gerardo 8 / 10 27/05/2004 14:04:58 » Rispondi - Sei felice tu? - Ma tu mi stai prendendo per il ****?*
Dopo Tutti giù per terra, Ferrario ritorna nella Torino di periferia a raccontare di anime fiammeggianti, marginali che convergono al centro della città, ma senza un centro di gravità permanente. Questa volta lo fa con una storiellina d’amore, una favoletta i cui personaggi, seppur bozzettistici taluni, si muovono in una dimensione onirica che li rende leggeri e rarefatti come la materia dei sogni che prendono forma dopo mezzanotte: la felicità è dietro l’angolo, forse. “Vengono vanno, un giorno dopo un giorno, un anno dopo un anno, vengono vanno.” E la leggerezza è un po’ la cifra stilistica di questo piccolo film indipendente, a segnare il ritorno al cinema di Davide Ferrario, dopo alcuni anni d’assenza (forzata?) seguita al discusso - e discutibile – “Guardami” del ’99. Una leggerezza autentica, come non se ne vede di frequente dalle nostre parti, abbrutiti, noi italiani, da un concetto quanto mai distorto di leggerezza, associata perlopiù all’assenza d’impegno o a certe tematiche più o meno giovanilistico-televisive, cioè al cinema di Muccino e dei suoi disastrati epigoni (in realtà pesantissimi e indigesti), piuttosto che allo stile del film. “Troppi motivi non esistono / Troppi colori si confondono come nei film” Il rimando a Truffaut e a Godard sembra quasi esplicito, e in modo particolare a “Bande à part” di quest’ultimo, al quale Ferrario sostituisce il Louvre col Museo del cinema nella Mole Antonelliana. Il cielo sopra Torino appare più rarefatto, anche se giù l’aria è pesante. Cosa c’è di più romantico che salvare la donna amata che ha combinato un bel casino e farla sparire nel proprio regno segreto dove si è padroni solitari?… Ferrario riesce a trasformare la Mole Antonelliana, col suo Museo del cinema, in un luogo magico dove ogni notte prendono vita e forma sogni fatti di pellicola infiammabile, d’archivio storico. “Torino agli inizi del secolo”. Un film come dichiarazione d’amore a una donna e a una città, nel quadro più generale di una dichiarazione d’amore al cinema. Lumiére, Buster Keaton. Una passione infiammabile. “I figli degli operai / I figli dei bottegai / I figli di chi è qualcuno e di chi non lo sarà mai” E proprio come per Tutti giù per terra, anche il finale di questo film riserva il passaggio dell’”animale” str.onzo come ultima immagine da sopportare alla vista prima del congedo.
“Che ***** di animali in questi giorni miei!”
*dialogo tra Walter e Ivan in Tutti giù per terra
Lot 27/05/2004 14:14:32 » Rispondi Volevo solo ringraziarti per avermi fatto rivivere il film in poche righe, concordo con te sul concetto di leggerezza troppo spesso confuso con banalità e disimpegno, speriamo altri registi possano seguire l'esempio di ferrario abbandonando quello forse + remunerativo ma sicuramente privo di contenuti di muccino&co.
farfy 27/05/2004 22:26:10 » Rispondi secondo me è stato un po' troppo sopravvalutato...
Lot 28/05/2004 08:05:46 » Rispondi parli di muccino, spero...
JoJo 28/05/2004 17:26:09 » Rispondi Mah, anch'io penso che lo si stia sopravvalutando. E' un bel film, questo è indubbio, però non è proprio 'sto gran capolavoro.
Lot 31/05/2004 08:12:04 » Rispondi paragonandolo al 90% della recente produzione italiana mi sbilancerei abbastanza...
JoJo 31/05/2004 18:23:53 » Rispondi Eh ma tu giochi sporco!
Lot 01/06/2004 13:32:59 » Rispondi in effetti anche 95%! e non ti permettere di dissentire se no con un incantesimo ti faccio trovare legato ad assistere alla maratona "muccino", tutti i suoi film in fila con di fianco uno che te li spiega perchè tu dei probbblemi dei ggggiovani non capisci niente!
JoJo 02/06/2004 14:22:56 » Rispondi Già... me li faccio spiegare da chi è più grande di me... soprattutto me li faccio spiegare da Accorsi...
Lot 03/06/2004 08:16:52 » Rispondi sempre che tu capisca i suoni gutturali che escono dalla sua bocca...