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PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA regia di Kim Ki-duk

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JoJo     9 / 10  08/10/2005 11:21:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando la semplicità diventa un difetto.
Ki Duk in questo raconto delle quattro stagioni della vita si prende carico del pesantissimo fardello di raccontare il buddhismo (anche) all'Occidente, ben sapendo che l'impresa non è affatto facile, e si dimostra decisamente all'altezza. Dopo che a vario titolo fior di personaggi europei ed americani avevano provato a spiegare cosa fosse (o più semplicemente a specularci sopra), finalmente un asiatico, uno che con quella realtà c'è cresciuto e di essa è almeno in parte figlio, riesce nell'impresa. In questo film non v'è il razzismo intellettuale di Hesse e dei suoi nipotini variamente radical chic sempre e comunque spocchiosamente arroganti nella loro ridicola boria da parvenue dell'illuminazione, non c'è la falsa umiltà del dispensatore di grandi banalità Terzani (ultimo della lunga, lunghissima serie) o la vacua insensatezza del frullato religioso di Coelho, e nemmeno (cambiando forma d'arte) la magnificenza di Bertolucci, autore dell'ennesimo fraintendimento che è andato a fomentare le mistificazioni sul buddhismo sempre alimentante dall'affollatissimo parco dell'arte di stampo spiritistico-intimista. Ki Duk ci da' un'immagine d'un buddhista che non sfoggia il suo classico sorriso serenno e sornione fino al beffardo di chi crede d'aver capito tutto dalla vita, e questa è la sua grandezza: la capacità di descrivere uno spirito magno nella sua disarmante umiltà senza le estasi mistiche tipiche dei santoni che invariabilmente raggiungono il Nirvana in punto di morte. Libero per ovvi motivi dalle catene distorcenti dell'occhio occidentale, il regista coreano riesce a trasmettere lo spirito, l'essenza d'una religione, dimostrando una padronanza del mezzo cinematografico magistrale, una capacità di coniugazione di sintesi, chiarezza e profondità quasi impensabile.
Eppure, paradossalmente, proprio nella semplicità compare la pecca di quest'opera: la pesantezza. Questo difetto si manifesta soprattutto durante l'Estate, dove il regista insiste troppo su certi simboli, continua a soffermarcisi a lungo, dando quasi una sensazione d'esasperazione allo spettatore, ovviamente senza alcuna possibilità di sfogo. C'è anche da dire che proprio quell'episodio è seguito dall'Autunno, che invece è un pezzo di sensibilità unica ed allucinante, decisamente da scuola del cinema.
Il regista coreano comunque da' prova d'un'umiltà intellettuale incredibile, puntando su pochi temi fondamentali e pennellando le situazioni come solo lui sa fare, non commettendo quindi l'errore di sovrabbondare, di cercar di caricare di troppi significati la pellicola come invece farà in La Samaritana, e nemmeno senza lanciarsi nel cripticismo silenzioso di Ferro3: chiarezza e lucidità, pronte a trasmettere allo stesso spettatore una calma quasi zen, queste sono le parole chiave di quest'opera, che in ultima analisi risulta essere ad oggi la miglior prova di Kim Ki Duk.
martina74  08/10/2005 12:41:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissimo commento, Jo... ma sempre a massacrarmi Terzani?!
Interessante e vera l'idea di frenitendimento che l'uomo occidentale ha del buddhismo, a torto creduto da alcuni una panacea "comoda" per i nostri mali: in realtà nulla potrebbe essere più distante dalla realtà.

Bravo!
JoJo  08/10/2005 13:19:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie mille cara.
Terzani? Scusa, ma finalmente posso apprezzare un'opera che non maltratta lo spiritualismo orientale, e tu vorresti che non ne approfittassi per dar contro a quell'insopportabile ciarlatano cialtrone (allitt.)? Sai che non avrei mai resistito...
martina74  09/10/2005 12:35:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se tu solo terminassi le letture, ti accorgeresti che Terzani non si comporta come il classico occidentale che sorride contemplativo come uno che ha capito tutto dalla vita, ma si rende ben conto della distanza che separa il nostro modo di pensare dalle filosofie asiatiche.
Ma tanto è impossibile convincerti... eheheh.
JoJo  09/10/2005 14:18:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sulla seconda parte ti do ragione, sulla prima... se dopo essere arrivato a pagina 73 della sua ultima colossale puttan.ata non ho toccato più libro per quasi un mese da quanto ero rimasto disgustato dalla lettura ci sarà un perché...
E comunque dice un mare di banalità che ti potrebbe tirar fuori chiunque spacciandotele per pillole di saggezza.
Vabbeh, meglio chiuderla perché altrimenti non la finiamo più...
martina74  09/10/2005 14:57:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Infatti, meglio così. Anche perchè sarà impossibile far cambiare idea a te, ma anche io sono un osso duro. ;)