Alpagueur 4½ / 10 29/10/2020 14:43:57 » Rispondi Film deludente e assemblato in modo piuttosto goffo, con effetti shock spesso fuori tempo. Ci sono compensazioni: un elettrizzante inseguimento su un ponte, spettacoli sopra la media, belle location di Dublino e una conclusione sorprendentemente brutta che coinvolge un killer impazzito che picchia una vecchia e tortura una ragazzina. Tuttavia, questi compensi non sono sufficienti a renderlo un film degno di nota, anche per gli appassionati del genere giallo. La trama è poco interessante e piuttosto confusa, la colonna sonora e la fotografia sono sotto gli standard, e che cos'è questa bizzarra ossessione per gli occhiali da sole?? Dopo la chiave di svolta de "L'uccello dalle piume di cristallo", che ha trasformato il giallo in un successo al botteghino, Freda ha deciso di cimentarsi anche lui con il modulo. Anche se i titoli di testa del film dicono che questo è basato sul libro "Una stanza senza porta" di Richard Mann, probabilmente è stata un'invenzione dei registi. Freda finì per essere insoddisfatto del film, avendo preferito Roger Moore come protagonista (anzichè Luigi Pistilli) e sempre secondo alcune indiscrezioni, Riccardo Freda non sarebbe rimasto molto contento dell'impianto visuale/narrativo de "L'iguana" per cui preferì usato lo pseudonimo Willy Pareto nei titoli di coda. La prima cosa che salta all'occhio di questo film è che è stato girato in Irlanda (Dublino)...c'è una splendida ripresa dall'alto delle colline e delle rocce a picco sul mare più avanti nel film, che è mozzafiato. E quasi tutti gli accenti nel film hanno poco di italiano. A partire dal primo omicidio, in cui a una ragazza viene gettato l'acido in faccia e verrà tagliata la gola, il plot fa capire che sotto c'è una faccenda orribile e schifosa. Ma a differenza della maggior parte dei gialli, gli omicidi sembrano in contrasto con la storia. Succedono e basta....raramente c'è traccia o tensione in loro e spesso vediamo solo i risultati finali, a differenza dei film di Argento che sguazzano sia nell'allestimento che nell'esecuzione degli omicidi, spesso a scapito della storia stessa. Una volta che il cadavere viene trovato all'interno di una limousine, appartenente all'ambasciatore svizzero Sobiesky, il sospettato rivendica l'immunità diplomatica. Quindi la polizia decidere di intrufolare nella situazione il manesco detective John Norton (Luigi Pistilli) per poter avvicinare i membri della famiglia e scoprire l'assassino. Seduce perciò la figlia dell'ambasciatore Helen (Dagmar Lassander), coinvolgendola nei ricatti e nella follia dell'intero clan. Valentina Cortese si distingue nei panni della madre di Helen (la seconda moglie dell'ambasciatore), che fuma sempre sigarette lunghe, ha sempre un Cartier d'oro per accenderle, e si presenta vestita in modo stravagante per ogni situazione. Completano il quadretto familiare il piccolo Bernard (fratellastro di Helen in quanto figlio dei Sobiersky), Marc (fratellastro di entrambi in quanto figlio illegittimo dell'ambasciatore), il coiffeur Mandel (Renato Romano). Non è che sia un brutto film, è solo che avrebbe potuto essere molto meglio considerando tutte le persone coinvolte. Anche il modus operandi è anomalo, perchè solo nel primo omicidio e in quello del coiffeur viene usato il vetriolo (e solo dopo il rasoio), in tutti gli altri viene invece usato solo un rasoio alla gola. Ci sono inoltre due mancati omicidi e tre omicidi a fatto compiuto (in cui cioè non viene mostrato nulla "in diretta" ma solo la vittima con la gola tagliata). Il movente è molto poco elaborato e il killer facilmente prevedibile. Questo è il tipo di film in cui ogni singolo individuo può essere l'assassino, persino la nonna o la nipote. Include anche una scena completamente inutile in cui il gatto di famiglia viene decapitato e lasciato in frigorifero. Non c'è un vero eroe qui, solo un sacco di persone cattive e persone che sono peggio di loro. Anche il titolo animalesco non si ricollega ad alcun elemento tangibile del film, non so per es. un medaglione, un animale allo zoo, un pupazzo, niente...è solo una metafora (leggere sotto). Mediocre.
anche qui, come ne "La farfalla con le ali insanguinate" di Duccio Tessari e in "Solamente nero" di Antonio Bido i killer sono due, e anche la dinamica è la stessa...il primo è l'ambasciatore stesso, Sobiersky, che uccide, all'inizio del film, nella villa, una delle tante ragazze con cui aveva avuto relazioni extraconiugali e che aveva deciso di ricattarlo, poi interviene il figliastro Marc, che lo ricattava a scadenze regolari anche lui, in quanto il padre non lo aveva mai riconosciuto ufficialmente, la madre era probabilmente una delle sue tanti amanti. Marc, già psicologicamente instabile (ma nel film non ci sarà nessun flashback al riguardo), aveva deciso di vendicarsi di tutti i parenti scatenando la sua follia omicida. Viene da chiedersi come mai nel primo delito il killer abbia deciso di usare il vetriolo (e solo dopo il rasoio), forse perchè l'ambasciatore voleva evitare il riconoscimento della ragazza in obitorio, dato che lui era un personaggio politico importante. Ma ci sarebbe stata comunque l'impronta dentale, quelle delle dita e tante altre cose, insomma già da qui si capisce la confusione nella trama. Col senno di poi si può dire che la madre di Norton, una sorta di "Miss Marple" con la vista annebbiata e l'udito debole, avesse ragione sin dall'inizio, affermando che l'assassino era il figlio di Sobiersky...ma non Bernard, l'altro. Marc tenterà di usare il vetriolo (invano però, perchè la boccetta gli cadrà dalle mani per via della colluttazione, riversandosi sul pavimento) anche contro la nipote della vecchia, dopo essersi abilmente travestito da Helen per entrare in casa dell'ex poliziotto. Il titolo del film è una metafora, così come ne "il gatto a 9 code" e ne "Una lucertola con la pelle di donna"...l'ispettore capo di Norton era stato in Brasile diverso tempo addietro e una volta aveva calpestato per sbaglio una orribile iguana, mimetizzatasi sapientemente nel suo habitat, così dice a Norton che anche in quel caso l'assassino era abile a mimetizzarsi e nascondersi, ma al contrario della iguana, che era si molto brutta ma inoffensiva, il killer era secondo lui un persona bella di aspetto e insospettabile. Aveva ragione, perchè Marc era un bel ragazzo, e anche l'ambasciatore un bell'uomo. La lingua di fuoco beh...ovviamente l'acido, che bruciava la pelle in maniera irreversibile.