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IL PETROLIERE regia di Paul Thomas Anderson

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kafka62     7½ / 10  09/05/2018 14:55:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il petroliere" (titolo italiano del ben più attraente "There will be blood" originale) ha qualcosa in comune con "I cancelli del cielo" di Michael Cimino: anzitutto quell'essere un film epico senza quasi mai essere spettacolare (un critico ha coniato acutamente l'espressione "epica minimalista"); e poi la stessa tendenza a scavare senza retorica nelle radici pionieristiche dell'America per mostrare di quali lacrime e sangue grondi la più raffinata ed evoluta democrazia al mondo. E come in quell'altro grande affresco sulla nascita dell'America moderna che era "Gangs of New York" di Martin Scorsese, anche ne "Il petroliere" protagonista è Daniel Day Lewis, uno straordinario attore che centellina le sue apparizioni cinematografiche scegliendo sempre ruoli di indubbio spessore. Qui Lewis è Daniel Plainview, un uomo senza scrupoli, avido e misantropo, che ha l'unica ambizione di diventare un magnate della recente industria petrolifera, e con stoica e feroce determinazione, senza curarsi delle vittime abbandonate lungo il suo cammino (il figlio, il sedicente fratello), arriva a coronare il suo poco romantico sogno. Il film, che curiosamente non ha – per così dire – profondità d'ambiente (nel senso che i personaggi secondari e l'intero contesto sociale sono lasciati ai margini, come volutamente sfumati e irrisolti), sceglie così di rimanere appiccicato alla titanica figura del protagonista, e così facendo non esita a farsi plasmare da una recitazione insieme fisica (quel corpo sudato e sporco, spesso letteralmente immerso nel fango e nel petrolio) ed espressionista. Ma siccome ogni tragedia ha bisogno di un deuteragonista, ecco che tra tutti i personaggi emerge Eli, un giovane predicatore, anch'egli cinico e amorale (esemplare è, nel finale, la sua scelta di abiurare Dio in cambio di soldi, così come Plainview aveva accettato di farsi battezzare pur di ottenere l'importante concessione di un terreno), il quale contrasta per tutto il film il cammino del protagonista, evidenziando come arrivismo capitalistico e fondamentalismo religioso siano stati e sono tuttora due capisaldi della nazione americana. Più eclettico e spiazzante che mai, Paul Thomas Anderson ha in tal modo deciso di realizzare, al suo quinto film, il suo personale "Quarto potere", con un'opera scabra, imperfetta, non sempre del tutto risolta, ma indubbiamente originale e ricca di apprezzabili spunti.