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INTO THE WILD regia di Sean Penn

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Invia una mail all'autore del commento vlad     8 / 10  15/02/2008 15:03:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Indubbiamente, ci sono molti modi di vivere un film. Modi personali e parziali, che si rifanno al proprio vissuto e grado di giudizio. Into the wild, con la sua irruenza suggestiva e le bordate visive con cui presto doma lo spettatore, tenta di superare queste parzialità di giudizio, tenta di mettere sopra tutto qualcosa di universale: la natura. Non certo la natura da scampagnata della domenica, nealche quella natura da difendere dall'abominio umano, ma la natura come identità, come oggettività: l'essenza. E' infatti un tema essenziale, quello che spinge Christopher a trasformarsi in Alexander; non una fuga, neanche un puntiglio, semplicemente la scelta di ascoltare un consigliere piuttosto che un altro. Christopher non apprrezza, né accetta i consigli - gioghi - del mondo in cui è stato impiantato: come un abete piantato in riva al mare. Cresce male: lo iodio non gli giova, il sale lo seccca. Così, Christopher si contorce nella sabbia della sua dolorosa adolescenza; dolorante di un dolore normale, umano, non diabolico o marziano, non sanguinario: quotidiano. E senza fuggire, senza puntiglio, naturalmente, perfino senza odio, se non verso la sua proiezione medesima futura, prende e fa la cosa giusta: la cosa che sente; che poi combacia esattamente con l'opposto della "cosa giusta" che si aspettano da lui i genitori, gli amici, la società da cui si congeda. Che poi, combacia perfettamente, paradossalmente, con l'opposto della "cosa giusta" che gli suggerisce di fare, ogni giorno, la stessa natura. Ma ormai Christopher è sempre più un borghese sconfitto dalla stessa borghesia, al cospetto del magrissimo e tenace Alexander che lo soppianta. E' inevitabile, così come è inevitabile accorgersi di essere un abete nella sabbia, così come è inevitabile nascere e morire; ma tra il nascere e il morire, la cosa invece evitabile è proprio quella di vivere secondo regole cui non si appartiene. Duro da capire, eroico da sostenere, impossibile sopravvivervi. Il bello è che, quale che sia la via, non ce n'è una giusta o una sbagliata, come invece si tende a pensare in un contesto di convivenza e confronti; il bello è che la via che si sceglie è solo l'insieme, più o meno numeroso, di passi per arrivare alla consapevolezza.

Film adatto a chi usa pensare e ai timidi; lo sconsiglio invece agli incerti cronici e ai perdigiorno.

v.
Pasionaria  15/02/2008 19:40:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se il tuo modo di vivere il film richiama in qualche modo il tuo vissuto, come affermi, sei una persona speciale.


"il bello è che la via che si sceglie è solo l'insieme, più o meno numeroso, di passi per arrivare alla consapevolezza."




Invia una mail all'autore del commento vlad  17/02/2008 15:59:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma ciao professorina! Sissì: io, da perfetto narcisista egocentrico, esprimo solo pareri che ritengo condivisibili su cose che in qualche modo condivido :D
Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  19/02/2008 19:18:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ehi, io sono un timido perdigiorno, ho qualche speranza?