kafka62 7½ / 10 18/02/2018 18:05:22 » Rispondi L'ultima pellicola di uno dei "grandi vecchi" (84 anni) di Hollywood, "Onora il padre e la madre", è a dir poco sorprendente. Con una sceneggiatura molto ardita, che ricorda certi esperimenti di Kubrick (la moltiplicazione dei punti di vista) e di Tarantino (gli andirivieni temporali) e con un'ottima squadra di attori (il bravissimo Philip Seymour Hoffman, Albert Finney, Ethan Hawke, Marisa Tomei), Lumet ordisce con insospettato ritmo e lucidità un altro dei suoi "pomeriggi di un giorno da cani" (la rapina alla gioielleria destinata a finire in tragedia), con in più, questa volta, uno sguardo impietoso e angosciante sull'istituzione familiare contemporanea. Andy e Hank, due fratelli dalla vita privata in pezzi e affannosamente alla ricerca di soldi per raddrizzare le loro fortune, decidono di organizzare una rapina alla gioielleria dei genitori, ma un imprevisto fa sì che la madre (che non doveva essere presente nel negozio) muoia sotto i colpi del rapinatore. La disperazione e i rimorsi per la tragedia provocata portano i due protagonisti ad imboccare fatalmente una allucinante parabola autodistruttiva fatta di recriminazioni, di menzogne e di violenza (a differenza che in Woody Allen – "Crimini e misfatti", "Match point" – qui il male conduce solo a imboccare un tunnel senza uscita). Ma è il finale a riservare la più agghiacciante delle sorprese,
quando il padre, scoperte le responsabilità dei figli nella morte dell'adorata moglie, non esita a sopprimere a sangue freddo il primogenito immobilizzato in un letto d'ospedale, sancendo una torva morale da edipico "giustiziere della notte", al confronto della quale quella di un film come "I pugni in tasca" di Bellocchio risulta quasi consolatoria.