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COUS COUS regia di Abdellatif Kechiche

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elio91     8½ / 10  11/06/2013 18:26:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sulla questione leone d'oro morale: lo è a tutti gli effetti. A me Kechiche non fa impazzire, Venere nera è un filmettino non brutto, per carità, ma nemmeno di grande spessore, lo stile realista mi sta facendo venire la nausea visto che ormai sembra che tutta una nicchia di autori vogliano forzatamente fare cinema in questa maniera.
Però rispetto a "Lussuria" di Ang Lee non c'è storia: Cous Cous è veramente un bellissimo film che parte in sordina, mette qui e là dei fili inizialmente poco chiari per poi riallacciarli. E' anche prolisso e non ci sarebbe stata mala una sforbiciata ad un paio di scene seriamente inutili di cui Kechiche pare proprio compiacersi.

Allo stesso tempo il fulcro di "Cous Cous" è l'abilità di saper raccontare non tanto una famiglia complicata di immigrati di prima e seconda generazione, c'è anche quella, ma di portare avanti il discorso in modo sapiente e intelligente al di fuori del cinema stesso. Mi spiego: da un certo punto in avanti la china che prende la trama è quella di rendere lo spettatore, incantato e frustrato allo stesso tempo, sempre più partecipe degli eventi; poi arriva il momento dell'apertura del ristorante, e lo spettatore ha il suo specchio/doppio nel pubblico che si ritrova ad aspettare in una rabbia crescente un cous cous che non arriva mai. Esattamente come non arriva un finale dolce, un cibo ristoratore per la mente e una falsa consolazione da Kechiche: la storia rivela la sua tragedia di essere tremendamente incompiuta, si sospende nella magnifica scena della danza del ventre e dei giri a vuoto di Slimane che (forse) realizza inconsapevolmente il sogno di una vita sfasciata in un finale che non finisce più e che svia lo spettatore (sia esso davanti lo schermo o nel ristorante, ormai non c'è più differenza).
Quindi a mio parere e forse commettendo un pregiudizio non avendo visto che due film dell'autore, Kechiche impone il proprio fallimento cinematografico a questo stesso film, con intelligenza: il suo è un cinema che non è destinato ad arrivare da nessuna parte raccontando storie ordinarie e le storie per definizione dovrebbero avere una fine. Il realista Kechiche però ha capito che la realtà è un'altra, non finisce di certo con una scritta in sovrimpressione "FINE" a lavarsi l'incoscienza di aver confezionato un prodotto.
Il regista lo ha capito e Cous Cous è l'emblema di un fallimento cinematografico trasformato in un successo (ci dirà il tempo e altre visioni se il percorso di Kechiche sia uscito dal vicolo cieco successivo a Cous Cous con Venere Nera, principalmente è da vedere la palma d'oro di quest'anno).
Quindi si, questo film di rara forza meritava in pieno il leone d'oro e i parrucconi della critica e addirittura il pubblico lo ha capito. Solo a Venezia hanno perso un treno, l'ennesimo, per dimostrarsi competenti.


Le rotondità di Hafsia Herzi sono magiche, ti ci perdi dentro. C'è molta differenza rispetto a quelle Yahima Torres/Venere nera, un misto di attrazione e repulsione in quel caso.
Sia chiaro che Kechiche è un autore interessante ma ha dei limiti molto forti secondo me: con Cous Cous ha quasi fatto "mea culpa" ma non se n'era liberato, rischiava di diventare realmente schiavo del suo stile. Vedremo...