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LA PROPOSTA regia di John Hillcoat

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jack_torrence     7 / 10  18/10/2010 14:30:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"No, noi non siamo misantropi! Noi siamo una famiglia" dice il bandito al bandito, in uno dei dialoghi più notevoli della bella sceneggiatura di Nick Cave. Affermazione ambigua: la si potrebbe considerare menzognera ma invece è ambigua: rappresenta un punto di vista e apre un abisso. Chi è più misantropo di tutti? Dove può essere il discrimine, se anche il bandito più feroce nella sua radicale alterità - a una società non meno selvaggia della Natura, solo più patetica - rifiuta per sé l'appellativo di misantropo? (Ma esiste un discrimine?)

Si festeggia il Natale, nel deserto australiano. Arriva in una cassa un abete incongruo, Emily Watson scioglie un nastro di cotone, dicendo che quella è la neve… I coloni sono fuggiti da una civiltà di cui mantengono nostalgia, ma la Natura selvaggia e inospitale denuda i conflitti che la società porta in seno come virus, li esaspera.
Come il Natale con tutti i suoi fronzoli "civili" è la cosa più distante che si possa concepire in questo selvaggio inferno di calore, ogni tentativo di mantenere l'ordine (o di costruirsene uno a propria misura) appare patetico e fallace.

Hillcoat, aiutato da attori molto bravi e da una sagace sceneggiatura, sa restituire assai bene l'incongruità dell'uomo rispetto alla Natura: la sua capacità di fare del male "come le api producono miele" (Golding). L'abilità sta anche nel dare, ai vari personaggi, tutte sfumature non banali, in cui, sin dall'inizio, bene e male si confondono, e si rivelano infine categorie inapplicabili.

Se il film – brillante variazione su tema antico - non è un capolavoro, è solo perché tenuto a terra da alcuni stereotipi (soprattutto nella descrizione convenzionale della comunità di frontiera, in cui tutti sono assetati di vendetta e di spettacoli di violenza, come una pubblica fustigazione), e per via di quelle che mi paiono incongruenze (possibile venire trafitti in quel modo senza morire? E nel finale, altra ferita prossima al cuore alla quale un personaggio sopravvive dei buoni minuti), ma soprattutto per via della mancanza di un respiro e di una forza allegorica davvero alti, tali da aggiungere sostanza a quanto già detto soprattutto da Sam Pekimpah, in forme analoghe ("La proposta" ricorda anche il primo Terrence Malick de "La rabbia giovane" e "I giorni del cielo").