. Eppure questo non basta: non basta ai genitori che lasciano il proprio numero di conto corrente per essere risarciti delle somme versate come riscatto, non basta a Geum-ja, perseguitata dal fantasma cresciuto del bambino rapito, che simbolicamente la parifica al suo vero uccisore. Non c'è consolazione nè giustizia, con la vendetta.
martina74 26/01/2007 17:12:42 » Rispondi ommiodd.io... io quello spoiler lo disconosco! SEISOLOCAPACEDICOPIARECIAO.
USELESS 12/12/2009 16:26:35 » Rispondi Che brutto commento... fasullo come una moneta da 3 euro... il bambino poi fa pena sembra un morto. Che tristezza!