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IL BUIO NELLA MENTE regia di Claude Chabrol

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Marco Iafrate     10 / 10  18/10/2011 17:53:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ritratto perfetto, lucido, devastante della psiche umana subordinata alla condizione, relazione infallibile tra la borghesia ed il proletariato, tra chi comanda e chi č comandato, tra chi invidia e chi č invidiato.
L'invidia, questo mostro crudele dell'animo umano, č il motore di questo capolavoro, una storia di ordinaria follia, costruita su due elementi, il primo: la quotidianitŕ di una tranquilla famiglia borghese, il secondo: l'amicizia/complicitŕ di una governante con una postina. Questi due elementi, opposti nella loro condizione sociale, trovano un punto d'incontro soltanto al termine del loro cammino, un punto di non ritorno dettato dall'intervento umano da una parte e dal destino dall'altra.
Il gioco di equilibri con il quale ha a che fare l'essere umano durante la propria esistenza č la prima cosa che passa per la testa durante la visione del film, č palpabile man mano che si susseguono gli avvenimenti. I Leličvre, ricchi proprietari di una bella villa, assumono una persona per governare la casa (Sophie), queste persona č analfabeta (noi lo comprendiamo subito), l'equilibrio si fa instabile. Il gioco di sguardi e di battute tra la futura governante e la postina del paese (Jeanne) durante il trasferimento dalla stazione alla villa ci fa intuire che tra le due c'č una subdola intesa, l'equilibrio traballa. Leličvre detesta Jeanne che gentilmente ricambia il sentimento, l'intesa tra Jeanne e Sophie pian piano si trasforma in complicitŕ, l'equilibrio precipita.
Uno degli aspetti piů interessanti del film risiede nella sproporzionalitŕ tra il drammatico epilogo e le circostanze che hanno indotto a crearlo. La realtŕ proletaria delle due neo amiche č lontana anni luce da quella borghese della famiglia Leličvre, due universi tanto distanti quanto incompatibili tra di loro, la fortuna di una condizione agiata favorisce l'indifferenza ed il disprezzo verso chi quella condizione non puň permettersela, la sfortuna di una condizione misera favorisce l'odio e l'invidia nei confronti di chi quella condizione non la considera proprio, č il conflitto di classe, cresciuto insieme all'umanitŕ, un cancro inestirpabile della societŕ civile che accompagnerŕ l'uomo fino alla fine dei suoi giorni.
Il rapporto tra la famiglia Leličvre e Sophie non viene descritto esattamente come un rapporto tra padroni e serva, questa disparitŕ č evidenziata soltanto verbalmente, in diverse occasioni i membri della famiglia vengono sorpresi a parlare di Sophie con termini non proprio edificanti, al contrario nei fatti la ragazza č trattata con i guanti, sufficientemente rispettata, aiutata nel bisogno, compresa. Nulla fa sospettare ad un rancore da parte di Sophie nei confronti dei Leličvre, ci apparirebbe ingiustificato e fuori luogo, ma la diversa condizione sociale moltiplica l'invidia, allontana irrimediabilmente quello di buono che la famiglia Leličvre fa per la ragazza e la trascina in un oblio senza ritorno.
Gli ultimi 20 minuti del film sono da antologia cinematografica, una escalation di tensione che inizia nel momento in cui le due ragazze cominciano a maneggiare per gioco i due fucili da caccia di Leličvre mentre l'uomo insieme alla famiglia assiste ad una rappresentazione teatrale in tv, le due donne non entrano furtivamente nella villa con l'intenzione di uccidere, la follia spesso non premedita, č un meccanismo che scatta quando una determinata condizione ne favorisce l ‘input , ma non c'č teatralitŕ nei gesti di Sophie e Jeanne, tutto avviene con una freddezza meccanica, quasi per gioco, si sono trovate in mano un' arma tanto vale usarla, dove sta il problema? E' il mondo ad essere crudele, č il destino a scegliere per noi.