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L'UOMO, LA DONNA E LA BESTIA - SPELL, DOLCE MATTATOIO regia di Alberto Cavallone

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amterme63     7 / 10  28/11/2011 18:36:02 » Rispondi
Si tratta di un film molto singolare, ambiguo e difficile da commentare. Non si sa bene se prenderlo come un'opera artistica di rappresentazione e riflessione, oppure se si tratta di un film che cerca solamente di eccitare la curiosità e la morbosità dello spettatore. La mia impressione è che questo film sia un'opera molto interessante e con diversi spunti di riflessione, anche se a volte indugia su scene e immagini con il preciso scopo di eccitare la sensibilità erotica (più che spirituale) dello spettatore. Questo aspetto in sé non è un difetto, solo che secondo me non si fonde bene con la parte intellettuale. In ogni caso ci troviamo di fronte ad un film che vale la pena sicuramente guardare.
Il protagonista del film è l'ambiente chiuso e ristretto della provincia italiana (non è chiaro in quale parte d'Italia sia ambientato), di cui vengono disvelati tutti i retroscena morbosi, proibiti e violenti. Ne viene fuori un'opera in cui sul banco degli imputati c'è sia l'ipocrisia, l'esteriorità, i vizi nascosti della gente perbene, che la pretesa intellettuale di dare libero sfogo a tutti gli istinti dell'animo umano (anzi di considerarlo salutare). Comunque il quadro non è ben chiaro, ci sono diverse sfumature o contraddizioni, l'ambiguità intellettuale nuoce molto al film. In ogni caso è un prezioso documento dello smarrimento intellettuale tipico della fine degli anni '70.
Il film non si focalizza su di un protagonista o di una storia, ma procede con montaggio alternato (tipo Nashville) su diversi personaggi e diverse vicende, il tutto sullo sfondo di una festa paesana, con i suoi riti quasi pagani e la sua carnalità. Fra una scena e l'altra un occhio di gallo in primissimo piano ci ricorda la bestialità alla base del comportamento istintivo di tutti le persone rappresentate (da qui il titolo: "l'uomo, la donna, la bestia"). Altra caratteristica basilare è il voluto mescolarsi di realtà e fantasia nelle immagini, con il preciso scopo di confondere lo spettatore, di mettergli il dubbio su ciò che è vero e ciò che immaginato, nonché mettere in evidenza come la fantasia (spesso molto morbosa) abbia un ruolo determinante nel comportamento di ciascuno.
Da metà film in poi appare un personaggio misterioso, molto ambiguo, difficile da collocare (è un "angelo"? è un catalizzatore positivo o negativo?). Il suo intervento contribuisce in qualche maniera a sciogliere i nodi delle diverse vicende (quella finale in maniera molto difficile da decifrare, ed è anche la più "forte").
Su tutto domina l'immaginario surrealista. Il film è allo stesso tempo una celebrazione (si usa a piene mani la sua estetica) e una condanna del surrealismo (il personaggio del comunista idealista intellettuale è quello peggio trattato nel film). Del resto anche il sesso viene in una certa maniera celebrato (viene mostrato in maniera aperta e morbosa) e allo stesso tempo condannato (è per lo più animalesco, puramente fisico, uno sfogo di istinti repressi che può portare alla [auto]distruzione). In un certo senso porta quasi al disgusto per il sesso.
Dipende un po' dai punti di vista o dalle sensibilità. A me è rimasto impresso, comunque.